BLUE AVANA, cento anni di taxi a Genova
La “Concessionari di Automobili Pubbliche – Società Cooperativa a Responsabilità limitata“, cioè la società che raggruppa buona parte dei tassisti genovesi, ha compiuto nel 2013 i cento anni di attività. Questi, che pubblicheremo a puntate, seguendo la sequenza dei capitoli del libro Blue Avana. 100 anni di taxi a Genova di Pier Guido Quartero, pubblicato con l’editore Liberodiscrivere nel 2013, sono gli episodi più curiosi e quelli più significativi narratici dai tassisti genovesi, in attività o in pensione. Dalla calda vita della Via Pré degli anni ’50 alle corse in ospedale per salvare vite umane, dagli anni di piombo ai clienti strambi, taccagni o fin troppo generosi, dai personaggi del calcio e dello spettacolo alle lotte sindacali. Il tutto narrato attraverso le chiacchiere di una combriccola di amiconi, creati ad arte dall’autore, che perdono un po’ del loro tempo al Blue Avana: un locale come non ce ne sono più…
Capitolo 1_Blue Avana
Nei primi anni cinquanta, quando ero ancora bambino, davanti al palazzo della Navigazione Italia, a De Ferrari, dove ora c’è la sede della Regione Liguria, stazionavano alcune carrozzelle a cavalli, ultime testimoni di un tempo che fu. Lì vicino, simbolo di modernità e promessa di un società più dinamica e più ricca, c’erano i taxi.
I taxi, allora, erano di colore nero e verde e ce n’erano anche di quelli a “Giardinetta”, dove parte della carrozzeria era in legno, o di quelli grandi, tipo “Limousine”, che entrando dietro avevano anche i seggiolini reclinabili dove ci si poteva sedere guardando in faccia gli altri passeggeri.
Per noi bambini era un’occasione veramente speciale quando, in rarissime occasioni, capitava di salire su una specie di carrozza di questo tipo. E ci sentivamo come principi e principesse seduti sul cocchio reale e diretti a qualche favoloso castello. Poi, credo, è venuto il colore giallo e bianco, poi tutto giallo e ora tutto bianco. I vigili, con il caschetto alto e duro, i guanti e il fischietto, a dirigere il traffico agli incroci non ci sono più, sostituiti dai semafori e, più recentemente, dalle rotonde. I taxi, invece, ci sono ancora e, quando sali a bordo, se hai voglia di fare due chiacchiere, il tassista è quasi sempre contento di avere un po’ di compagnia, e te la racconta.
A proposito di tassisti che te la raccontano. C’è questo bar, sotto casa mia. Un bar di quartiere, all’antica, di quelli che hanno il banco zincato e la specchiera dietro alle bottiglie, e le bottiglie hanno certe etichette che non hai mai visto da nessun’altra parte, oppure portano nomi che fanno pensare ad altri tempi: Strega, Pedrocchino, Amaro Cora, Rosso Antico… Insomma uno di quei locali che piacciono a me e che ho una gran paura che, prima o poi, spari-ranno tutti: c’è perfino un biliardo, di là, dove giocano gli aficionados del pomeriggio e della sera; ma anche al mattino, uno che prova a tirare due boccette da solo lo trovi quasi sempre. Beh, mi sono un po’ perso, ma quello che vi volevo dire quando ho cominciato il discorso è che questo bar, sotto casa mia, lo tiene un tizio di Quezzi, si chiama Aldo, che prima faceva il taxista.
Verso i cinquant’anni ha avuto un problema agli occhi e ha preferito lasciar perdere. Così ha rilevato questo locale e, dato che ha un’idea precisa di quello che vuole, lo ha chiamato Blue Avana, e poi ha trovato anche un vecchio flipper e un juke box (il flipper funziona, il giradischi invece no, ma non importa a nessuno).
Solo, non ha voluto le macchinette del gioco d’azzardo: dice che di gente che si è rovinata col gioco d’azzardo ne ha vista tanta, quando guidava il taxi, e che ora non ne ha più voglia.In questo bar sotto casa mia ci andiamo noi, quelli del quartiere, ma ci passano anche dei vecchi colleghi di Aldo: qualcuno che lavora ancora e qualcuno che ormai è in pensione. Così, soprattutto se c’è una partita a biliardo o se Aldo ha tirato fuori il mazzo bisunto delle carte (che però c’è ancora anche la sua scatola, e sopra alla scatola c’è scritto Armanino, e anche questo è un ricordo di altri tempi), soprattutto in questi casi, dicevo, prima o poi qualcuno una bella storia la tira fuori.
[Segue…]