“Raixe” , in tabarchino significa radice. La comunità “tabarchina”  è come  una pianta con più ramificazioni ma con un’unica origine, alcuni rami magari più pronunciati di altri. Una pianta da tutelare, proteggere, valorizzare, Il progetto persegue tali scopi.

Di Antonello Rivano

Questa pianta, questo albero secolare, lo possiamo chiamare “tabarchinità”, ed è un termine che contraddistingue una comunità “allargata”. Non a caso abbiamo preso in prestito  un termine che è usato per indicare un tipo di famiglia dei giorni nostri. La comunità tabarchina ha origine con una partenza, quella da Pegli nel 1542, di alcune famiglie di pescatori di corallo per l’isola di Tabarca in Tunisia. Ai corollari si affiancheranno maestri d’ascia, contadini, e altre figure che dovranno rendere autonoma una vera e propria colonia ligure in terra tunisina. Dilungarci sul come e sul perché della partenza, e delle successive vicende storiche, sarebbe cosa lunga e forse anche ripetitiva, sta di fatto che, a partire dalla prima metà del ‘700, i fatti precipitano, la situazione geopolitica si fa complicata.  Nel giro di qualche decennio Tabarca viene del tutto abbandonata e i coloni fonderanno altri paesi: Carloforte e Calasetta a sud ovest della Sardegna ( nelle isole di San Pietro e Sant’ Antioco) e Nueva Tabarca  in Spagna. Tutte queste vicende fanno parte de “l’ epopea tabarchina” e sono oggetto di una richiesta di riconoscimento, presso l’ UNESCO, come patrimonio immateriale dell’umanità.

Delle origini liguri si trova traccia a Carloforte, dove ancora quasi tutti parlano ancora un dialetto, o meglio lingua, molto simile al genovese di ponente, e a Calasetta. In questi due paesi sono ancora vive le tradizioni di origine e i cognomi sono perlopiù quelli degli antichi colonizzatori. Diverso il discorso per l’enclave spagnola, dove si è del tutto perso il dialetto, i cognomi sono stati “spagnolizzati” e il ricordo storico è molto fievole.  A Pegli invece si conserva memoria e si considerano i Carlofortini e i Calasettani  con affetto e rispetto, specie per come hanno conservato lingua e usi meglio del  luogo di origine stesso.

E’ con queste premesse che nasce il progetto “Raixe-spazi digitali per la cultura tabarchina”, che  intende recuperare, salvaguardare, valorizzare e rendere fruibile il patrimonio culturale immateriale della Comunità Tabarchina. Con “Raixe” si vuole rinsaldare la matrice identitaria comune, attraverso il recupero delle antiche e comuni radici ed il confronto delle rispettive tradizioni etnografiche ed antropologiche, anche per riscoprire, valorizzare e facilitare il dialogo interculturale tra le 5 Comunità con la stessa origine culturale Tabarchina: Tabarka (Tunisi), Nueva Tabarca (Alicante –Spagna), Genova Pegli, Carloforte e Calasetta. Inoltre di intende Consentire alle nuove generazioni di riappropriarsi del proprio patrimonio identitario, a rischio di dispersione, per poter generare nuove idee e prospettive di sviluppo sociale ed economico. Finalità del progetto è quella di tutelare, valorizzare e promuovere la cultura tabarchina, rafforzare l’identità locale, la cultura e la memoria dei luoghi attraverso il coinvolgimento della popolazione; favorire la socializzazione e migliorare i rapporti intergenerazionali; fornire ai soggetti coinvolti informazioni e strumenti che facilitino il confronto per lo scambio di ricordi, saperi e di abilità; sviluppare nella cittadinanza il senso di responsabilità e di consapevolezza nei confronti del proprio territorio, rafforzando il senso di appartenenza. A Calasetta è stato realizzato un polo digitale della cultura tabarchina che raccoglie documenti e link alle tracce della documentazione storica e contemporanea dei viaggi, della lingua e delle tradizioni di questo popolo in movimento.

