di Marco Maltesu
In questa società in cui è diventato più importante fotografare i piatti piuttosto che mangiarli, in cui se una persona ha un incidente gli altri pensano di riprenderlo con il telefono prima ancora di chiamare i soccorsi, in questa società è diventata sempre più importante l’ostentazione del proprio corpo.
E non importa come si è, grassi magri, alti, bassi, neri, rossi, biondi o mori od in qualsiasi modo, ci sarà sempre sui vari social qualcuno che saprà apprezzare e qualcuno invece che non aspetta altro per poterlo prendere come bersaglio.
Questa è, per qualche verso, la terribile vita dei nostri giovani. Terribile solo perché diversa da quella di tutte le generazioni che hanno preceduto, che a differenza loro non erano destinati a scolpire le loro azioni nella roccia del web. Perché a questo equivale postare una foto od un film su un social, inviarlo come messaggio o semplicemente farlo uscire dal proprio telefonino.
Dal momento dell’invio la foto o il video non sono più nel possesso di chi li invia ma di chi li riceve. Basta un semplice invio per poter cambiare il proprio destino.
Il Web è pieno anche di filmati che sicuramente sono stati fatti con le migliori intenzioni, spesso come gesti d’amore, ed invece girano sul web in maniera incontrollata e spesso neppure come atto deliberato, ma semplicemente come atto di superficialità, oppure di incapacità di valutare le conseguenze di una condivisione, che purtroppo, più si allontana dal protagonista più diventa spregiudicata.
Ecco questa è una delle differenze più marcate fra la nostra gioventù e quella degli attuali giovani. Nella nostra, la “belinata” rimaneva circoscritta a poche persone, spesso si poteva anche negare dicendo che non era vero il racconto dell’amico, che aveva inventato tutto, oppure bastava cambiare compagnia per costruirsi una immagine nuova, frequentare persone nuove bastava per acquisire il diritto ad una nuova vita, ad un’altra opportunità, ma ora…
Ora non basta cambiare compagnia, non basta cambiare città e neppure nazione, ora ogni cosa rimane scolpita nel web e ci segue dovunque noi andiamo. Puoi cambiare nome sul social, puoi cambiare qualsiasi cosa ma non potrai liberarti del passato, delle cose scritte, fotografate, filmate che ti riguardano, perché in qualche modo riaffioreranno sul web.
Questa cosa è terribile se ci pensiamo, perché la gioventù è il laboratorio della vita, i nostri giovani hanno diritto all’errore come lo hanno avuto tutte le generazioni precedenti, che hanno riempito la storia delle proprie stupidaggini. Non esiste epoca, non esiste parte del mondo, non esiste classe sociale, razza, religione o cultura di nessun tipo, che non abbia i giovani che sperimentano, che vanno contro le regole, che cambiano il mondo. E guardando questo mondo fra l’altro non possiamo che guardare con molta positività al cambiamento, perché così come è non sembra molto bello, a partire da tutte le guerre che lo percorrono. Però la gioventù è sperimentazione, è errore, sono anche quelle “belinate” che vengono fatte proprio nel momento in cui tutti gli altri non se le aspettano, allora ci sarebbe bisogno di una profonda riflessione, ci sarebbe bisogno di tante profonde riflessioni…
Internet ed il web hanno colonizzato la nostra vita ma mancano completamente quelle tutele, vecchie e nuove o completamente nuove, che servono per adeguare la nostra vita alla vita reale e informatizzata che stiamo vivendo. Deve cambiare la nostra cultura, e lo deve fare in fretta, per comprendere tutto quello che è rimasto al di fuori, perché nella nuova realtà non sono adattabili le vecchie regole, è un mondo diverso quello che stiamo vivendo che ha al suo interno in modo strutturale anche il digitale.
Ed in questo groviglio fra un nuovo mondo permeato di nuovi modi, usi, sperimentazione digitale ed in parte reale, si muovono i giovani, senza rete di protezione, senza nessuna guida e consigli, perché i genitori ne sanno nettamente meno di loro e spesso anche i poco più grandi non possono aiutare in un mondo in continua evoluzione. Gli errori, invece, possono essere anche molto pericolosi, e se non cerchiamo velocemente di colmare questo gap di cultura schizofrenica, i nostri giovani possono rimetterci anche la vita come è già successo molte volte.
Marco Maltesu
Direttore di redazione ilponentino.it
LA LANTERNA – Rubrica a cura di Marco Maltesu
direttore de il PONENTINO
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