Di Marco Maltesu
Il mondo sta cambiando con una velocità da fare salti generazionali non più nel giro di decenni ma nel giro di anni. La tecnologia ha cambiato un po’ tutto intorno a noi, guardiamoci intorno e ci troviamo ormai con frigoriferi capaci di leggere le etichette dei prodotti e di stabilire cosa stia scadendo, le condizioni migliori di conservazione ed anche, eventualmente, suggerirci come consumare il prodotto; lo stesso vale per tutti gli elettrodomestici intorno a noi.
Ma potremmo fare lo stesso discorso per quanto riguarda le nostre auto o, ad esempio, il fatto di poter avere informazioni su quanto manca per il passaggio di un autobus quando siamo ad una fermata.
Insomma è passato molto tempo da quando in famiglia c’erano continue liti per riuscire ad utilizzare il telefono che proprio in quel momento il vicino, con il suo apparecchio in “Duplex” con noi, aveva liberato. La tecnologia sta cambiando anche la guerra, con razzi sparati da un sottomarino russo nel Mar Nero che colpiscono le persone inermi a 1000 chilometri di distanza.
Oggi, ad esempio, grazie alla tecnologia, ci troviamo davanti alla guerra con il più alto numero di testimonianze che ci sia mai stata, ogni azione, ogni movimento vengono filmati, commentati da uno dei tanti milioni di telefonini nelle mani delle persone.
In questo mondo in cambiamento, con la tecnologia che sta modificando ogni approccio alle cose, chi rischia di essere penalizzato di più sono proprio i detentori dell’abilità migliore di trattare con questi strumenti, ovvero i giovani.
I giovani sono coloro che più facilmente riescono ad utilizzare i nuovi strumenti, sono padroni dei cambiamenti, nascono “digitali” e non si sono dovuti, come noi, trasformare da analogici a digitali. Governano i processi di trasformazione, pensano in modo digitale, eppure proprio loro sembrano i più esposti alle ricadute di questo mondo digitale.
La vita dei nostri ragazzi nasce e continua sui social, ogni momento della loro vita viene catturato e diffuso sui vari profili ed ognuno di questi momenti sembra quasi non essere stato vissuto se non viene documentato e diffuso via internet.
Quello che diventa un modo di vivere, che riempie la vita dei nostri figli in particolare ma di tutti in generale, si muove, esaminandolo, in un solco sconosciuto rispetto ad esperienze di vita che si sono svolte secondo schemi più tradizionali. La differenza fondamentale che contraddistingue questa realtà rispetto a quanto avvenuto nel passato è che, mentre precedentemente, tutto quello che veniva fatto rimaneva circoscritto all’ambiente in cui ogni persona viveva, ora con i social, ogni singola cosa può fare il giro completo del mondo e diventa inarrestabile una volta che esce dal computer o dal telefono da cui viene inviata.
Ogni cosa che entra in rete diventa scolpita nella roccia, una volta partita se ne perde il controllo ed allo stesso tempo diventa patrimonio altrui. In queste condizioni diventa impossibile riuscire a tutelare i diritti di chi, protagonista oppure solo attore e magari non consenziente, si ritrova in un file, foto, video oppure documento in senso generico, che appunto, uscito dal telefonino o dal computer di chi lo ha generato, diventa nella disponibilità di chi lo riceve e quindi subentra un concetto di fiducia che dista dalla diffusione totale un semplice clic.
Più il file è riservato e contiene elementi sensibili e privati e più è certa la sua diffusione e più saranno drammatici gli effetti della sua diffusione.
I rapporti umani sono particolari, si sa che purtroppo tendono a modificarsi con il tempo e spesso anche in modo imprevedibile, rapporti di coppia possono tendere alla rottura anche dopo una vita trascorsa insieme. Questo periodo ci sta dimostrando, attraverso il tristissimo fenomeno dei femminicidi, quanto sia difficilmente controllabile la natura umana. Stiamo parlando dell’atto estremo, dell’uccisione, figuriamoci atti che, agli occhi di tali “mostri” appaiono come più lievi, come ad esempio l’azione del clic, del far partire quello scritto, quella foto o quel video che la persona protagonista aveva concesso con amore totale, estremo, o comunque con fiducia smisurata nei confronti del mittente di questo file in partenza.
Una volta dietro questi racconti si formava solo la leggenda di quelli che potevano considerarsi dei mentitori, dei millantatori o dei presunti sciupafemmine, oggi invece un filmato, una foto, uno scritto, possono rovinare per sempre una persona a cui non basta più cambiare il luogo del proprio domicilio per liberarsi del pubblico ludibrio, quando non addirittura portano le povere vittime alla scelta estrema di togliersi la vita per mettere fine alla pressione insostenibile della vergogna provata.
Quanto avviene oggi per le vittime di tali situazioni, è estremamente pericoloso perché la vita stessa è fatta di un periodo nell’evoluzione dell’uomo, la gioventù, che è atta alla sperimentazione, in cui l’errore è insito nella natura stessa dell’uomo e Noi dobbiamo permettere a chi magari incapace di dire no per un attimo di debolezza, o magari per amore o per leggerezza, fa cose che si rivelano distruttive per la propria vita. Ecco noi dobbiamo consentire loro di avere le medesime possibilità di errore che abbiamo potuto avere tutti nel passato senza il pericolo di segnare indelebilmente la loro vita all’alba della stessa!!
Marco Maltesu
Direttore di redazione ilponentino.it
LA LANTERNA – Rubrica a cura di Marco Maltesu
direttore de il PONENTINO
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