Un importante strumento di partecipazione diretta del cittadino alla definizione di alcune contenute quote di spesa pubblica
Di Tiziana Maria Ginocchio
Si è iniziato a parlare di Bilancio Partecipativo dopo il primo Forum Sociale Mondiale tenutosi a Porto Alegre nel 2001 e quindi sul modello latinoamericano si sono sviluppate le prime, se pur rade, sperimentazioni di bilancio partecipativo in Italia ed Europa.
Personalmente credo sia un po’ improprio e confusivo definire Bilancio il Bilancio Partecipativo, perché non si tratta di un mezzo di rendicontazione, economica o sociale che sia, il suo legame con il Bilancio di Previsione è quanto mai labile e limitato solo ad alcune specifiche e ben definite voci stabilite a priori.
Si tratta invece di un importante strumento di partecipazione diretta del cittadino alla definizione di alcune contenute quote di spesa pubblica.
Proprio per questo motivo mi è particolarmente caro, anche se credo sia poco noto a larghe fasce di popolazione e soprattutto, purtroppo, ancora poco utilizzato dagli amministratori pubblici.
Nondimeno il Bilancio Partecipativo rappresenta un’occasione di partecipazione diretta e concreta alla vita pubblica, alle scelte operative di un’amministrazione. Promuove la partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche locali e in minima parte, come specificato precedentemente, al bilancio preventivo dell’ente. Quindi viene fatto riferimento alla previsione di spesa ed agli investimenti pianificati dall’amministrazione su determinati (pochi) specifici interventi.
Di solito vengono inserite, nelle decisioni di indirizzo della spesa lasciate ai cittadini, alcune specifiche voci, sulle quali concretamente sarà possibile poi attuare i desiderata della collettività.
Non è possibile, a mio parere, realizzare un Bilancio Preventivo che tenga conto in massima parte delle decisioni dell’elettorato, perché importanti quote delle spese sono fisse e non soggette a possibili diversi indirizzamenti.
Cerco di essere chiara e molto semplice nell’esemplificare in cosa consiste il Bilancio Partecipativo:
- A – Un’amministrazione ha 100mila euro a disposizione per ripristinare strutturalmente un edificio scolastico, ma sono 3 le costruzioni che necessitano di un intervento e i 100mila euro sono sufficienti solamente per uno. Attraverso incontri e riunioni comuni ed una piattaforma di voto si lascia ai cittadini la possibilità di scelta rispetto all’edifico da ristrutturare, che ovviamente sarà quello che riceverà il maggior numero di consensi. Una quota di elettorato sarà scontenta e sarà compito dell’Amministrazione e della sua capacità di mediazione far capire che la scelta numericamente più consistente è stata quella perseguita.
- B – L’Amministrazione ha a disposizione 100mila euro per ristrutturare un edificio scolastico, ma i progetti presentati sono tre: qui si lascia al cittadino la possibilità di votare il progetto che ritiene più adatto a soddisfare le esigenze della collettività.
Identici esempi si possono porre per una piazza, per una strada, per un parco o un’area di verde pubblico. Cambia l’oggetto ma non il percorso di partecipazione.
In comunità non estese, oserei dire molto contenute, il concetto di Bilancio Partecipativo può essere ampliato a tutti, o quasi, quegli stanziamenti di ordine strutturale che implicano una decisionalità rispetto alla scelta di dove dirottarli.
In questo caso in effetti il bilancio partecipativo può essere inteso come uno strumento propedeutico e di supporto alla redazione e predisposizione del bilancio preventivo, o meglio di una parte ben definita di esso. In linea ideale se il Bilancio Partecipativo fosse esteso, gli elettori potrebbero partecipare alla previsione di investimento nel suo insieme e influenzare le scelte e priorità politiche: quindi “decidere” attivamente le politiche future, in un’ottica di democrazia viva, vitale e vissuta.
Ma questo avviene molto raramente.
Il Bilancio Partecipativo rappresenta uno strumento di alta democrazia, questa è la sua caratteristica saliente. Il ricorso ad esso determina ascolto, relazione e comunicazione. Permette ai cittadini di presentare le loro necessità ed esporre le problematiche locali, di indirizzare, almeno in parte, le scelte dell’amministrazione sugli interventi pubblici da realizzare o i servizi da implementare e migliorare.