Il progetto

 Il Progetto RÀIXE – Spazi digitali per la Cultura Tabarchina”,  (aggiudicato con Bando Regionale Domos de sa cultura – Determina RAS – Lingua e Cultura Sarda, Editoria e Informazione n. 1448 del 23/11/2017, dalla Cooperativa sociale MILLEPIEDI ) è stato finalizzato alla costituzione di “Sa Domos de Sa Cultura tabarchina” con un polo digitale interattivo che consente la conservazione e riproduzione di documenti di interesse culturale, locale e storico al fine di salvaguardare e tutelare il materiale per migliorarne la fruibilità, la condivisione e la conoscenza, ma soprattutto per valorizzare l’intera cultura tabarchina utilizzando le tecnologie informatiche e la rete internet, un esempio su tutti la creazione di una piattaforma software web e app multilingua la piattaforma web e la app multilingue accessibili, consentono agli utenti di visitare ed esplorare i contenuti documentali tramite il web, accedendo anche a delle aree riservate. La piattaforma consente inoltre la promozione del tessuto economico e delle produzioni del territorio.  

Al progetto collaborano associazioni e privati appartenenti alle 5 comunità “tabarchine”, fornendo supporto e materiale.

La casa della tabarchinità


“Raixe-Spazi digitali per la cultura tabarchina” è  arrivato al traguardo della sua fase realizzava il 21 settembre 2019, quando si è inaugurata quella che è stata definita “casa della tabarchinità ” e che, di fatto, rappresenta il cuore di “Raixe”. La “casa” è un luogo fisico che ha lo scopo di raccogliere il maggior numero possibile di materiale inerente la cultura tabarchina e renderla fruibile, in forma digitale, ad un pubblico eterogeneo che si è pensato formato da studenti, appassionati, curiosi e  si auspica anche da una nutrita schiera di turisti.

La cerimonia di presentazione tenuta a Calasetta, nell’aula consiliare del comune,  gremita di pubblico, sono intervenuti amministratori comunali e studiosi di lingua e storia tabarchina, doveroso ricordare tra essi: Giovanni Poggeschi, esperto di diritti linguistici dell’università del Salento; Nicolo Capriata e Luigi Pellerano, cultori della storia carlofortina; Maria Cabras e Remigio Scopelliti, cultori della storia di Calasetta.

Inoltre hanno partecipato: Monique Longerstay, l’archeologa belgo-tunisina promotrice di importanti eventi per la cultura tabarchina,  che ha ribadito ancora una volta il suo impegno presso l’ Unesco nella causa per il riconoscimento dell’epopea tabarchina come bene immateriale dell’umanità; Enzo Dagnino in rappresentanza delle comunità liguri e come membro del Circolo Culturale Norberto Sopranzi di Pegli tra i soggetti promotori della richiesta all’UNESCO. Assenti per motivi vari i  tabarchini di Nueva Tabarca (Alicante, Spagna). Interessantissimi tutti gli interventi che hanno rimarcato, sia da parte delle amministrazioni che da associazioni e privati, l’intenzione di continuare sulla strada della tutela e della valorizzazione della cultura tabarchina.

Quella del popolo tabarchino è sicuramente una storia unica e particolare, gente che nonostante la permanenza, per oltre due secoli in terra tunisina, subendo anche momenti di schiavitù, mai ha vacillato e abbandonato fede religiosa e tradizioni, come giustamente ricordato dall’assessore alla cultura del Comune di Carloforte Aureliana Curcio, anch’essa presente, con la vicesindaco del comune di Carloforte Betty DI Bernardo, alla cerimonia di inaugurazione

«I tabarchini hanno saputo essere, nei secoli, modello di modernità intellettuale. Interagendo con popolazioni e culture diverse, sia in terra straniera che nei luoghi eletti a loro stanziamento, integrando e integrandosi, portando con loro, attraverso quella strada immensa che è il mare, quello spirito di accoglienza e tolleranza che ha sempre contraddistinto le loro comunità».

RÀIXE – Spazi digitali per la Cultura Tabarchina
Il momento dell’apertura ufficiale della “casa della tabarchinità” il cuore multimediale di Raixe-Spazi digitali per la cultura tabarchina

A Calasetta, dopo le relazioni in sala consiliare, ci si è poi avviati in corteo verso la “casa” di Raixe. Ad aprire il corteo formato da Calasettani e Carlofortini, giunti in buon numero, la bandiera che un tempo sventolava sul forte di Tabarca, una croce rossa in campo bianco, quella di Genova detta all’epoca “La Superba”, a seguire il gruppo delle Serenate Calasettane, che ha fatto cantare a tutti le canzoni tradizionali tabarchine

