Mino Raiola “migrante economico”
La morte di Mino Raiola oltre a suscitare sgomento perché prematura, induce anche una riflessione sulle grandi capacità dell’uomo
di Guido Ottonello
Da approfondimenti biografici si scopre che è figlio di emigranti italiani (provenienza Nocera Inferiore) trasferitisi ad Haarlem in Olanda oltre cinquant’anni fa, con Mino di soli due anni al seguito.
Parliamo di un operaio e di una casalinga che si buttano alla cieca nell’ apertura di un ristorante in quella città, praticando un mestiere per loro inedito e sfidando un mondo totalmente nuovo.
Anzitutto sottolineiamo che se 50 anni fa l’economia era in crescita, non possiamo sottovalutare il salto di vita sostenuto e le conseguenti difficoltà patite anche in termini di lingua, modus vivendi, pratiche burocratiche, pregiudizi ecc. che i genitori hanno dovuto affrontare in un’epoca in cui la conoscenza era ridotta ed in un mondo molto più chiuso e privo di internet che avrebbe potuto allargare gli orizzonti.
Nel locale di Mino Raiola, cresciuto tra i tavoli in supporto alla famiglia, spesso pranzava il Presidente dell’Haarlem squadra di calcio cittadina dove Mino ha giocato con scarso successo… Intanto la passione del giovane italiano verso il calcio si fa viscerale.
Mino Raiola insiste con il Presidente per essere messo alla prova in un ruolo societario sportivo sfruttando il proprio intuito calcistico che lo porta a vedere lontano. Tutto questo avviene nonostante la ristorazione di famiglia proceda a gonfie vele.
Passo dopo passo colleziona successi…fino a diventare rappresentante dei calciatori olandesi in Italia e poi uno dei più grandi agenti mondiali del calcio.
Raiola è una figura spesso odiata sia dai proprietari delle squadre che dai tifosi ai quali sottrae i beniamini, ma va oggettivamente evidenziato quanto segue;
Raiola ha coraggio perché lascia il sicuro ruolo nella ristorazione per mettersi in gioco nel calcio.
È poliglotta parla in sostanza 5 o 6 lingue che gli consentono di relazionarsi in tutti i Paesi del mondo.
Riesce a guadagnarsi la fiducia dei propri assistiti gestendo campioni affermati e scovando promesse sconosciute intuendone il valore.
Impone il doppio acquisto, cioè induce spesso i Presidenti interessati ad un calciatore, a prenderne un secondo come “conditio sine qua non” aumentando il fatturato, il suo guadagno e lanciando con questo sistema molte nuove risorse calcistiche.
Gioca al rialzo in continuazione attraverso un freddo calcolo fatto di certezze e bluff che portano a far lievitare gli ingaggi dei suoi assistiti.
Donnarumma, Pogdba, Ibrahimovic ecc ne sono l’esempio.. affidandosi a lui diventano ricchissimi e di conseguenza rendono ricco Raiola.
I soldi che gli entrano in tasca gli arrivano da un lavoro che è un’opera di sottili relazioni tecnico finanziarie che solo poche persone hanno le doti di praticare e tra cui brilla questo figlio di migranti italiani che ad onor del vero si è fatto letteralmente da solo.