Tanti emigranti liguri, in Argentina e specificamente a Buenos Aires, si stabilirono nel borgo de “La Boca” dove impiantarono anche il loro dialetto. Quest’anno per il Giorno dell’emigrante italiano in Argentina, il 3 giugno, a Punta Alta, oltre al testo di “Ma se ghe pensu“, verrà letta la poesia in tabarchino “Uìza mé” di Antonello Rivano. La poesia sarà declamata dall’emigrato carlofortino Giampietro Borghero, Vice Presidente della Società Italiana di Punta Alta
Negli ultimi 25 anni del XIX secolo, oltre cinque milioni di persone lasciarono il loro paese per cercare lavoro all’estero.
La situazione economica in quel periodo era molto crítica e spesso i contadini partivano per il sud America dove lavoravano come stagionali da ottobre a dicembre in attesa di rientrare in Italia in tempo per iniziare i lavori nei campi con l’arrivo della primavera.
All’inizio del XX secolo e fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il tipo di emigrazione cambió; intere famiglie lasciavano l’Italia per non tornarci. E lo facevano persone qualificate e non piú contadini analfabeti.
Conlo scoppio della Seconda Guerra, si bloccó il fenómeno dell’emigrazione e sí cominció a parlare di emigrazione interna, fenómeno che si arrestó solo con la crisi petrolifera del 1974.
Con meritata riconoscenza per tutti gli immigranti italiani, residenti nella Repubblica Argentina ed i loro discendenti, che contribuirono con il loro lavoro alla crescita ed allo sviluppo di questa nazione, il governo argentino, attraverso la Legge n 24561, del 20 settembre 1995, stabilisce il giorno 3 giugno come “Giorno dell’immigrante italiano in Argentina “.
Si sceglie questa data per essere la stessa della nascita di Manuel Belgrano, creatore della bandiera Argentina, figlio di, Domenico Belgrano e Peri, d’origine genovese.
Ogni 3 giugno gli italiani che risiedono in Argentina, rinnovano i legami culturali e storici con la loro cara terra lontana, in riconoscenza a tutti quelli che con valore e sacrificio hanno lavorato per la grandezza dell’Argentina vincendo lo sradicamento e lavorando duro, senza mai dimenticare la loro cultura e le loro abitudini, mantenendo l’affetto per la Patria che avevano lasciato dietro peró con gratitudine per questa Argentina che gli ha aperto le porte e le braccia.
Oggi, come tutti gli anni il Consiglio Direttivo della Societá Italiana di Mutuo Soccorso, “Unione e Progresso” di Punta Alta, continua con questa manifestazione per rendere omaggio ed il dovuto riconoscimento agli immigranti italiani che Punta Alta ha ricevuto e che la cittá ha preso in adozione.
Il riconoscimento che riceveranno sará una pergamena, riproduzione centennale, appartenente ai tesori del ricordo Societario e una medaglia, anche questa del centenario (1911-2011)
- La variata richezza lingüística che consentono i dialetti regionali italiani, permette che anche oggi, come anni precedenti, si presentino brani nei dialetti :
- Siciliano, Marchigiano, Piemontese, Lucano, Napolitano, Genovese e Tabarchino , Sardo, Trentino, Romano, tutti loro logicamente preceduti dalla dovuta traduzione.
Preso in considerazione che tanti emigranti liguri, in Argentina e specificamente a Buenos Aires, si stabilirono nel borgo de “La Boca” dove impiantarono anche il loro dialetto, giustamente il “Ma se ghe pensu” riflette il sentimento di un emigrante di quel borgo. Il parallelo col tabarchino dimostra la influenza coloniale genovese, quindi nella voce di Giampietro Borghero, emigrato Carlofortino si congiungono entrambi dialetti con la poesía di Antonello Rivano “Uìza mé”
A.R