Se vogliamo parlare di metafore e  simboli di  una cultura all’avanguardia da sempre, non possiamo non far  notare che il nastro inaugurale del centro multimediale è stato tagliato all’unisono da tre donne: Marzia Varaldo presidente di Millepiedi, Claudia Mura sindaco di Calasetta, Elisabetta Di Bernardo vice sindaco di Carloforte. La tabarchinità ha da sempre avuto un rispetto e una idea avanzatissima del ruolo femminile nella società, tanto che già nei secoli scorsi ci sono testimonianze di donne protagoniste nella vita delle comunità  e di associazioni di mutuo soccorso composte da sole donne, specie a Carloforte

RÀIXE – Spazi digitali per la Cultura Tabarchina
visitatori all’interno del centro multimediale

Il frutto del lavoro di due anni, tanti ne sono occorsi per arrivare alla realizzazione del progetto, si sono potuti vedere entrando all’interno del centro che si snoda su due piani, uno riservato all’accoglienza del pubblico  con panelli  bilingue in cui è scritta la storia della diaspora e, singolarmente, quella delle cinque comunità, storia che, dobbiamo ricordare, comprende cinque paesi, due regioni, tre nazioni e due continenti. Al piano superiore le sagome stilizzate di figure che rappresentano la società tabarchina e un moderno Touch Screen che, di fatto, è il cuore del progetto: un archivio digitale con interviste, foto, documenti che può essere aggiornato sempre con nuovo materiale. Una saletta, con alcuni posti a sedere e uno schermo, ospita il filmato che è stato creato appositamente per Raixe e che fa una carrellata sulla cultura tabarchina e i suoi molteplici aspetti.

In conclusione, in quella tiepida serata settembrina, oltre alla presentazione del progetto e del centro multimediale di Raixe, abbiamo assistito a una dichiarazione di intenti che coinvolge in particolar modo le due comunità più vicine geograficamente. Tre  miglia di mare separano Calasetta, sull’ Isola di sant’Antioco, da Carloforte, unico centro abitato dell’ Isola Di San Pietro. Poche miglia che a volte sono bastate a separare, soprattutto ideologicamente,  due realtà che avrebbero tutto l’interesse e le possibilità di fare territorio. La volontà espressa è quella di abbattere finalmente i campanilismi e cooperare, in nome delle comuni origini, per recuperare ciò che si è perduto e preservare quello che ancora si ha, in fatto di tradizioni, cultura e lingua.

 Tutto quanto detto sulla unicità della cultura tabarchina, sul fatto di considerare tutti i suoi componenti facenti parti di una unica comunità, mantenendo in ogni caso peculiarità e caratteristiche proprie, fa ben sperare sul prosieguo di una strada che sembra finalmente intrapresa e percorribile. Si è fortemente sottolineato, ancora una volta, che la realizzazione del progetto Raixe non è da considerare come una cosa che finisce qua. Questa è stata l’occasione per risvegliare, nei molti che hanno contribuito alla sua realizzazione, l’orgoglio e la consapevolezza di appartenere a qualcosa di grande. Da questo si deve partire affinché un bene preziosissimo non vada  perduto, coinvolgendo in questa consapevolezza più  tabarchini possibili.

Gli eventi

Numerosi sono stati gli eventi portati avanti dal progetto Raixe nei suoi due anni di vita, anche se attraverso le difficoltà dovute all’emergenza pandemica. Laddove non è stato possibile avere la possibilità della presenza “in persona” si è ricorso al web, con congressi e attività online, a dimostrazione che la Tabarchinità non è parola solo storica ma prosegue anche attraverso i moderni strumenti messi a disposizione dal progresso tecnologico. Un popolo avvezzo a navigare per i mari si è ben abituato a farlo anche in rete.

Il Festival “Cul-Ture d’@mare”

Nel 2021 si è tenuto il festival online Cul-Ture d’@mare, progetto della “Cooperativa Millepiedi onlus” in continuità con il progetto Raixe-Spazi digitali per la cultura tabarchina.



