La Lanterna 17 agosto 2022 – Ponte Morandi, la solita storia
“LA LANTERNA” Rubrica a cura di Marco Maltesu
Ponte Morandi, la solita storia
Sono passati 4 anni dal quel tremendo giorno, il giorno del crollo del ponte Morandi, un giorno che avrebbe potuto riguardare qualsiasi cittadino genovese, che avrebbe potuto riguardare chiunque perché su quel ponte ci passavano tutti i giorni migliaia di persone dirette nei posti più disparati.
La disgrazia poteva essere anche molto peggiore se, come capitato infinite volte, su quel ponte al momento del crollo, ci fosse stata la fila, e se, come accadeva molto spesso, su quel ponte ci fossero stati uno o più pullman.
Quattro anni solo per vedere l’inizio di un processo in cui alcuni soggetti hanno già patteggiato e si sono tirati fuori con il minimo danno economico ed altri sono in procinto di arrivare al limite della prescrizione. È difficile capire come uno Stato possa sopportare così la sua incapacità di offrire una giustizia a chi già ha subito ben altre e drammatiche conseguenze dalla sua inefficienza. Perché non dimentichiamo che se da una parte c’era una società autostradale che non provvedeva ai lavori necessari, dall’altra c’era uno Stato che non ha esercitato il diritto di pretendere che la concessione data alla Società autostradale fosse rispettata in tutte le sue parti, a cominciare dall’impegno a mantenere l’oggetto della concessione in condizioni ottimali.
La solita storia, lo Stato assegna i propri servizi e beni in concessione, e molto spesso non si capisce nemmeno bene per quale motivo questo debba avvenire, per vedere poi il depauperamento dei propri beni e servizi senza che nessuno agisca in alcun modo.
È la stessa dinamica che vediamo a tutti i livelli, comuni, regioni, Enti vari, come quando ad esempio, delle società svolgono dei lavori sulle reti (elettrica, idraulica , telecomunicazioni, ecc) in città, e dopo i lavori ci si ritrova nella maggior parte delle volte con dei buchi nell’asfalto e comunque condizioni di asfalto terribili, situazioni che diventano anche pericolose per le auto, per le moto e le biciclette, ma nessuno dall’ente appaltante chiede di rendere conto dei danni, che puntualmente invece, vengono sistemati (forse), dopo diversi anni quando vengono fatti i lavori per una nuova asfaltatura con i soldi pubblici.
Il principio è lo stesso ed avviene purtroppo in tutti i settori, a cominciare da quello autostradale.
Non è un caso che dopo la tragedia di Genova sia dovuto partire un piano di manutenzione straordinaria delle gallerie, che in Liguria ci sta massacrando la vita da quattro anni, per cercare di porre rimedio a decenni di assenza di manutenzione, decenni in cui la società autostradale ha continuato invece ad intascare un fiume infinito di denaro.
Risulta davvero incomprensibile, ad esempio, capire come sia possibile che tutte le opere previste sotto il ponte S.Giorgio, (ed anche a parziale risarcimento del quartiere che così duramente ha subito le conseguenze dell’accaduto) a 4 anni di distanza non siano neppure partite.
La realtà è che c’è un disinteresse quasi totale nei confronti di chi i problemi li subisce, mentre invece c’è una prostrazione quasi totale nei confronti dei soggetti economici interessati, a cui normalmente non gli si chiede neppure di rendere conto delle proprie responsabilità.
Ma c’è anche un peggio che deriva dalla lezione di tragedie come quella del ponte Morandi, perché non solo lo Stato non esercita il diritto di controllo, ma in più delega il controllo stesso a chi fornisce il servizio, un po’ come chiedere all’oste se il suo vino è buono.
Ci sono tanti esempi di questo tipo, purtroppo. Tutti settori in cui le cose vanno perfettamente bene, salvo poi trovarsi in situazioni in cui succedono delle disgrazie per l’inadempienza di chi dovrebbe farsi i controlli da solo. Nelle società civili a svolgere questo compito, di solito, c’è una Autority indipendente, indipendente anche dalla politica, ma da noi questi strumenti, e l’indipendenza dalla politica, devono ancora inventarla…