LA FORMA DELLA FELICITA’ – 8.Lino Baldi
Dal 1790 ai giorni nostri, le storie parallele di due famiglie separate dal destino. Un naufragio e un delitto daranno vita a un cerchio che si chiuderà solo dopo tanti anni e molte vite.
Una linea sottile traccia il confine tra sogno e realtà, mentre un filo invisibile lega due terre: Carloforte e Pegli. Il Romanzo a puntate tratto dal libro “La forma della felicità” di Antonello Rivano
8.Lino Baldi
Antonello Rivano
Pegli 1860
Passo dopo passo si gode la passeggiata: è una bella giornata di primavera, la spiaggia con la sua sabbia grossa e scura, le barche dei pescatori tirate a secco. Il bucato della gente del borgo, steso lungo l’arenile, sembra formare dei viali candidi.
Lino Baldi… il comandante Lino Baldi, ha avuto una vita travagliata, anche se ricca di soddisfazioni: anni passati in un orfanotrofio genovese, poi una famiglia del capoluogo ligure si innamora di quel ragazzino dai capelli dallo strano colore, quasi un misto di rosso e biondo. Lo sguardo sempre attento, una sana vivacità che infonde simpatia a prima vista.
I Traverso sono commercianti, non hanno avuto figli e desiderano qualcuno a cui poter passare la loro attività, i loro averi, un domani. Lino non delude i genitori adottivi, si butta a capofitto negli affari di famiglia e ne favorisce l’aumento di volume. Convince il padre a investire anche in una barca da trasporto, presto le barche diventano due, poi tre. Il giovane sembra ardere di un fuoco che lo spinge a fare sempre di più, nel giro di pochi anni la piccola flottiglia aumenta di unità e cabotaggio. Ai tre leudi si uniscono presto anche un paio di imbarcazioni più grandi: Lino è il comandante d’armamento delle Compagnia di navigazione Traverso-Baldi.
Alla morte degli anziani genitori la compagnia conta dieci unità navali. Una volta diventato l’unico erede del patrimonio dei Traverso le cose iniziano a cambiare, come se la buona sorte fosse stata sepolta con l’ultimo dei due coniugi. Alcune transazioni commerciali non vanno a buon fine e una enorme somma di danaro viene così perduta.
Una delle navi più grosse, con un carico di merce pregiata, viene sorpresa da una tempesta e affonda, alcune inadempienze burocratiche rendono vana la copertura assicurativa. Una dopo l’altra le imbarcazioni vengono vendute per coprire i debiti contratti. Baldi non è persona da arrendersi alle sfide che la vita gli lancia, grazie anche alla liquidità ereditata, riesce a salvare la parte commerciale dell’impresa, della compagnia di navigazione gli rimane solo il titolo di comandante.
Ora sotto i suoi piedi non vi è più sabbia, il suo andare lo ha portato su un sentiero in salita. Alla fine del sentiero lo attende il posto dove si trova una persona, una donna. Il cimitero di San Martino è da sempre la meta finale delle sue passeggiate: va a trovare sua madre, Caterina. La tomba è semplice, come tutte quelle della povera gente, Lino sostituisce i fiori appassiti con quelli freschi che ha portato con sé. In fondo non ricorda molto di quella giovane donna.
Gli hanno raccontato, quando era abbastanza grande, di quello che era successo quella maledetta sera, anche se nessuno è stato in grado di dirgli il perché. Lui non serba ricordi di quei momenti, la sua mente ha subito cancellato tutto quell’orrore, per proteggersi da incubi che gli avrebbero segnato tutta la vita. Non ha mai fatto nessuno sforzo per scoprire chi fosse suo padre, lui un padre lo ha, ed è Paolo Traverso, l’uomo che, assieme alla moglie, lo ha cresciuto con amore e in agiatezza. Nicola, o meglio Lino, ha vissuto gran parte della sua vita a Genova. Pegli è rimasta solo un vago ricordo, le sue attività, d’altronde, non potevano che svolgersi nella grande città portuale. Ora che l’età gli consente di avere un po’ più di tempo per sé ha deciso di passare più tempo nel borgo pegliese. L’attività commerciale è rimasta in mano al figlio maggiore, lui con moglie e figlia si è trasferito nella vecchia casa vicino al Varenna, non prima di averla completamente restaurata e ampliata acquistando la casa confinante.
Si sofferma un attimo ad osservare il panorama che ha di fronte: dalla posizione in cui si trova può vedere il mare, un blu intenso che sembra fondersi, all’orizzonte, con il l’azzurro del cielo. Cerca di immaginare il volto di Caterina, lo fa ogni volta che viene a trovarla o, semplicemente, pensa a lei. Ogni sforzo è vano, assieme all’orrore la sua mente ha cancellato anche i volti. Intanto sta scendendo la sera, presto il guardiano gli chiederà di uscire dal cimitero. Un ultimo sguardo all’ umile tomba della madre e a quella vicina. La nonna Teresa è seppellita lì accanto. Come sempre, ritorna nella sua mente la solita domanda: –chissà perché, o per cosa?– Scuote la testa e si avvia verso casa, le sue donne lo stanno aspettando per cena, spera in cuor suo se sia già pronta: non gli piace aspettare.
[Continua…]
La prossima settima: Capitolo 9.Villa Speranza.
I testi tratti dal romanzo di Antonello Rivano “La forma della felicità” (ilmiolibro.it, 2018) pubblicati sul Ponentino possono non corrispondere totalmente con quelli del libro e sono frutto di una rielaborazione dello stesso autore.
Il libro si può ordinare online su ilmiolibro , su Amazon, sui maggiori bookshop online o prenotarlo nelle librerie Feltrinelli di tutta Italia.
La copertina originale dell’opera è del pittore carlofortino Salvatore Rombi
Antonello Rivano
Redattore Capo ilponentino.it
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