Il Bilancio Partecipato, entrando ancora di più nel dettaglio, si pone quale esempio pratico di democrazia partecipativa e diretta, permette di costruire un rapporto diretto tra cittadini e governance locale, di riavvicinare le persone, quindi l’elettorato, alla politica ed al governo del territorio. Rappresenta uno strumento unico, utile a favorire una reale apertura della macchina istituzionale alla partecipazione diretta ed effettiva della popolazione, nell’assunzione di decisioni su determinati obiettivi con la relativa distribuzione di investimenti pubblici. È quindi un reale anello di congiunzione tra democrazia diretta e quella rappresentativa.
In altre parole si parla di Bilancio Partecipativo quando su un territorio viene realizzato un percorso di dialogo sociale che tocca il ‘cuore’ economico/finanziario dell’amministrazione, puntando a costruire forti legami tra istituzioni ed abitanti.
In sintesi i principali obiettivi che il bilancio partecipativo persegue sono:
- facilitare il confronto con la cittadinanza, o specifiche fasce della cittadinanza e promuovere scelte e decisioni condivise, riducendo i conflitti
- rispondere in modo più efficace, alle necessità dei cittadini, cercando di attuare una corrispondenza tra bisogni da soddisfare e risorse disponibili
- coinvolgere i cittadini nel processo della gestione pubblica attraverso forme di democrazia diretta
- ricostruire un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini
Generalmente sono gli enti comunali a promuovere i bilanci partecipativi – anche e soprattutto a livello municipale o circoscrizionale – essendo le amministrazioni più vicine ai cittadini, ma anche altri enti possono utilizzare questo strumento.
In un certo senso, inoltre, il bilancio partecipativo è anche uno strumento di rendicontazione sociale, perché prevede momenti di condivisione e di informazione rivolti alla cittadinanza, riguardanti l’operato dell’ente, gli investimenti fatti e soprattutto gli interventi previsti.
Questo percorso di partecipazione deve essere supportato da un’ampia campagna di comunicazione e dall’uso di strumenti per informare, coinvolgere e per raccogliere le idee e i suggerimenti della cittadinanza.
Si tratta di un percorso delicato e non semplice, che si avvale solitamente di vari strumenti, collegati fra loro:
- Campagna di comunicazione
- Campagna stampa
- Incontri sul Territorio
- Sistemi di votazione diversi, anche se è sempre più frequente l’utilizzo di apposite piattaforme di voto.
Come realizzare un bilancio partecipativo
Non esiste un unico modello di bilancio partecipativo, in quanto, sulla base delle sperimentazioni e dei progetti realizzati, è possibile individuare differenti percorsi di definizione e attuazione di questo strumento.
Per esempio come già detto, un’Amministrazione di dimensioni molto contenute può, attraverso momenti di confronto, raccogliere le necessità e le proposte dei cittadini e, sulla base di esse, decidere l’impiego delle risorse finanziarie inserite nel bilancio preventivo in modo tale da rispondere ai bisogni e ai suggerimenti emersi.
Soprattutto, pur su una rosa di progetti decisamente limitata, si può prevedere una partecipazione più diretta dei cittadini, i quali, attraverso momenti e strumenti adeguati, sono chiamati a scegliere direttamente come investire una quota delle risorse economiche dell’ente.
Una prima differenza tra le diverse forme di bilancio partecipativo riguarda la previsione di una quota precisa spesso collegata ad alcune definite potenzialità di investimento. Come indicato in premessa: l’ente stabilisce la quantità del budget e la rosa delle diverse (limitate) possibilità di destinazione, i cittadini sono chiamati a confrontarsi per decidere come investire i soldi disponibili.
Proprio a questo scopo, è possibile, e spesso anche doveroso ed economico, prevedere un bilancio partecipativo rivolto ad un target preciso o ad un gruppo particolare di cittadini.
Per esempio un Comune può prevedere di coinvolgere i giovani e di chiedere loro di avanzare proposte su come investire 50/100 mila euro delle risorse comunali sulla valorizzazione di una piazza o di una scuola, oppure di coinvolgere gli abitanti di una certa zona del comune nelle decisioni di investimenti destinati a quell’area cittadina.
