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Perché una P.A. dovrebbe redigere un Bilancio Sociale – spunti per una riflessione

Attraverso il bilancio sociale l’Ente può definire pubblicamente i propri valori di riferimento, gli obiettivi, i risultati raggiunti e quelli perseguiti, attivando anche un dialogo con l’esterno

di Tiziana Maria Ginocchio

Come abbiamo visto nell’articolo precedente, ”accountability” è quel processo tramite il quale un buon governo, un ente pubblico, si assume la responsabilità del proprio operato rendendo conto ai suoi stakeholder, ai cittadini, agli elettori e ai portatori di interessi, delle azioni intraprese e dello stato di avanzamento rispetto al programma elettorale, alle promesse, agli obiettivi, ai propositi condivisi con i suoi elettori (e non elettori) circa le politiche concrete ed operative di governo ed amministrazione dei territori di competenza.

Per rendere attivo il processo di accountability si può far uso di diversi strumenti, incontri, conferenze pubbliche, creazione di disponibilità aperta degli ”open data”, ma anche dello strumento del bilancio sociale e del bilancio partecipativo.

Pariamo oggi di Bilancio Sociale, lasciando ad un secondo momento la trattazione del Bilancio Partecipativo.

Il Bilancio Sociale, in linea con quanto scritto a proposito del dovere di accountability per una pubblica amministrazione o governo pubblico, è uno strumento di rendicontazione delle responsabilità assunte, più specificatamente, dei comportamenti e dei risultati sociali, ambientali ed economici delle attività svolte da un’organizzazione – nel caso che più ci interessa da un’organizzazione pubblica – e serve a dare un’informativa strutturata e puntuale a tutti i soggetti interessati, non ottenibile a mezzo della sola informazione economica contenuta nel  rendiconto annuale.

In altre parole serve ad informare e “dare conto” a tutte le persone che hanno a che fare con l’ente pubblico, o che sono interessate per altri motivi, in merito a strategie e comportamenti adottati per raggiungere le finalità di cui  al proprio mandato, ai risultati raggiunti e alla ricaduta sulla collettività.

Anche in questo caso il bilancio sociale è nato in un primo tempo quale strumento utilizzato principalmente dalle imprese e dagli enti no profit per attestare la sostenibilità del proprio operato e i benefici sulla società.

Per le imprese il Bilancio Sociale infatti è uno strumento straordinario in quanto rappresenta la certificazione di un profilo etico, l’elemento che legittima il ruolo di un soggetto produttivo o commerciale, in termini soprattutto morali, agli occhi della comunità di riferimento. È quindi, un’occasione per mettere in evidenza il proprio legame con il territorio e per affermare il concetto di impresa quale soggetto economico che, pur perseguendo il proprio interesse prevalente, contribuisce a migliorare la qualità di vita dei membri della società in cui è inserito. La missione aziendale e la sua condivisione sono elementi importanti per ottenere il consenso della clientela, del proprio personale e dell’opinione pubblica.

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Un po’ di storia.

Il Bilancio sociale come strumento di valorizzazione del Codice Etico dell’Impresa.

Il bilancio sociale non è uno strumento nuovo ed ha assunto differenti significati in momenti storici ed in contesti sociali diversi. Le sue prime formulazioni teoriche emergono intorno al 1970 negli Stati Uniti per la necessità di effettuare una rilettura ‘sociale’ del bilancio economico dell’impresa e da qui sono scaturite le prime realizzazioni del bilancio sociale d’impresa.

Nasce e si è sviluppato pertanto nel mondo delle Imprese.

E già in questo universo la teoria del bilancio sociale si è sviluppata grazie all’introduzione del concetto di stakeholder con cui si definiscono le persone e i gruppi che hanno pretese, titoli di proprietà, diritti, o interessi relativi a una impresa e alle sue attività, passate, presenti e future e, in primo luogo, coloro senza la cui continua partecipazione l’impresa non può sopravvivere come complesso funzionante.

Infine, nell’ultimo decennio, con le trasformazioni economiche e culturali connesse alla globalizzazione e la necessità di gestire e dare soddisfazione agli stakeholder si sono resi opportuni strumenti di rendicontazione non più solo economici e/o quantitativi ma anche qualitativi soprattutto relativamente alle politiche ambientali, sociali e di sostenibilità.

Infatti sono diversi i modi per rispondere ai propri clienti, dipendenti e pubblici di riferimento, delle politiche, delle strategie, del modo di operare sul mercato, dei prodotti, dell’attività che un’azienda sceglie di portare avanti.

