In Sardegna il 28 di aprile si festeggia “Sa Die De Sa Sardigna”, “Il giorno della Sardegna”, ed è la festa nazionale del popolo sardo. La festa è la commemorazione degli avvenimenti avvenuti nell’aprile del 1794
di Lucia Cireddu
Nel 1713 gli spagnoli lasciano dopo un dominio durato secoli l’isola che andò in mano agli austriaci. Qualche anno dopo nel 1720 un nuovo trattato stabilì che la Sardegna doveva passare ai duchi di Savoia, governanti del Piemonte. In base a quel trattato i duchi di Savoia crearono così il Regno di Sardegna, e si insediarono nella terra sarda per tutto il settecento. Il 2 settembre 1720 le più importanti città dell’isola e i nobili sardi giurarono fedeltà a Vittorio Amedeo II, duca di Savoia e Re di Sardegna, Il quale confermò il Parlamento sardo, creato dagli spagnoli, che riuniva nobili e rappresentanti delle città e del clero dell’isola. I Savoia controllavano però la Sardegna molto più rigidamente degli Spagnoli e volevano imporre la loro volontà senza discussioni. Lasciarono in vita il Parlamento sardo ma non gli permisero di riunirsi per poter formulare le richieste del popolo sardo al Re. L’insoddisfazione dei sardi crebbe per tutto il 1700, perché la società e l’economia dell’isola avevano bisogno di essere ammodernate, e i Piemontesi nulla fecero per favorire ciò.
I Monti Granatici esistevano già, ma i Savoia ordinarono di costruirne uno in ogni paese: in essi venivano conservate le scorte di grano da distribuire ai contadini più poveri per la semina in tempi di crisi, ma questo non bastò allo sviluppo delle campagne dell’isola.
Si arrivò alla fine del settecento quando con la Rivoluzione Francese cambiò la storia dell’Europa. I Francesi volevano portare in Europa la loro rivoluzione e, all’inizio del 1793, occuparono l‘Isola di S. Pietro, sbarcarono sulle spiagge di Quartu Sant’Elena e tentarono di occupare l‘isola de La Maddalena. Furono però respinti in mare dalle truppe organizzate dai nobili e delle città sarde. I Sardi quindi respingendo l’invasione, salvarono anche il dominio Piemontese sull’isola. In cambio rivolsero al re Vittorio Amedeo III alcune richieste, tra queste le più importanti furono due: riunire di nuovo il Parlamento Sardo, e lasciare ai sardi i compiti più importanti nel governo della Sardegna.
Il sovrano respinse queste richieste e i sardi si ribellarono ai Piemontesi. Il 28 aprile del 1794 scoppiò a Cagliari la rivolta, i Piemontesi furono cacciati dal quartiere Castello e dagli altri quartieri della città. Furono costretti a imbarcarsi e dovettero lasciare la Sardegna.
Fu una vera e propria rivolta patriottica, a cui partecipò tutto il popolo contro il dominio di un re staniero. Quel giorno è passato alla storia come SA DIE DE SA SARDIGNA.
[in copertina: Ingresso a Sassari di G.M. Angioy (opera di Giuseppe Sciuti (1834–1911)]
Lucia Cireddu
Nata a Carbonia(CA) Residente a Pegli da oltre 35 anni. Da circa 20 anni impegnata nel sociale come volontaria. Ha cominciato nell’ospedale di Voltri, fino al 2012. Con la perdita della madre, malata di Alzheimer si è occupata con l’associazione AFMA dì Cornigliano di seguire le persone affette da tale malattia e le loro famiglie. Tale attività è proseguita fino all’inizio della pandemia dì Covid 19 che ne ha reso molto difficile il compito. Per due mandati, ha fatto parte del Consiglio del Comitato di quartiere di Torre Cambiaso. Fa parte del coro “Castello Raggio” di Cornigliano. Che ha come scopo prioritario quello di portare un pò di sollievo e divertimento alle persone ricoverate negli Istituti per anziani. Dal 2016 al 2019 è stata eletta Presidente dell’Associazione dei Sardi a Genova “Sarda Tellus”.