Il 9 settembre 2021, a Carloforte, ci lasciava il professor Nicolo Capriata, insegnante, giornalista, scrittore, ma soprattutto uomo di immensa cultura e di ancor più grande umanità, che tanto ha fatto per lo studio, la divulgazione, la storia, la cultura e le tradizioni tabarchine. Così lo racconta di chi ha collaborato con lui e instaurato rapporti di amicizia
di Antonello Rivano
Nicolo l’ho conosciuto in varie fasi della mia vita: da ragazzino, come giovanissimo insegnante di scienze naturali, quando ero alle medie; da studente delle superiori, in qualità di professore di Chimica; da uomo “maturo”, come presidente dell’Associazione Culturale Saphyrina Carloforte di cui mi onoro di fare parte.
Ma una cosa ha accomunato queste tre fasi: che si trattasse di Materie Scientifiche, Chimica o Cultura, quella Tabarchina in particolare , lui le cose te le diceva in quella sua maniera semplice e appassionata, umana, che le capivi subito e le facevi tue.
Il pofessor Capriata faceva parte di quelle figure che le cose te le insegnano senza pretendere di farlo. Io ho avuto due maestri di vita dai quali ho imparato più dall’esempio che dalle parole: mio padre e Nicolo Capriata.
Il nostro rapporto si era rafforzato negli ultimi tempi, anche se ancora una volta la vita mi aveva portato lontano da Carloforte. Ci sentivamo e scrivevamo, scambiandoci informazioni e consigli, io dal punto di vista informatico e divulgativo lui da quello della sua grande conoscenza della storia e tradizioni tabarchine.
Sicuramente la cosa che più ci accomunava era l’amore incondizionato per la nostra terra, tanto che spesso ci ricordavamo l’un l’atro una citazione di un grande carlofortino, Paolo Segni, noto come sciù Paulìn, che nel 1882 scrisse: Ci può essere qualcuno che ami Carloforte quanto me, non ci può però essere nessuno che la ami più di me.
E il suo amore per Carloforte e l’Isola di San Pietro lo possiamo leggere in un suo scritto, righe toccanti che tanto dicono di Nicolo e della passione per la sua terra: “Se si potesse rinascere“ _[Vai al testo]
L’ho sentito al telefono pochi giorni prima che ci lasciasse, era stanco ma neppure allora vinto. Gli promisi che sarei andato a trovarlo, non ho fatto in tempo e la notizia della sua morte mia ha colpito come un sasso in fronte, anche se avremmo dovuto essere preparati, noi che gli abbiamo voluto bene e siamo tanti.
Nicolo Capriata, cosi come tutti quelli che come lui hanno saputo dare senza nulla chiedere, ci manca e mancherà sempre. Ci mancheranno soprattutto l’umiltà, l’umanità e la semplicità con la quale ci ha tramesso quel suo amore per la cultura e la sua divulgazione.
Potrei ancora raccontare tanto su di lui, su quello che ha fatto, quello che ha scritto e le cose che ancora avrebbe voluto fare. Parlare dei suoi libri, l’ultimo pubblicato dopo la sua scomparsa, e di tutto quello che ci ha lasciato.
Ma Nicolo era molto di più di tutto questo e il suo ricordo appartiene a una moltitudine di persone che lo hanno conosciuto e amato, soprattutto nell’ambito della Tabarchinità, che è una grande comunità estesa a più luoghi, dove lui ha lasciato tracce che non si cancelleranno.
Il suo amore e interesse per la cultura , la sue affabilità, umanità, correttezza e onestà intellettuale, lo hanno portato ad intessere rapporti interpersonali che si sono trasformati in solide e preziose amicizie, persone che lo ricordano con affetto.
Abbiamo raccolto i pensieri di alcuni di loro:
*Per andare direttamente ai singoli interventi clicca sui nomi
LORENZA GARBARINO
Presidente Associazione Saphyrina Carloforte
Non è facile parlare di Nicolo ad un anno dalla sua scomparsa, perché tanto è viva la sua presenza quanto è immenso al tempo stesso il vuoto che ha lasciato in tutta la comunità di Carloforte e in particolare all’interno dell’Associazione Culturale Saphyrina. Tantissime sono sempre le manifestazioni di affetto e stima che riceviamo per l’uomo e lo studioso che si è speso senza risparmio per la cultura. In questi mesi abbiamo provato a fare tesoro di questo patrimonio umano e culturale appunto che sentiamo come eredità, consapevoli dell’impossibilità di eguagliare il
carisma, la sua forte personalità e la capacità di entrare in empatia con chiunque incrociasse la sua strada. Però ad ogni serata o evento della nostra associazione ci è sembrato di scorgere sempre il suo sorriso sornione pronto a sostenerci e incoraggiarci.
