La qualità della vita
Indubbiamente le disgrazie si nutrono della superficialità con cui vengono affrontate quelle che sono routine lavorative e di vita.
Di Antonio Marani e Marco Maltesu
La tragedia del Ponte Morandi sull’autostrada A10 in Liguria, non è stata una casualità, è stato il frutto di tante omissioni, di un metodo mirato solo al risparmio economico senza porre alcuna attenzione alla sicurezza. Una metodologia diffusa che al solo pensiero della quantità di infrastrutture stradali che hanno subito la stessa mancanza di “controlli” fa venire la pelle d’oca per la preoccupazione e la Liguria in questo momento ne è la rappresentazione pratica, controlli a tappeto per viadotti e gallerie, arretrati di decenni, con situazioni che spesso sono diventate croniche, e con risultati che sono sotto gli occhi di tutti con chilometri e chilometri di code ogni giorno e la popolazione, e l’economia ligure, ostaggi di un sistema di malaffare che è andato avanti per anni ed anni.
Come non pensare alla ragazza di Prato, impiegata nel settore tessile, uccisa dal macchinario su cui stava lavorando, un macchinario i cui sistemi di sicurezza erano stati colpevolmente disattivati per poter aumentare la produzione. Quanti macchinari in questo preciso momento in Italia hanno i sistemi di sicurezza disattivati, oppure vengono utilizzati in modo pericoloso solo per consentire maggiori guadagni a qualcuno?
Il 23 maggio di questo 2021 abbiamo purtroppo assistito all’ennesima tragedia, lo schianto della funivia del Mottarone, nel comune di Stresa, che ha causato la morte di 14 persone, una cabina che sembra viaggiasse da anni con delle ganasce che impedivano ai freni di entrare in azione, quante cabine di funivia in Italia operano con delle ganasce che impediscono ai freni di emergenza di entrare in funzione?
Le innumerevoli frodi alimentari, chi non ricorda nel passato la contraffazione del vino, oppure in tempi più recenti l’olio ed i pomodori provenienti da paesi extraeuropei entrati in Italia con etichette che dichiaravano dei prodotti al 100% certificati come italiani. Oppure per continuare cosce di maiali entrati in Italia dall’estero e diventati miracolosamente prosciutto crudo al 100% italiano. Per non parlare poi di scarpe e vestiti che di italiano posseggono solamente l’etichetta che li certifica come tali.
Tutto quanto sopra determina una serie di riflessioni sul perché sia possibile il continuo verificarsi di tali avvenimenti e su quali potrebbero essere dei verosimili rimedi.
Il fattore comune di tutte le situazioni citate precedentemente e di tante altre che potevano comunque essere prese in considerazione nello stesso modo è la mancanza di “Controlli” che purtroppo sembra essere una pratica molto diffusa.
Cerchiamo di capire cosa significa la parola controllo, la definizione (dal sito della Treccani) ci aiuta a determinarne l’importanza: Il controllo è la verifica, l’accertamento, del corretto funzionamento, della regolarità di qualche cosa, sia tecnologico che amministrativo, più in generale in ogni campo. Nel campo della sicurezza: Il controllo con studio a vista, sondaggi, riparazioni ecc
L’esistenza del “controllo” è di per sé organo-struttura che induce a rispettare i principi della correttezza in ogni campo, dalla sanità al rispetto dei diritti umani.
La presenza dei controlli che quindi potrebbe essere scambiata per un appesantimento, nella realtà è un salvacondotto, è un mezzo per creare la certezza che venga mantenuto un sistema efficiente e per sistema efficiente non si intende un sistema produttivo così come erroneamente lo si intende oggi, ovvero quel sistema che porta alla morte dei lavoratori per inadempienze, per superficialità, per sconsideratezza, ma quel sistema che sceglie di mantenere efficienti tutti quei filtri che tutelano i lavoratori, che garantiscono la qualità, che premiano la sostenibilità, che mirano a rendere semplici e comprensibili le operazioni e le leggi, che ne regolano le funzionalità stesse.
In definitiva i controlli non sono mazze da agitare contro qualcuno, i controlli non sono mai contro nessuno, ma sono piuttosto la nostra polizza assicurativa “casco” rispetto alla nostra vita ed alla qualità con cui vogliamo viverla.