LA LANTERNA_Rubrica a cura di Marco Maltesu
Ci meritiamo questa politica?
Le prossime elezioni ci inducono a delle considerazioni sulle modalità in cui deve essere portata avanti la campagna elettorale.
Innanzitutto abbiamo ancora nella mente l’ultimo mese della precedente campagna elettorale in cui, soprattutto alcuni partiti, hanno cercato di superarsi nelle promesse in un crescendo che è diventato sempre più improbabile e sempre meno ascoltabile.
La situazione economica e sociale era già seria in quel periodo ma nel frattempo è nettamente peggiorata con le catastrofi che ci hanno colpito, pandemia e successiva guerra in Ucraina, che hanno sfinito la popolazione e divorato grandi quantità economiche.
In queste condizioni che hanno creato un impoverimento economico delle nazioni, generando una caduta verticale che ha caratterizzato la maggior parte delle attività economiche continentali e nazionali, il rapporto con l’economia è cambiato e deve necessariamente cambiare il rispetto, nei confronti dei cittadini italiani, da parte dei partiti e dei politici che ambiscono a governare e comunque a rappresentare il Paese nel Parlamento.
Fermo restando il rispetto della Costituzione, che non può e non deve essere messo in discussione, è necessario che la campagna elettorale chiarisca i valori ed i progetti, oltre che la percorribilità economica in termini chiari, dei vari programmi e proposte politiche, non solo in termini economici, ma anche valoriali.
Sul tema costituzionale, ad esempio, sarebbe molto importante capire cosa significa andare verso un presidenzialismo alla francese, come viene detto. Infatti ogni sistema costituzionale prevede una costruzione molto delicata, che richiede un impianto che risulta completo solo ed esclusivamente se si prevedono tutti i meccanismi necessari per farlo funzionare. È impensabile far funzionare un sistema come il presidenzialismo senza creare tutti i meccanismi di bilanciamento parlamentari e quindi senza stravolgere completamente la nostra costituzione.
Un altro tema che necessiterebbe di una maggiore chiarezza è quello della transizione energetica. La maggior parte delle nostre forze politiche si dice orientata ad una transizione ecologica con l’abbandono dei combustibili fossili per cercare di rallentare l’enorme tragedia che il nostro mondo sta vivendo con il riscaldamento climatico, salvo poi proporre la creazione di rigassificatori, di fare contratti per il gas decennali, di prolungare l’utilizzazione delle centrali a carbone ecc.
Nulla vieta di proporre ricette che nulla hanno a che fare con la transizione energetica ed in particolare con l’abbandono dei combustibili fossili (fermo restando che si andrebbe contro tutte le politiche energetiche per cui la comunità internazionale ha preso degli impegni per cercare di limitare l’aumento di riscaldamento della nostra terra), però sarebbe fondamentale, per una questione di correttezza, che chi fa questo genere di proposte, si assumesse la responsabilità davanti gli elettori, ed in particolare ai giovani elettori, di chiarire il proprio progetto politico sull’uso delle energie fossili.
Ancora di più sarebbe interessante capire di cosa parlano i partiti che propongono l’utilizzazione di impianti di energia nucleare di quarta generazione.
Innanzitutto come ho avuto modo più volte di scrivere, è incredibile come si possa disconoscere la volontà popolare riproponendo per l’ennesima volta di andare in una direzione su di cui gli italiani si sono già espressi per due volte negativamente attraverso un referendum popolare e questo sicuramente non è un grande inizio nei confronti dei cittadini che si aspira a rappresentare in parlamento. Inoltre nel dettaglio, sarebbe molto interessante sapere cosa si intende per nucleare di quarta generazione visto che la tecnologia a cui si accenna è solo teorica e si prevede che commercialmente non potrà essere lanciata prima di 20-30 anni, a cui andranno sommati almeno altri 15-20 per la realizzazione (sempre ammesso che avrà senso comprare questa tecnologia visto che la terza generazione del nucleare praticamente non ha visto nessun compratore. Solo per fare poi un esempio, in Spagna è stato installato in un anno, la quantità di eolico pari alla produzione di una centrale nucleare. A parte questi non trascurabili particolari, rimangono comunque delle altre cose da chiarire. La prima è che anche nel caso del nucleare parliamo di un combustibile di tipo fossile, nel caso specifico un combustibile raro e giudicato comunque in esaurimento che amplificherebbe ancora di più i problemi di approvvigionamento ed il suo costo (parliamo di renderci autonomi rispetto agli altri stati ed invece ci metteremmo in una situazione di dipendenza pura da pochissimi fornitori, uno dei quali è sempre la Russia). Secondo poi, come detto prima, occorrono almeno 15-20 anni per costruire una centrale nucleare, quale nazione potrebbe fare una scelta così miope quando nello stesso periodo entreranno in funzione i reattori a fusione nucleare, tecnologia totalmente sicura che non necessita di alcun materiale radioattivo e che non produce scorie, ed in cui fra l’altro, esiste un programma mondiale in cui si stanno impegnando la maggior parte dei paesi mondiali. Inoltre, fermo restando tutto quanto detto prima, un partito serio dovrebbe partire dal problema più serio, dove dovrebbero essere custodite le scorie in Italia, visto che a tutt’oggi non è stato individuato nessun sito? Ma questo è un argomento divisivo che da solo potrebbe far crollare il consenso del partito che propone questa scellerata tecnologia e quindi è meglio non toccarlo.
