IN PUNTA DI PENNA. RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI ANTONELLO RIVANO
Quello che le donne non dicono
Uno dei motivi per cui questa rubrica si chiama “in punta di penna” è che la sua prima stesura, la bozza, è appunto scritta a penna. Magari di primo mattino, dopo una tazza di caffè, quando ancora il mio PC è spento ma i pensieri sono già accesi e i colori delle emozioni più intensi. Allora i segni, guidati da quelle emozioni, buttati lì, sul mio taccuino, iniziano a prendere forma, si trasformano in parole, frasi, dando corpo a quei mie pensieri che vorrebbero diventare riflessioni per chi li leggerà.
Spesso il tutto parte da una sola parola, in questo caso è “Donna”. Una parola che ne racchiude molte altre: Madre, sorella, moglie, compagna, collega, amica, amante, vicina di casa…persona.
Tutte parole che mi sono risuonate in testa mentre ripensavo alla notizia che in Afghanistan, i Talebani, dopo aver ancora negato il diritto all’istruzione delle donne, hanno reimposto l’uso del Burqa, massimo strumento di annichilimento della figura femminile.
“Donna” parola che nel nostro “mondo civile”, domenica scorsa, abbiamo abbinato alla parola “Mamma”. Si, a questa figura così importante, grande, abbiamo dedicato un giorno. Una giornata in cui gli schermi dei nostri terminali elettronici si sono riempiti di belle frasi, in gran parte copia incolla del web, e immagini di chi , ciascuno di noi, tranne rare eccezioni, ha amato, ama e amerà per sempre, quelle delle donne che ci hanno donato la vita.
Una sola giornata, come quella che ogni anno ci riserviamo per ricordare la lotta contro la violenza sulle donne. Allora le belle frasi d’amore che abbiamo dedicato alle mamme si trasformano in parole di condanna e racconti di orrori, anche quelli in gran parte copia incolla, frutto di affrettate ricerche su Google. Le foto di fiori e di donne sorridenti cambiano in quelle di scarpette rosse e volti femminili tumefatti.
E al difuori di quell’unico giorno, in cui ci dichiariamo contro la violenza sulle donne, ci dimentichiamo che, anche ora, mentre leggete, qualche madre, sorella, moglie, compagna, collega, amica, amante, vicina di casa…persona, viene uccisa, offesa, picchiata, violata, o vede i suoi diritti negati.
Ci dimentichiamo, nascosti, rinchiusi nel nostro piccolo Io, che ci sono uomini i quali, in nome di un amore che solo loro considerano tale, in questo preciso istante, stanno rivendicando il “possesso” di una donna. E in nome di quel possesso possono anche uccidere, prendersi quella vita che credono loro.
Ma, per dirla come il poeta Kahlil Gibran:“…l’amore non possiede, né vorrebbe essere posseduto, l’amore basta all’amore”.
Ecco, forse tutto questo le donne non ce lo dicono…ma più probabilmente siamo noi che non siamo capaci di ascoltare.
In Punta di Penna, perché la nostra non è e non sarà mai una informazione urlata. Perché questa rubrica vuole essere come un venticello leggero, un PONENTINO, che vi sfiora appena e rinfresca il vostro senso critico. Senza la pretesa di dare risposte ma con lo scopo di fare riflettere e porre domande
Foto di copertina: elaborazione grafica AntorivaPhoto per ilponentino.it
Antonello Rivano – Caporedattore il PONENTINO
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