LA FORMA DELLA FELICITA’ – 15.Antica Osteria
Dal 1790 ai giorni nostri, le storie parallele di due famiglie separate dal destino. Un naufragio e un delitto daranno vita a un cerchio che si chiuderà solo dopo tanti anni e molte vite.
Una linea sottile traccia il confine tra sogno e realtà, mentre un filo invisibile lega due terre: Carloforte e Pegli. Il Romanzo a puntate tratto dal libro “La forma della felicità” di Antonello Rivano
15.Antica Osteria
Antonello Rivano
Pegli 1970
Giovanni è occupato ai fornelli, nei giorni di chiusura si dedica a creare nuovi piatti, per lui non si tratta di mestiere ma di passione. L’antica osteria è uno dei ristoranti più in voga di Pegli; del vecchio locale appartenuto al bisnonno non resta che il ricordo nel nome. Vengono da tutta la riviera per provare i piatti creati dallo Chef Barbieri. Ora si sta cimentando con una vecchia ricetta ligure a base di stoccafisso. Sotto le sue abili mani il piatto tradizionale si trasformerà in qualcosa di innovativo, un sapiente mix di tradizione e sperimentazione, unito a materie prime di qualità: è quello che ha reso famoso lui e il suo locale.
-Faccio un salto alla pescheria di Luenssìn, ha mandato il garzone a dirmi che gli sono arrivate delle spigole appena pescate.- La moglie Roberta è quella che si occupa della spesa, lei tiene i conti e decide quando e se investire.
È una donna un po’ strana, e da quando è diventata madre il suo carattere è notevolmente peggiorato: lunatica ed imprevedibile. Giovanni avrebbe voluto lasciarle il compito di seguire la sala, come faceva prima del parto, ma è bastata una sola sera: durante la cena, dei clienti abituali avevano chiesto un piatto particolare, capitava spesso che il menù fosse personalizzato, cucito addosso alle esigenze di persone come quelle.
La reazione della donna era stata inspiegabile, aveva risposto in malo modo e aveva messo in piedi una sceneggiata degna del peggior teatro melodrammatico. Il giorno dopo Giovanni si era messo alla ricerca di un maître di sala. Vi furono parecchie persone che risposero all’offerta di lavoro, e la scelta cadde su un trentacinquenne che aveva parecchia esperienza e risultava professionale e simpatico allo stesso tempo: perfetto per quell’impiego.
-Dov’è la bambina?- Il cuoco sta finendo di guarnire il piatto, è soddisfatto ma il pensiero va alla piccola Elena.
-L’ho portata dai tuoi genitori.
-Mio padre sarà contento allora, quei due hanno un feeling particolare.
-Già, la porterà in spiaggia, si inzupperà e prenderà un raffreddore, e io dovrò stare con lei a casa.
I rapporti tra la moglie e i genitori di lui non sono mai stati idilliaci. L’astio di lei è in particolare nei confronti del padre, cosa del resto ampiamente contraccambiata. L’uomo, infatti, non sopporta come la nuora tratta la bambina, il suo pessimismo e vittimismo lo irritano.
-Hai controllato i conti? Io non ci capisco un granché ma mi sembra che qualcosa non quadri. Con gli incassi di questi ultimi giorni dovremmo avere di più in banca.
-Sì, è tutto a posto, ho dovuto saldare alcuni vecchi conti di cui non avevo ancora le fatture.
-Se lo dici tu allora sto tranquillo, sei tu la contabile di casa, per me i numeri sono sempre stati un gran mistero.
Nonno Beppe, come lo chiama la nipote, sta parlando con altri anziani signori, sembra non badare alla piccola che sta giocando con i gusci di alcune conchiglie, seduta appena un po’ più in là del bagnasciuga. In realtà non la perde d’occhio un solo istante, la piena libertà di cui gode Elena è solo apparente, l’occhio vigile del nonno valuta ogni rischio.
La piccola è abituata così a vivere quelle ore, a contatto con il mare. Ha imparato da piccolissima a nuotare, l’acqua salata sembra il suo elemento naturale. La sabbia, quello che nasconde e le regala, sono i suoi compagni di gioco. Ora ha le conchiglie in mano, le fa parlare tra di loro: Beppe non riesce che a cogliere che qualche parola del dialogo immaginario. Sorride divertito alle faccine buffe che la piccola fa ogni tanto.