Cosi si legge nella home del sito dedicato al festival:
“Archiviare e proteggere dall’oblio è un sicuro e degno approdo; promuovere e diffondere è l’inizio di una nuova vita, di un nuovo viaggio, di nuove e continue conoscenze. Ed è da questa esigenza che 𝙍𝙖̀𝙞𝙭𝙚 (𝙧𝙖𝙙𝙞𝙘𝙚) si evolve in 𝘾𝙪𝙡-𝙏𝙐𝙍𝙀 𝙙’@𝙢𝙖𝙧𝙚, 𝙥𝙧𝙤𝙜𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙥𝙧𝙤𝙨𝙚𝙜𝙪𝙚 𝙞𝙡 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙤 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙧𝙞𝙨𝙘𝙤𝙥𝙚𝙧𝙩𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙘𝙪𝙡𝙩𝙪𝙧𝙖 𝙩𝙖𝙗𝙖𝙧𝙘𝙝𝙞𝙣𝙖.Le 𝙙𝙪𝙚 𝙩𝙤𝙧𝙧𝙞 𝙨𝙖𝙗𝙖𝙪𝙙𝙚 𝙙𝙞 𝘾𝙖𝙧𝙡𝙤𝙛𝙤𝙧𝙩𝙚 𝙚 𝘾𝙖𝙡𝙖𝙨𝙚𝙩𝙩𝙖, ne sono emblema ed espressione, da secoli immobili guardiane a presidio del territorio, da tempo “luoghi” da cui ammirare orizzonti da esplorare… in terra, in cielo ed in mare.Da queste torri, dalla loro valorizzazione, il progetto Cul-TURE d’@mare (“𝑻𝒖𝒓𝒆” significa torre in tabarchino) prende il largo seguendo tre linee, fili, percorsi che tracciano ed intessono le azioni di questa nuova esperienza…. nel 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤 (della 𝙨𝙩𝙤𝙧𝙞𝙖 e della 𝙢𝙚𝙢𝙤𝙧𝙞𝙖 )… nell’𝙖𝙯𝙯𝙪𝙧𝙧𝙤 (del 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙤 e della 𝙨𝙘𝙤𝙥𝙚𝙧𝙩𝙖)… nel“𝙜𝙞𝙖𝙡𝙡𝙤 𝙡𝙪𝙘𝙚” (della 𝙘𝙤𝙣𝙩𝙞𝙣𝙪𝙖 𝙘𝙤𝙣𝙤𝙨𝙘𝙚𝙣𝙯𝙖)”

Dopo una serie di eventi dedicati alla cultura, storia ed enogastronomia tabarchine il percorso del Festival si è concluso giovedì 16 dicembre con un online riassuntivo.

La Tabarchinità, cultura viva e storia che prosegue

Il progetto Raixe, al di là di quanto fatto e di quanto si farà, unitamente ad altri progetti ed attività di cui “il PONENTINO” continuerà ad occuparsi, è testimonianza di quanto l’Epopea Tabarchina e la sua cultura, siano ben vive e feconde. Non mere materie di studio per pochi cultori ma l’evolversi delle conoscenze ed esperienze di una Comunità che comprende cinque centri, tre nazioni e due continenti. Prospettiva che non può che far ben sperare nel riconoscimento UNESCO della “Epopea tabarchina” come “Bene Immateriale dell’ Umanità”

Ràixe

Ai sentu fórti ste ràixe, anche quande sun luntan.
Cumme in’àncua ch’a tégne a borca inte ‘n pórtu següu.
Cumme ‘n erbu che, nunustante l’êtè,u s’aguànte fórte, atacàu au só teren.
Pàssan pe tera, atavèrsan u mò,lìgan uìze e paixi, ómmi e destin.
Ai émmu da bagnò cui nóstri ricórdi, cüò cun tüttu l’amù, pe nu fòiai secò.
Émmu da vésse padruindu tempu che passe, pe nu fòiai ascurdò.
Émmu da tegnise pe man,figiö da stéssa stória, pe nu pèrdise mòi

[poesia in tabarchino di Antonello Rivano. Seconda classificata al Premio Internazionale di poesia e narrativa Carlo Bo- Giovanni Descalzo di Sestri Levante (GE)/sezione poesie nelle parlate liguri]

Radici
Le sento forti queste radici,anche quando sono lontano.
Come un’ ancora che tiene la barcain un posto sicuro.
Come un albero che, nonostante l’ età, si tiene forte, attaccato al suo terreno.
Passano per terra, attraversano il mare, legano isole e paesi,uomini e destini.
Dobbiamo bagnarle con i nostri ricordi, curarle con tutto l’ amore. per non farle seccare.
Dobbiamo essere padroni del tempo del tempo che passa, per non farle dimenticare.
Dobbiamo tenerci per mano, figli della stessa storia, per non perderci mai.

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