Oltre a queste differenze, il bilancio partecipativo si può distinguere anche per il “livello” di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini:
- i cittadini sono informati preventivamente dei contenuti del bilancio dell’amministrazione attraverso momenti e strumenti predisposti ad hoc, e viene aperta una consultazione di carattere più generale (caso raro e di difficile gestione a meno non si tratti di comunità molto contenute);
- i cittadini sono chiamati a valutare e votare alcuni progetti o interventi individuati dall’amministrazione, al fine di decidere quale progetto inserire in bilancio e quindi realizzare;
- i cittadini sono chiamati ad avanzare proposte progettuali di cui l’amministrazione dovrà tenere conto al momento della definizione del bilancio ;
- i cittadini sono chiamati a confrontarsi e decidere su come spendere una quota precisa del budget dell’amministrazione su progetti specifici. Quest’ultima tipologia è la più utilizzata, anche perché è di più semplice fattibilità.
Un processo partecipativo può essere suddiviso in tre macro – fasi:
- Informazione e comunicazione: si pianifica la comunicazione verso i cittadini, si predispongono gli strumenti – sito web, social network, forum, campagna di comunicazione, pubblicazioni, depliant, ecc. – e si informa la cittadinanza sull’iniziativa e sulle modalità di svolgimento;
- Consultazione e partecipazione: si attiva il processo di consultazione e di partecipazione, si organizzano e realizzano gli incontri, si gestiscono gli strumenti e i momenti di partecipazione;
- Valutazione, definizione e diffusione: l’amministrazione valuta la fattibilità delle proposte e decisioni raccolte, definisce il bilancio e ne informa la cittadinanza.
A seguito di quanto sopra enunciato si comprende come non sia semplice attuare un modello funzionale di bilancio partecipativo e come ciò comporti un’accurata programmazione e gestione.
Infatti occorrerà pianificare il processo attraverso:
- definizione degli obiettivi
- scelta del modello
- definizione dei soggetti da coinvolgere
- scelta e pianificazione degli strumenti
- definizione delle modalità di partecipazione (fisica/virtuale, tempi e modi, votazione ecc. )
- realizzazione di una piattaforma di voto
- pianificazione e organizzazione del programma e degli incontri
- avvio della fase di votazione
- diffusione dei risultati
- pianificazione degli interventi in bilancio partecipativo in base ai risultati
- feed back del processo partecipativo e diffusione dei risultati
Esistono tutta una serie di pericoli che derivano dall’utilizzo di questo strumento.
Il pericolo maggiore consiste nella mancata capacità di attuazione delle proposte raccolte e quindi nel mancato allineamento del bilancio e delle relative politiche pubbliche, alle decisioni dei cittadini.
Altro pericolo potrebbe consistere nella difficoltà di una chiara ed inequivocabile definizione della volontà dei cittadini, ma a questo pericolo si ovvia facilmente attraverso una piattaforma di votazione certificata.
Il percorso di alta e diretta democrazia che caratterizza questo percorso, crea un rapporto di fiducia tra elettori e governanti, difficilmente raggiungibile con altri strumenti.
Molto importante però è che un’eventuale promozione del processo partecipativo annunciata in campagna elettorale, non resti un mera volontà non realizzata, e quindi solo strumento di propaganda politica.
Un’ultima riflessione, che sarà comunque oggetto di approfondimento del prossimo articolo: abbiamo visto come la partecipazione dei cittadini, degli stakeholder, nel Bilancio Partecipativo, si attua attraverso un processo fatto di comunicazione, informazione, incontri, dibattiti, ed infine una votazione.
Quest’ultima si esprime preferenzialmente attraverso una piattaforma dedicata che protegge da “doppioni” o “errori” e garantisce la veridicità del risultato finale.
Qui, anche inquinata dal mio passato professionale ventennale di fundraiser per una Pubblica Amministrazione, non posso fare a meno di pensare ad un percorso partecipativo sostenuto da crowdfunding.
Il progetto è stato studiato attentamente nelle sue potenzialità e mi permetterò di dedicargli uno specifico, se pur breve articolo con titolo, “Bilancio Partecipativo e crowdfunding”.
Tiziana Maria Ginocchio
Sino al 2020 Responsabile Relazioni con Imprese e Fundraising Comune di Genova – Gabinetto del Sindaco
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