Oggi più che mai il consumatore non fa solo una scelta di costo-beneficio del prodotto o del servizio offerto ma promuove o boccia un produttore in base a dei criteri più globali di posizionamento sul mercato, che implicano aspetti etici  o altri atteggiamenti nell’ambito politico sociale e morale.

La “mission aziendale” e la sua condivisione sono elementi importanti per avere il consenso della clientela, del proprio personale, dell’opinione pubblica. Il consumatore sempre più spesso fa una scelta di appartenenza, premia l’azienda con cui si identifica e con cui condivide una storia fatta di scelte sociali, ecologiche, o altre. In altri termini il consumatore spesso si schiera, ha imparato a partecipare, a boicottare quelle aziende che utilizzano i suoi soldi per investire in attività a lui contrarie in termini etici.

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Perciò è diventato sempre più importante l’impegno esplicito e concreto che un’azienda promuove. Non è pertanto solo un impegno economico, bensì è l’intera cultura aziendale che deve prima di tutto cercare in sé una propria coerenza e un proprio stile. Il concetto di azienda, come arricchimento esclusivo degli azionisti, deve essere aggiornato nel concetto di azienda come realizzazione della ricchezza collettiva.

L’impresa deve diventare un progetto di costruzione sociale, per creare nuove risorse collettive e non solo pensare alle risorse finanziarie dei soci.

Per mettere in luce questa nuova concezione, nel 1998, nacque il “Gruppo di studio per la statuizione dei principi di redazione del Bilancio Sociale” (GBS), il quale diede le linee guida nella redazione del Rapporto di Sostenibilità o Bilancio Sociale.

L’obiettivo del Bilancio Sociale è di evidenziare i valori sociali dell’azienda di fronte ai propri Stakeholder “Portatori di Interesse” e alla società in genere.

Nelle imprese il Bilancio Sociale è lo strumento che rende noti operativamente i modi con cui si è dato gambe al proprio “Codice Etico”.

Il Bilancio Sociale è quindi un importante strumento di comunicazione, utile anche per svolgere un’attività di relazioni pubbliche e migliorare le relazioni sociali e industriali.

Insieme al Bilancio Sociale, un altro strumento diventato importante per le aziende è il Codice Etico.

Insieme al Bilancio Sociale, il Codice Etico costituisce un mezzo che sostiene la reputazione dell’impresa in modo da creare fiducia verso l’esterno e prevenire comportamenti irresponsabili o illeciti da parte di chi opera in nome e per conto dell’azienda, perché introduce una definizione chiara ed esplicita delle responsabilità etiche e sociali dei propri dirigenti, quadri, dipendenti e spesso anche fornitori verso i diversi gruppi di stakeholder.

Nella crisi economica in cui viviamo, l’azienda non dovrebbe più guardare ai propri profitti e guadagni ma dovrebbe piuttosto essere portatrice di benessere e ricchezza.

Il Bilancio Sociale dal mondo dell’Impresa all’operato etico dell’Ente Pubblico.

Se per l’Impresa la definizione di un bilancio sociale che dimostri operativamente e sugelli le modalità con le quali l’azienda ha effettivamente conseguito i principi etici del proprio statuto è un atto suggerito ma non obbligatorio, diverso dovrebbe essere l’approccio di un Ente Pubblico.

Non dimentichiamo che l’impresa viene infatti creata e sorge per far profitto.

Se l’Impresa non produce profitto cessa il motivo della sua stessa esistenza.

Diverso è il discorso per l’Ente Pubblico che si fonda su un principio di rappresentanza dei diritti e degli interessi degli elettori e, più in generale, degli abitanti del territorio amministrato o governato.

Per il soggetto pubblico la redazione del Bilancio Sociale dovrebbe pertanto costituire un atto dovuto e obbligato, in linea con il principio di Accountability di cui si è parlato nell’articolo precedente.

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Ovviamente il Bilancio Sociale non è significativo tanto per i principi di redazione quanto per il fatto che rende evidenti e pubbliche la logica esistente nell’azione, le condotte antecedenti alla stessa, oltre che la linea di aderenza al proprio programma di mandato e ne dimostra il livello di perseguimento.

Infatti il bilancio sociale, oltre che uno strumento di comunicazione, dovrebbe essere un documento che rappresenta la logica strategica con cui ha operato l’Ente al fine di raggiungere i propri obiettivi di mandato sottostanti l’organizzazione.

Per raggiungere tale obiettivo è indispensabile che esso esprima con chiarezza e trasparenza la connessione tra principi e politiche dichiarate, scelte effettuate, risorse impiegate e risultati ed effetti ottenuti.

In un’ottica strategica, il bilancio sociale concorre alla definizione della mission dell’azienda pubblica e, soprattutto, fa sì che l’ente possa verificare l’attinenza con le aspettative del pubblico.

