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LA FORMA DELLA FELICITA’ – 5.Madre e figlia

Dal 1790 ai giorni nostri, le storie parallele di due famiglie separate dal destino. Un naufragio e un delitto daranno vita a un cerchio che si chiuderà solo dopo tanti anni e molte vite.
Una linea sottile traccia il confine tra sogno e realtà, mentre un filo invisibile lega due terre: Carloforte e Pegli. Il Romanzo a puntate tratto dal libro “La forma della felicità” di Antonello Rivano

5.Madre e Figlia

Antonello Rivano


(Pegli 1890)

NICOLAAAAAAAAAA– un urlo nella notte la sveglia; poi capisce che quell’urlo era il suo. Si ritrova seduta nel mezzo del letto, nella sua gola un sapore acre, traccia di quell’acqua salata che, nel suo incubo, ha ingoiato sino a sentirsi soffocare, inconfondibile sapore di acqua di mare.

  Si sente morire Caterina, in quell’incubo era avvolta da un turbine nero, qualcosa la faceva sprofondare in un freddo abisso, poi acqua, non aveva punti di riferimento, ciò che la circondava non era non era più nulla di solido, tutto era diventato liquido e freddo.

   Le era mancato il respiro, poi la sensazione era cambiata, lei era fuori da quel mare, al sicuro, ma vedeva Nicola al suo posto, un mare nero come la pece che lo prendeva e lo portava con sé, a nulla valeva la lotta che il ragazzo aveva intrapreso con quel tenebroso elemento, Caterina si tendeva verso di lui nel tentativo di afferrare quella mano che ora lui le stava porgendo. Nonostante i suoi sforzi, con i muscoli doloranti per averli tesi sino allo spasimo, la distanza tra di loro aumentava, lentamente, inesorabilmente e Nicola spariva nelle tenebre.

   Caterina si getta lo scialle sulla candida camicia da notte, come in trance attraversa gli stretti carruggi, va verso quel moletto dal quale la barca ha mollato le cime per l’ultima volta, verso quel mare che le sta togliendo tutto quello che ha, verso quelle acque maledette che si stanno facendo beffa di lei, di loro, del loro amore e della promessa, la promessa di un ritorno che non ci sarà.

Arriva nel punto in cui i loro sguardi si erano incrociati, in cui aveva visto la sua chioma rossa diventare un puntino e poi sparire. Il buio della notte avvolge la sua figura: pallida quasi sino a confondersi con il biancore del suo indumento, non sente il freddo della risacca che le bagna i piedi, arde come di una febbre che la sta divorando, calde lacrime scendono dal suo viso e cadono in quel mare per sciogliersi in esso.

   Sa che non è solo un sogno, sente che Nicola non lo rivedrà mai più. Lentamente si inginocchia, raccoglie un pugno di grossa sabbia, l’ultima che Nicola ha calpestato prima di partire, e lo stringe al seno per poi restituirlo al mare. Sulla veste bianca rimane un segno scuro, all’altezza del cuore.

   Teresa è fuori, sulla soglia quando Caterina si decide a rientrare a casa. Ha sentito la figlia uscire a quell’ora insolita ed è preoccupata, soprattutto del fatto che il marito svegliandosi si accorga che non è a casa. Sa che Caterina non farebbe nulla di così strano se non ci fosse un motivo.

   Ora le due donne sono di fronte, occhi negli occhi, cuore con cuore. Forse non ci sarebbe neppure bisogno di parole, si sono sempre capite e comprese: Teresa è una madre esemplare, sposata con un uomo che tutto le ha fatto mancare tranne le botte; ha cresciuto Caterina al meglio delle sue possibilità con il frutto del duro lavoro di lavandaia. I pochi soldi guadagnati dal marito, nei magazzini del porto, vanno tutti in bevute e nel gioco delle carte. Dal canto suo la figlia ha sempre aiutato la madre nelle faccende di casa e l’ha difesa come poteva dalle furie etiliche del padre, spesso subendo ella stessa i colpi destinati a Teresa.

Che succede?– Il tono della voce è basso e timoroso, l’aspetto della figlia è inquietante: pallida e con le vesti sporche e bagnate.

Ho fatto un sogno orribile, sono sicura che a Nicola è successo qualcosa di terribile.-

Ti avevo avvisata, quel ragazzo ti avrebbe portato solo dolore

Non ti è mai piaciuto, ora sarai contenta-. Caterina sta quasi urlando queste parole sul volto della madre.

 Teresa rimane impietrita, è la prima volta che sua figlia le parla in questo modo, la prima volta che è cosi minacciosa nei suoi confronti.

Ecco, vedi come ti ha cambiata? Mi fai quasi paura.- Il dito sulla bocca ad indicare di abbassare la voce, un cenno della testa verso la porta per ricordarle che suo padre potrebbe sentire.

Non mi importa di lui, se c’è uno che dovrebbe sparire è quell’uomo, non Nicola.

Ora calmati e vai a metterti qualcosa di asciutto, o ti prenderai una bronchite.- Teresa fa per prendere un braccio di Caterina per accompagnarla in casa. La figlia si libera con un movimento brusco.

Lasciami, non sono una bambina. So badare a me stessa.

-A vederti non si direbbe, terrorizzata da un sogno e sconvolta per uno che ha scelto di andare altrove.

Nicola è partito è vero, forse non tornerà mai più, io però ho in grembo suo figlio- e lo dice con un sorriso beffardo, come se quella notizia fosse una vendetta verso sua madre.

   Lo schiaffo arriva inaspettato, violento, è una fitta che va dritta al cuore, il volto segnato dalla mano che sinora le aveva dato solo carezze. Le due donne sono immobili, Caterina con una mano sul volto, Teresa con una sulla bocca. Entrambe sono incapaci di ogni reazione, incredule di quello che hanno fatto l’una all’altra.

 È Caterina che rompe per prima quel momento gettandosi fra le braccia della madre.  Teresa stringe a sé la figlia, sa che tutto ora sarà più complicato, si sente smarrita, piccola di fronte a quello che dovranno affrontare. Sa che quella gravidanza segna la fine della giovinezza di Caterina, la ragazza sarà additata da tutti come una poco di buono, non troverà mai nessuno disposto a sposarla. Non può che odiare quel “ragazzino viziato” che per, soddisfare le proprie voglie, le ha rovinato la cosa più bella che ha. Ora piangono entrambe, seppur per motivi diversi.

[Continua…]

La prossima settima: Capitolo 6.L’orco

I testi tratti dal romanzo di Antonello Rivano “La forma della felicità” (ilmiolibro.it, 2018) pubblicati sul Ponentino possono non corrispondere totalmente con quelli del libro e sono frutto di una rielaborazione dello stesso autore.

Il libro si può ordinare online su ilmiolibro , su Amazon, sui maggiori bookshop online o prenotarlo nelle librerie Feltrinelli di tutta Italia.
La copertina originale dell’opera è del pittore carlofortino Salvatore Rombi

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