{Così procediamo nel suo ricordo per andare avanti }
Una parte di “Saphyrina” con Cesare Bocci e la compagna Daniela Spada-Rassegna cultuale “L’isola dei libri” edizione 2017
ENZO DAGNINO
Comitato di Redazione ilponentino.it / Circolo Culturale Norberto Sopranzi di Genova Pegli
Nicolo Capriata, non è facile, soprattutto in questo momento in cui ricorre un anno dalla sua scomparsa, descrivere i sentimenti che ricorrono pensando a lui e al legame di amicizia e rispetto reciproco che è nato tra noi dapprima seguendo la storia tabarchina per poi estendersi alla passione reciproca della storia e dei suoi aspetti umani. Il nostro primo incontro è avvenuto in occasione della XXVII Giornata Storica Pegliese svoltasi nel settembre 2017 e quello che più mi ha colpito subito è stata la passione e precisione nella sua ricostruzione storica delle Società di Mutuo Soccorso Carlofortine nell’Ottocento, un argomento sviscerato profondamente e che solo un vero storico poteva ricostruire. La nostra amicizia si è così sviluppata lungo i meandri dell’epopea tabarchina con scambi di informazioni, testi e ricerche varie. I nostri incontri sono sempre avvenuti in occasione di incontri e convegni dove Nicolo è sempre spiccato per la sua arguzia e preparazione. Purtroppo l’incontro di Calasetta del 2019, avvenuto in occasione dell’inaugurazione del Museo Raixe, è stato l’ultima volta che ci siamo abbracciati, la malattia lo aveva già segnato, e proprio questo suo abbraccio è quello che mi porto nel cuore, il ricordo di un uomo mite ma deciso, onesto e innamorato della storia del suo popolo e della sua isola, profondo studioso, ricercatore e appassionato scrittore i suoi due ultimi lavori ne sono una testimonianza: “Proverbi e modi di dire in tabarchino di Carloforte ” e “Antologia Tabarchina alla Spoon River “(postumo).
{Grazie Nicolo per la lezione di umanità che ci hai lasciato in dote}
ANTONIO MARANI
Comitato di Redazione ilponentino.it / Circolo Culturale Norberto Sopranzi di Genova Pegli
Un anno fa, il 9 settembre, a Carloforte, veniva a mancare Nicolo Capriata, simbolo della cultura Tabarchina. Il giornalista Francesco Birocchi lo ha definito “Grande persona, uomo di cultura, appassionato studioso di storia e tradizioni popolari. Un amico indimenticabile che lascia un vuoto immenso”. Per 34 anni aveva insegnato biologia e chimica presso l’Istituto Nautico di Carloforte e aveva lavorato 20 anni come corrispondente de “L’altro giornale” prima e de “L’Unione Sarda” poi. Nicolò Capriata fu il fondatore dell’associazione “Saphirina” a Carloforte, organizzatore di molteplici convegni (circa 300) ed incontri culturali aventi per tema la storia, la natura e le tradizioni dell’isola di S. Pietro. Fu per la sua modestia e per la sua capacità professionale molto amato e stimato dalla comunità Carlofortina e Tabarchina. L’ultima opera scritta, la più importante, soprattutto per i Tabarchini, che volle lasciare al suo popolo, lo impegnò circa 20 anni. La mia grande gioia è che mi rese partecipe di questo meraviglioso progetto in una delle ultime nostre telefonate. Riuscì a dare alla stampa il suo testo prima di lasciarci. Il lavoro è presentato dalla grande penna del professore universitario dialettologo Fiorenzo Toso. Vi trascrivo alcune sue righe di prefazione al libro che è intitolato “Proverbi e modi di dire in Tabarchino di Carloforte.” A pag.13 “ Per certi aspetti, me lo consenta l’autore, questo libro è Capriata nella misura in cui Capriata è Carloforte e la Tabarchinità, chi tra i Carlofortini lo aprirà e ne leggerà ogni tanto qualche pagina, anche a casaccio, saltando da una all’altra delle categorie in cui l’autore ha sapientemente ordinato questo straordinario tesoro, incontrerà idealmente Nicolò come quotidianamente avviene, sotto la statua, in qualche bar della Marina, intento a descrivere le meraviglie del Palassiu a qualche amico genovese o a guidare esterrefatti visitatori lungo gli impervi sentieri di Caposandalo o di cala Vinagra.”