Fatemi inoltre fare un’altra considerazione, fermo restando che il costo dell’energia nucleare comprende anche quello per il trasporto e lo smaltimento delle scorie (che normalmente non viene messo in conto alle aziende che producono l’energia nucleare ma alla collettività), in questo momento in Francia, circa la metà delle centrali nucleari non sono in grado di produrre energia a causa della siccità, (tale tecnologia necessita di tanta acqua per il raffreddamento continuo) con un futuro in cui molto probabilmente andremo incontro sempre di più a fenomeni di siccità così estremi a causa delle nostre scelte energetiche insensate, che senso avrebbe andare in una direzione che si preannuncia come un vicolo cieco?
Infine ancora due parole su un altro tema che andrebbe profondamente chiarito da parte politica, ovvero quello dei termovalorizzatori.
Le materie prime non sono infinite, poi nel caso di quelle di origine fossile, come petrolio e materie plastiche, oltre ai motivi già espressi precedentemente in relazione all’uso dei combustibili fossili, (in questo caso per la produzione di plastiche), è fondamentale che si parta, come previsto dagli orientamenti dell’Unione Europea, dai principi di Riduzione, Riutilizzo e Riciclo, che sono i principi di una società civile.
Un termovalorizzatore è una macchina che brucia i rifiuti e da questo produce energia, potete immaginare che bruciare ad esempio, rifiuti di origine vegetale o comunque a basso contenuto energetico, non porti a grandi risultati dal punto di vista energetico. Purtroppo i migliori risultati energetici, i termovalorizzatori, li raggiungono quando, al loro interno, vengono buttati i rifiuti provenienti da una raccolta poco differenziata e contengano forti quantità di plastica (petrolio e suoi derivati) capaci di generare alti contenuti energetici. Infatti, nei vari inceneritori funzionanti, affluiscono spesso i rifiuti da zone in cui non viene praticamente fatta raccolta differenziata.
Queste voraci macchine hanno la necessità di un’alimentazione costante di questi rifiuti e purtroppo sono, essi stessi, un ostacolo ad un approccio con un sistema più civile di raccolta dei rifiuti.
Questo significa che, come recentemente ho già trattato in una Lanterna precedente, (La Lanterna 25 luglio 2022- I rifiuti, un costo o una opportunità?), il ciclo dei rifiuti deve essere organizzato per Ridurre, Riutilizzare e Riciclare i rifiuti che sono preziosi, ed eventualmente mandare ad un trattamento finale (esistono varie tecnologie anche meno impattanti dei termovalorizzatori) solo quella parte ( meno del 10%) che a tutt’oggi non trova una sua collocazione nei principi civili delle 3R (Riduzione, Riutilizzo e Riciclo) visti prima, ma che con una più attenta produzione industriale, potremmo portare prossima allo zero.
Anche qui è necessario, da parte dei partiti, una chiarezza su quelli che sono i principi ispiratori dal punto di vista ambientale perché dichiararsi a favore dell’ambiente necessita di azioni conseguenti.
Quello che invece potrebbe fare subito la politica, ad esempio, è dotare la nazione di una legge elettorale che consenta di superare tutte le attuali problematiche, che possa funzionare e ci faccia uscire da questo “cul de sac” di un sistema che sta allontanando sempre di più gli elettori dal voto e dai partiti. La democrazia esercitata con un voto partecipato e cosciente, è l’obiettivo necessario per restituire contenuto alla nostra preziosa Costituzione, e questo dovrebbe avvenire a prescindere dal proprio tornaconto elettorale…
Marco Maltesu
Direttore di redazione ilponentino.it
LA LANTERNA – Rubrica a cura di Marco Maltesu
direttore de il PONENTINO