Bruno Rombi: la voce di Calasetta
Docente, giornalista, pubblicista, saggista, critico letterario, poeta, scrittore, attore, pittore. A bruno Rombi è stato dedicato il concorso letterario nazionale che ha visto la sua prima edizione lo scorso anno.
di Remigio Scopelliti
Bruno Rombi è nato a Calasetta (Sardegna) il 22 settembre 1931, dove ha vissuto per 31 anni, per poi trasferirsi definitivamente a Genova, dove è morto il 27 aprile del 2020.
Fin da bambino Bruno ama leggere e studiare. Al termine delle scuole elementari, prosegue gli studi come autodidatta e come tale si presenta all’esame per il diploma magistrale che riesce a superare. Per circa trent’anni insegnerà in varie scuole, sia in Sardegna che a Genova, ma lo appassiona il giornalismo. Scrive articoli che invia a diverse redazioni con la speranza di vederli pubblicati. Già all’età di 18 anni un suo articolo viene pubblicato su Letture d’Oggi, supplemento del quotidiano genovese Il Lavoro (all’epoca Il Lavoro Nuovo), giornale di cui fu direttore dal 1947 al 1968 Sandro Pertini. In seguito, Bruno Rombi curerà per diversi anni quel supplemento, e collaborerà con diverse testate di quotidiani nazionali, riviste e periodici, ottenendo importanti riconoscimenti.
Negli anni che vive in Sardegna, comprende che il suo paese natale, col suo mare e le sue spiagge, ha dei potenziali importanti per quanto riguarda il turismo, per cui istituisce la Pro Loco di Calasetta. Sempre ai fini della promozione turistica, oltre che alla valorizzazione del prodotto locale, inventa la Festa dell’Uva e del Vino. La viticoltura è infatti la principale attività economica dei Calasettani in quegli anni. Nel 1983, per celebrare il cinquantesimo anniversario della Cantina Sociale di Calasetta, scriverà il saggio L’operosità dei Calasettani in mezzo secolo di cooperazione.
Nel 1962 Bruno Rombi si trasferisce a Genova dove trascorrerà il resto della sua vita. Là scrive, tra l’altro, sulle comunità tabarchine di Carloforte e di Calasetta (la prima abbastanza nota in Liguria, la seconda assai meno), in articoli quali In Sardegna un angolo di Liguria d’altri tempi (Altomare, rivista di navigazione , 1964), Calasetta Carloforte lembi di Liguria (Genova, rivista del Comune, 1966), Il mio Far West (LG Argomenti, rivista centro studi giovanili, servizio biblioteche, 1983), Da Calasetta un inverno (Risorse, periodico trimestrale di economia arte e cultura, Cassa Risparmio di Savona, 1987), Quel lembo di Liguria in Sardegna (La Casana, periodico trimestrale della Banca Carige, 1994).
Bruno Rombi scrive tantissimo: articoli, romanzi, saggi e biografie su autori sardi, italiani e stranieri, dei quali traduce in italiano moltissime opere, mentre suoi scritti vengono tradotti in inglese, francese, spagnolo, catalano, portoghese, polacco, maltese, rumeno, macedone, sloveno, arabo, urdu. Tuttavia in Bruno Rombi si manifesta soprattutto l’animo del poeta. La seconda edizione di Poesia intimistica e civile in Bruno Rombi, di Liliana Porro Andreiuoli (edizioni Il Greco 2020), prende in considerazione solo una parte della sua vastissima produzione letteraria, cioè 22 raccolte di poesie, in cui, secondo l’autrice “è possibile cogliere forse il lato più autentico della sua personalità artistica e umana”. Alla fine del libro diverse pagine sono dedicate all’elenco delle opere letterarie di Bruno Rombi, tra cui troviamo, fra i romanzi ambientati nella sua terra natia, Una donna di Carbone (Condaghes 2004), Un oscuro amore (Condaghes 2009), L’Ultima vestizione (Condaghes 2018). Inoltre, Un anno a Calasetta (ECIG Genova 1988), Il mare è una sirena (Condaghes 2017).