{Un amico indimenticabile che lascia un vuoto immenso}
Tabarca
REMIGIO SCOPELLITI
Ex sindaco ed ex Assessore alla Cultura del Comune di Calasetta/Progetto RAIXE-Spazi digitali per la cultura tabarchina
È trascorso un anno da quando Nicolo Capriata ci ha lasciato, ma riesce ancora difficile rendersene pienamente conto e prenderne definitivamente atto, perché Nicolo era considerato un’istituzione e come tale sembrava destinato a rimanere nel tempo. Mi è facile scrivere qualche riga per ricordarlo, perché è impossibile dimenticarlo. È stato un amico con il quale ho condiviso la passione per la “tabarchinità”, il termine oltremodo espressivo da lui stesso coniato. Scoprimmo di recente di avere qualcos’altro in comune. Un servizio del mensile EVA del 1960 su una tonnara italiana in Somalia, che io conservavo gelosamente, riportava una foto di gruppo degli addetti ai lavori tra i quali era mio padre. Nicolo tra gli altri riconobbe anche il suo. Entrambi infatti avevano lavorato là per qualche anno. Di Nicolo Capriata potremmo dire, parafrasando, quanto disse Gino Buttiglioni, studioso di glottologia, di Enrico Maurandi nel 1928: “pur attendendo per 34 anni alla sua professione di docente presso l’istituto nautico di Carloforte, si è prodigato in mille modi a vantaggio della sua isola, del suo paese e della sua comunità, di cui ha cantato le lodi ogni volta che ha aperto la bocca o impugnato la penna per annunciare una nuova storia ricca di fatti nuovi e di nuovi documenti, che abbiamo sempre atteso con vivo desiderio“. Docente, dunque, ma anche storico, pubblicista, scrittore, divulgatore della storia e della cultura tabarchina in tutte le sue espressioni e, dopo aver scritto Antologia tabarchina alla Spoon River, opera presentata postuma, aggiungerei poeta. Ideatore, fondatore e infaticabile animatore dell’associazione culturale Saphyrina, ha realizzato convegni, conferenze, dibattiti, mostre, rassegne letterarie, concorsi per gli studenti delle scuole locali. Si deve a lui, in stretta collaborazione col comune amico Fiorenzo Toso, docente di linguistica e dialettologo presso l’università di Sassari, la realizzazione della Grammatica del tabarchino, lavoro fondamentale per la conoscenza della lingua ancora oggi parlata dagli eredi dei Liguri di Tabarca. Studioso della cultura tabarchina a 360 gradi, non si limitava alla realtà carlofortina, di cui era profondo conoscitore, ma si interessava anche delle realtà tabarchine altre, come quella calasettana, collaborando sempre e volentieri con coloro che come lui coltivavano la stessa passione per il proprio paese e la propria gente. Ricordo la sua entusiastica adesione al mio invito a partecipare come relatore al convegno La realtà tabarchina ieri e oggi, che organizzai nel 2010 in occasione del 240° anniversario della fondazione di Calasetta. E con lo stesso entusiasmo relazionò in quello che organizzai nel 2013, per ricordare l’occupazione francese delle Isole sulcitane del 1793. Ma partecipava sempre con interesse, anche solo come attento uditore, agli altri eventi organizzati a Calasetta legati alla tabarchinità. Lo vidi commosso quando nel 2018 venne a trovarsi per la prima volta nella “mitica” Tabarca, in occasione del convegno Héritage culturel de l’aventure historique des Tabarquins. Un patrimoine méditerranéen partagé, organizzato da un’altra comune amica, l’archeologa belga-tunisina Monique Longerstay. Fondamentale è stato il suo contributo a RAIXE, archivio digitale della cultura tabarchina, realizzato a Calasetta nel 2019 con l’apporto di altri studiosi e cultori delle comunità tabarchine. Il 20 agosto del 2021, alla presentazione a Calasetta del suo libro “Proverbi e modi di dire in tabarchino di Carloforte”, il pubblico era numeroso e attento ad ascoltare la scrittrice tabarchina Lorenza Garbarino che illustrava l’opera. Lui non c’era, stava già molto male, ma i presenti erano comunque lì, perché curiosi di ascoltare le sue novità sulla tabarchinità e desiderosi di manifestare apprezzamento per la sua indiscussa cultura.