-È ora di tornare a casa.- Il nonno prende per mano la nipotina, Elena non è molto contenta di lasciare il mare, il suo gioco con le conchiglie non era ancora finito.
-Posso portarle a casa tua? Mamma non vuole che io porti da noi le cose che trovo in spiaggia.
-Certo principessa, ogni suo volere è un ordine.
Hanno lasciato la spiaggia, si avviano verso casa, il largo spiazzo iniziale si trasforma in uno dei tipici carruggi liguri: due file di alti edifici, di quattro e cinque piani, poco distanti tra di loro, il sole fatica a far arrivare i suoi raggi sin sul selciato. Una fresca ombra abbraccia e protegge dal calore estivo.
-Nonno cosa c’è scritto lassù?- Elena indica la targa con il nome della via dove abitano i nonni.
-Via Carloforte, è il nome della strada.
-Cos’è Carloforte?
-Carloforte è un paese lontano, si trova su un’isola piccolina alla fine di un’altra grande grande.
-E cosa c’è a Carloforte?
È difficile stare dietro a quella creaturina curiosa, ha iniziato una delle sue solite catene ininterrotte di domande. Nonno Beppe è dotato di una pazienza infinita, senza tener conto del bene profondo che vuole a quella bambina.
-A Carloforte ci sono i nostri fratelli, gente che è partita tanti anni fa da Pegli. A Carloforte parlano come noi.
-Mi porti a Carloforte nonno?
-Un giorno ci andremo.– Il vecchio sa che difficilmente potrà mantenere quella promessa, la sua salute oramai è cagionevole ed Elena è troppo piccola.
Sarebbe il suo sogno quel viaggio. Per lui, come del resto per la maggior parte di quelli che abitano nella parte vecchia di Pegli, Carloforte è un esempio da seguire, gente che nonostante i secoli, e le mille difficoltà, ricorda le proprie radici. I carlofortini hanno saputo tenere intatte le tradizioni e il dialetto di origine, cosa che oramai si sta perdendo in tutta la riviera ligure.
Il cuoco sta ultimando i preparativi per la cena, attende il maitre di sala, che stranamente è in ritardo. Non era mai successo da quando aveva preso servizio al ristorante. Anche la moglie è in ritardo, avrebbe dovuto andare a prendere la bambina dai nonni. Di solito passa per fargliela salutare prima di portarla a casa. Il ritardo si protrae, tra poco arriveranno i primi clienti. Giovanni inizia ad essere in ansia, forse è successo qualcosa al giovane, magari anche la moglie ha avuto problemi con la bambina. Chiude la porta dell’esercizio, i genitori non abitano distanti, vuole sincerarsi che non ci siano problemi.
-Tua moglie non è ancora venuta, la piccola sta dormendo, era stanca e l’abbiamo fatta coricare.
-Dove sarà andata? Questa volta mi sente, ne ho abbastanza delle sue stranezze.- Il cuoco è combattuto tra l’ansia per la moglie e la preoccupazione per il suo ristorante, oramai è ora di aprire.
-Io vado a lavorare, anche il capocameriere non si è ancora visto, cerco d’iniziare il servizio in ogni caso.
Nonno Beppe non risponde al figlio, ora inizia a pensare che le voci che gli sono arrivate siano vere. Qualcuno ha visto la nuora assieme al capo cameriere, il loro atteggiamento sembrava un po’ troppo intimo.
–Lascia qua Elena, magari Roberta ha avuto un contrattempo.-
Giovanni l’indomani dovrà rendersi conto di aver perso due cose: una moglie e il conto in banca. Prima di fuggire con il maître, Roberta ha prelevato sino all’ultima lira.
[Continua…]
La prossima settima: Capitolo 16.Domenica di Pasqua
I testi tratti dal romanzo di Antonello Rivano “La forma della felicità” (ilmiolibro.it, 2018) pubblicati sul Ponentino possono non corrispondere totalmente con quelli del libro e sono frutto di una rielaborazione dello stesso autore.
Il libro si può ordinare online su ilmiolibro , su Amazon, sui maggiori bookshop online o prenotarlo nelle librerie Feltrinelli di tutta Italia.
La copertina originale dell’opera è del pittore carlofortino Salvatore Rombi
Antonello Rivano
Redattore Capo ilponentino.it
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