Accanto alla scrittura, Bruno Rombi coltiva anche la pittura. Le mostre dei suoi quadri ottengono notevoli consensi. Il suo nome viene citato nell’Atlante dell’Arte Contemporanea (De Agostini 2018).
L’infanzia e l’adolescenza vissuta a Calasetta lo hanno fortemente segnato. In età adulta, come spesso capita alle persone più illuminate, a volte non è stato compreso da chi non era abbastanza aperto mentalmente al nuovo, per cui, in qualche occasione, ha avuto rapporti conflittuali con i suoi concittadini, ed anche a Genova ha dovuto lottare non poco per affermarsi e farsi apprezzare. Ma la passione per il suo paese non è mai venuta meno, come emerge dai suoi scritti e dal suo ritornarvi ad ogni estate per ritrovare parenti e amici.
Resta famosa una sua definizione dei Tabarchini, pronunciata in occasione del convegno internazionale La realtà tabarchina ieri e oggi (Calasetta 26-27 giugno 2010), che sintetizza emblematicamente l’esperienza storica e culturale di quella popolazione di origine genovese,: “I Tabarchini non sono genovesi, sono anche genovesi; non sono sardi, sono anche sardi; non sono tunisini, sono anche tunisini”.
Il concorso letterario A vuxe de Câdesédda (La voce di Calasetta) a lui dedicato, proposto dai suoi due figli Natalia e Luca per mantenerne vivo il ricordo, è stato favorevolmente accolto dal direttore artistico del Festival Letterario Liberevento Cav. Claudio Moica dell’Associazione Culturale Contramilonga e patrocinato dal Comune di Calasetta.
La prima edizione ha visto partecipare al concorso 13 racconti e 39 componimenti poetici per la sezione in lingua italiana e un solo racconto per la sezione in tabarchino. Per la sezione Prosa in lingua italiana si sono classificati: al primo posto La porta nera di Anna Ferrarese, al secondo Il Giorno di Marcello Murru, al terzo La casa del ricongiungimento di Francesca Aucone.
Per la sezione Poesia in lingua italiana al primo posto si è classificata Itaca di Antonello Rivano, al secondo Piove di Giovanni L.F. Fiabane insieme ad una senza titolo di Alessandro Madeddu, al terzo Il viaggio di Veronica Palmas.
Un attestato di partecipazione è stato conferito ad Antonello Rivano, autore dell’unico elaborato in lingua tabarchina intitolato Ràixe (radici), che, essendo l’unico, non ha potuto concorrere.
Remigio Scopeliti
Remigio Scopelliti è nato a Calasetta il 19 settembre 1954 da padre di Carloforte e madre Barabino di Calasetta, risiede a Calasetta, è sposato e ha tre figli. Lavora come Collaboratore Direttivo in una residenza sanitaria e centro di riabilitazione. Da sempre impegnato nell’ambito della cultura locale, nel 1977 fonda con un gruppo di amici il Circolo Culturale Maccari, che per 15 anni avvierà tutta una serie di iniziative finalizzate alla valorizzazione e alla divulgazione delle peculiarità storiche, etniche, linguistiche ed ambientali di Calasetta. È ideatore e realizzatore del Corteo Storico Calasettano, giunto nel 2019 alla sua XXII edizione, che racconta in modo spettacolare nei suoi oltre cento figuranti la storia dei Tabarchini e di Calasetta. Dal 1995 ininterrottamente fino al 2019 ha fatto parte della Maggioranza del Consiglio Comunale di Calasetta ricoprendo in successione la carica di Capo Gruppo, Vicesindaco e Assessore alla Cultura, Sindaco e ancora Vicesindaco e Assessore alla Cultura. Attualmente è Consigliere di Minoranza. Per la sua lunga opera di ricerca storica, nel 2010 è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, l’Ordine Cavalleresco di Casa Savoia che dal 1758 al 1840 governò come Commenda Magistrale l’Isola di Sant’Antioco e al quale si deve la fondazione di Calasetta.