Rubrica a cura di Marco Maltesu
Le elezioni politiche
Domenica 25 settembre ci saranno le elezioni, probabilmente saranno le elezioni politiche meno partecipate della storia della Repubblica Italiana e forse sarebbe il caso di interrogarsi sulle cause che hanno prodotto questa situazione.
Innanzitutto c’è da dire che il linguaggio della politica in senso generale è incomprensibile, vengono date per scontate la maggior parte delle cose, a maggior ragione nei confronti dei giovani che nella comprensione non possono neppure fare riferimento alla propria esperienza. Concetti come stipendio lordo, stipendio netto, quattordicesima, tassazione, costituzione ed altro, purtroppo molto altro, sono nozioni che nel linguaggio della politica sono dati per scontati. Nella realtà invece non si dovrebbe dare niente per scontato e soprattutto dovrebbe essere data molta attenzione alle informazioni necessarie per capire l’azione politica, i programmi e le azioni di una classe politica che sembra non capire invece la necessità di un linguaggio che possa avvicinare i cittadini.
Sarebbe molto importante spiegare quello che si dice, facendo riferimento a termini capaci di facilitare la comprensione ed anche permettere che il messaggio possa arrivare alle persone sotto forma di informazione.
A questo proposito sarebbe fondamentale tornare all’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole, la prima forma di apprendimento della politica, ovvero di comprensione della società, della civiltà deve avvenire a scuola per poter costruire quella base culturale necessaria ad un cittadino informato.
La politica invece parla attraverso degli slogan (spesso senza senso), che tendono a colpire le persone (come si dice parlano alla pancia degli elettori, non al cervello), non producendo informazioni o conoscenza ma tendono a costruire un bagaglio di elementi per costruire quel popolo di “tifosi” che si fidelizzano alla propria formazione politica.
Vengono promesse cose irrealizzabili, vengono utilizzati messaggi fuorvianti, ad esempio chi ha detto che il pubblico non funziona bene, ma se nessuno lo fa funzionare bene è evidente che si crea il falso messaggio che a pubblico corrisponde inefficienza mentre a privato corrisponde efficienza. Strano che all’estero il pubblico funzioni…
Come si fa a parlare di tante cose, ad esempio sicurezza, in qualsiasi ambito, stabilizzazione del lavoro, fisco e tassazione, se prima non si ricrea una struttura di controllo che nel recente passato è stata completamente smantellata.
Come si fa ad affrontare un qualsiasi discorso che riguarda la società italiana senza prima scardinare un sistema burocratico che massacra la vita delle persone?
Molto interessante sarebbe scegliere a chi affidare il proprio voto, non sulla base di una simpatia, ma sulla base del programma politico adottato, ed ancora meglio sarebbe andare a vedere, dopo il mandato elettorale, quanto del programma ha effettivamente fatto parte dell’azione politica di ogni partito.
Gli elettori nella realtà hanno un grande potere, quello di decidere chi deve andare a governare il paese, ma per esercitare questo potere, e soprattutto per far si che la politica possa essere ogni giorno migliore, si deve pretendere, attraverso l’espressione del proprio voto, che questa si elevi e si migliori in ogni momento. Non dobbiamo farci imprigionare dagli slogan dei partiti ma dobbiamo esercitare il diritto di pretendere le cose che sono giuste. Solo così potremo crescere come Paese e far crescere la nostra politica che, negli ultimi decenni in particolare, ha raggiunto un livello veramente infimo di rappresentatività del popolo italiano.
Marco Maltesu
Direttore di redazione ilponentino.it
LA LANTERNA – Rubrica a cura di Marco Maltesu
direttore de il PONENTINO