Il bilancio sociale deve pertanto tener conto degli obiettivi generali o specifici indicati nella missione dell’ente chiarendo i progressi ottenuti e i risultati conseguiti, anche per permettere agli stakeholder di valutare la coerenza tra l’azione svolta e la missione dell’ente e favorire così anche la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali dell’amministrazione.

Importante come già detto seguire anche la via della misurazione quantitativa, non solo qualitativa, del valore creato per gli interlocutori, in un documento in cui siano chiaramente definiti i risultati della governance e le reali performance ottenute.

In qualche modo il bilancio sociale è anche uno strumento di gestione in quanto, anche all’interno dell’Ente Pubblico, permette di valutare lo stato di avanzamento e programmare e pianificare di anno in anno le strategie in funzione degli obiettivi e dei valori sociali in cui si riconosce, anche in linea con il proprio Codice Etico.

La formulazione dei principi e dei valori affermati deve essere trasformata in una serie di campi definiti con indicatori standardizzati in grado di garantire oggettività e comparabilità. Tali campi devono essere chiaramente definiti poiché la indeterminatezza dei valori enunciati diviene elemento sul quale è possibile esprimere un giudizio non positivo.

Il bilancio sociale esplicita quindi la sua funzione gestionale, attraverso la determinazione di quegli indicatori quantitativi che risultano in grado di valutare l’efficacia e l’efficienza dei programmi.

In questo modo si permette agli stakeholder pubblici di valutare l’impatto della governance sul territorio, non più inteso come dimensione geografica, ma come luogo di identificazione di una comunità con i propri bisogni da soddisfare, come rete sociale.

Nel Bilancio Sociale si esplicitano le strategie dell’Amministrazione in termini di valori da perseguire e affermare in termini di azioni concrete atte ad ampliare ed ottimizzare le strategie sociali, ambientali, abitative per la valorizzazione dei territori e degli ambiti di intervento propri dell’Amministrazione, con appunto un atteggiamento proattivo nei confronti del territorio.

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Nella mia opinione devo dire che troverei molto qualificante per una pubblica Amministrazione dotarsi anche di un Codice Etico cui il Bilancio Sociale potrebbe poi fare riferimento.

Non dimentichiamo che, in primo luogo, il Bilancio Sociale rappresenta la concretizzazione di un atteggiamento positivo, i cui pregi non sono tanto nei suoi contenuti, quanto in ciò che esso rappresenta nei confronti dei cittadini, degli elettori, del territorio, delle buone pratiche e soprattutto a dimostrazione della serietà del proprio operato e alla congruenza delle strategie messe in atto dall’Amministrazione stessa per raggiungere gli obiettivi che si era data.

Inoltre testimonia il cambiamento culturale che vede l’ente pubblico consapevole e integrato nel proprio ruolo delegato che ha come obiettivo saliente la creazione di valore socio-ambientale-economico per il Territorio e  la collettività.

Attraverso il bilancio sociale l’Ente può definire pubblicamente i propri valori di riferimento, gli obiettivi, i risultati raggiunti e quelli perseguiti, attivando anche un dialogo con l’esterno.

Obiettivi, fatti, cifre, analisi quantitative e qualitative saranno posti in un linguaggio comprensibile a disposizione della collettività di riferimento.

Il Bilancio Sociale rappresenta inoltre uno strumento di legittimazione dell’azione svolta.

Laddove possibile e in quegli ambiti per i quali sia opportuno e utile potrebbe essere auspicabile la partecipazione dei portatori di interesse nel processo formativo del documento in modo da rafforzare i legami con gli stakeholder o alcune categorie di essi e massimizzare la propria reputazione e l’interesse all’instaurarsi di proficue collaborazioni.

Questo processo di coinvolgimento degli stakeholder rafforza la credibilità ed il successo del bilancio sociale, ma è senza dubbio oneroso dal punto di vista organizzativo.

Si tratta di un onere che sarebbe però opportuno e proficuo assumersi per i vantaggi in termini di credibilità, reputazione e ritorno nel breve, medio e lungo termine che ciò comporta.

Non dimentichiamo che il primo obiettivo di una Pubblica Amministrazione è quello di agire per gli interessi della collettività e crearsi in questo modo una reputazione di fiducia e affidabilità.

Per ottimizzare ulteriormente questo rapporto e clima di fiducia, affidabilità e serietà del governo amministrativo un altro strumento che amo molto, meno usuale, più complesso pur nella sua limitatezza, è il “Bilancio Partecipativo”, di cui parlerò nel prossimo articolo.