In punta di penna-La primavera che verrà
-In punta di penna- Rubrica a cura di Antonello Rivano
La Primavera che verrà
In questo momento è inutile disquisire di geopolitica, tante e tali sono le poste in gioco. Non siamo in grado di farlo, forse non lo è neppure chi pensa di esserlo, come certa stampa, come certi tuttologi.
Purtroppo però lo si sta facendo sui Social, e le faccine sorridenti sono comparse sotto i post che parlano di guerra, di vittime…di sangue. Cosi come quelle faccine sorridevano sotto i post che parlavano di pandemia, di ospedali al collasso, di fame d’aria e di carri militari carichi di bare. Che poi, se uno ha la pazienza di andare a scorrere i vari post, i tanti commenti, scoprirebbe che i nomi sono spesso gli stessi.
E intanto si discute anche di come parlare ai bambini, ai ragazzi, di guerra. Intervengono esperti che ci spiegano come dovremmo affrontare il problema con delicatezza. Perché quei bambini, quei ragazzi, potrebbero venirne scossi.
Nel mentre quegli stessi ragazzi, quei stessi bambini, stanno leggendo fumetti sempre più noir e violenti, giocando su videogame sparatutto, smembrando a volte, per ora virtualmente, i loro nemici. Sempre più tecnologicamente avanti, sempre più “umanamente” indietro.
Allora forse dovremmo spiegare ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, che questa volta non è un Videogame, o un fumetto noir. Dovremmo avere il coraggio di spiegare che in quei posti, in ogni luogo di guerra, bambini come loro, figli di un dio minore, stanno morendo e perdendo tutto, anche il loro futuro, senza fumetti, senza videogiochi, senza il riparo di una casa comoda e calda.
Dovremmo forse capire noi per primi, noi “grandi”, che i nostri bambini, i nostri ragazzi, non dovrebbero avere l’idea che ciò che hanno è dovuto, che il futuro gli è stato rubato da altre generazioni. Il futuro si costruisce, pezzo per pezzo, e nulla è scontato.
Dovremmo avere la “sapienza” per spiegare ai nostri bimbi, ai nostri ragazzi, che se vogliono un mondo migliore devono iniziare a costruirlo. Dicendo loro dove noi abbiamo sbagliato, perché di errori ne abbiamo fatti, tanti, troppi, perché da quegli errori loro possano partire e non farne altri simili.
In questi giorni, più che mai, stiamo imparando che il passato può tornare, un passato che potrebbe negare ogni futuro. Più che mai sentiamo che non è vero che dopo ogni inverno verrà una primavera, perché il rischio è che di primavere non ce ne siano più.