{Era considerato un’istituzione e come tale sembrava destinato a rimanere nel tempo}
Tabarca 2018
MARZIA VARALDO
Presidente Cooperativa Millepiedi / Progetto Raixe-Spazi digitali per la cultura tabarchina
Ho avuto l’onore di conoscere Nicolo in occasione dell’avvio del progetto e del processo di dialogo tra le comunità tabarchine che ha permesso alla nostra cooperativa di creare l’Archivio digitale Ràixe per la Cultura Tabarchina. Dopo la diffidenza iniziale riservata ad una “furesta” che da profana si approccia al mondo dei tabarchini, passata al setaccio del suo esame critico, credo di aver nel tempo guadagnato la sua fiducia e la sua preziosa e fattiva collaborazione per la realizzazione di Ràixe.
Di Nicolo ho impresso nella mia mente e nel mio cuore il sorriso sornione, l’energia dirompente del suo spirito gioioso, del ricercatore instancabile e mai pago di cercare nuovi spunti, nuove idee … nella sua insaziabile voglia di sapere e conoscere; un uomo dal calore umano affabile e generoso. Un punto fermo per le comunità dei tabarchini e non solo.
{Fortunati noi per averlo conosciuto. Stima, riconoscenza e affetto caro Nicolo, grazie!}
MONIQUE LANGERSTAY
Presidente dell’associazione “Le pays vert: la Tunisie du N.-O.”. Responsabile del coordinamento tra i team per il progetto di classificazione ICH (UNESCO)
Ho conosciuto Nicolo a Carloforte, nel 2008, grazie al nostro comune amico Tonino Cipollina. Ricordo con emozione la nostra prima conversazione durante un aperitivo che abbiamo preso insieme al bar “Cipollina” in Corso Tagliafico. Si trattava di un argomento che ci appassionava, la “tabarchinità”, di cui Tonino era interprete. Abbiamo poi avuto molte occasioni per incontrarci e conoscerci meglio, al convegno di Calasetta nel giugno 2010, al convegno di Pegli nell’ottobre 2017, in occasione del suo soggiorno a Tabarca nel maggio 2018, dove si sono riuniti tutti i rappresentanti delle città tabarchine per discutere il progetto di classificazione come patrimonio culturale immateriale dell’umanità de “Il patrimonio culturale immateriale dell’avventura storica dei Tabarchini, un patrimonio mediterraneo condiviso” e l’inaugurazione di RAIXE, a Calasetta e Carloforte, nel settembre 2019, o ancora, in occasione delle mie visite a Carloforte e Calasetta Tutta la sua vita è stata dedicata alla coltivazione e allo studio delle sue radici e quindi a quelle dei suoi amati “Tabarchini” di San Pietro. Come ha scritto il professor Fiorenzo Toso, “ha saputo incarnare l’anima della sua isola, che ha ascoltato, studiato e interpretato con infinita passione e amore”. Avrebbe potuto certamente dire, come Paolo Segni, “Ci può essere qualcuno che ama Carloforte quanto me, ma non ci può essere nessuno che lo ami più di me”.
[Si sente molto la sua mancanza]
Nicolo Capriata
Insegnante, scrittore, giornalista, studioso e divulgatore di storia e tradizioni di Carloforte e della tabarchinità
“Se dopo la morte si dovesse rinascere, mi piacerebbe tornare a nascere in un’isola. Perché un’isola non è solo un pezzo di geografia, un pezzo di terra, grande o piccola con del mare attorno, come ci insegnano quando siamo a scuola. L’isola è altro, è più di questa definizione sempre antica. Le isole, tutte le isole, sono un universo per conto loro, hanno una storia, ricca e originale, molto spessa piena di mistero, con delle particolarità naturalistiche che perlopiù sono uniche nella loro specie. E più di tutto le isole sono piene di una umanità che vive, dove tutti si conoscono e quello che succede, bello o brutto che sia, tutti gli isolani lo vivono e lo sentono come loro […] Per questo, se dovessi rinascere, mi piacerebbe rinascere su un’isola. E se potessi sceglierne una, sceglierei l’Isola di San Pietro” (Nicolo Capriata)
[Ritorna sopra]
Nicolo è nei nostri ricordi e nei nostri cuori, perciò non morirà mai e sarà guida ed esempio per ognuno di noi che crediamo in una informazione e una divulgazione culturale corrette, che mettano in primo piano, sempre e comunque, “l’essere” senza mai cadere nella trappola “dell’apparire”. E’ vicino a ognuno di noi che gli abbiamo voluto bene e sempre gliene vorremo.
Grazie Nicolo, amico e maestro.
Antonello Rivano è Membro di “Associazione Culturale Saphyirna Carloforte”, “Circolo Culturale Norberto Sopranzi di Genova Pegli” e collabora con “RAIXE-Spazi digitali per la cultura tabarchina“