Ahmad Mustafa Husayn, il bey di Tunisi, figlio di una schiava carlofortina, che abolì la schiavitù – a cura di Antonello Rivano –Parte terza
Ahmad Mustafa Husayn, Il 23 gennaio del 1846 , con un decreto, aboliva definitivamente la schiavitù della Reggenza di Tunisi. Nato nel 1806 salì al trono, dopo la morte del padre, nel 1837, morì a soli quarantanove anni. Figlio di una tabarchina nativa di Carloforte, Francesca Rosso, catturata ancora bambina durante la razzia di Carloforte del 1798. Nella sua pur breve reggenza fece grandi sforzi per accreditare agli occhi del mondo l’autonomia e il prestigio della Tunisia, cercando di farne un paese avanzato.
Da uno scritto del Prof.Fiorenzo Toso (Arenzano, 20 febbraio 1962 – Arenzano, 24 settembre 2022)
del 23 gennaio 2022:
Credo di avervi già importunato con la rievocazione della figura di Ahmad I ibn Mustapha bey (1806-1855), sul quale ritorno oggi approfittando dell’anniversario di una delle sue opere più meritorie, l’abolizione definitiva della schiavitù nella Reggenza di Tunisi con decreto del 23 gennaio 1846, in anticipo su paesi come l’Impero Ottomano, la Francia e gli Stati Uniti. Ma se ne parlo è soprattutto, in questa circostanza, per ricordare che sua madre, lalla Jannati era in realtà una tabarchina, Francesca Rosso, fatta schiava ancora bambina nell’incursione che nel 1798 comportò la deportazione di un gran numero di abitanti di Carloforte nel paese africano. Non tutti rientrarono in Sardegna dopo il riscatto nel 1803, andando ad aggiungersi alla nutrita colonia di tabarchini che dal secolo precedente si era costituita a Tunisi, aumentata in particolare dopo il 1741, quando con lo smantellamento del vecchio insediamento genovese i superstiti abitanti furono deportati nella capitale, riuscendo col tempo ad affrancarsi. A Tunisi ai primi dell’Ottocento vivevano almeno un migliaio di tabarchini liberi, che esercitavano i più diversi mestieri svolgendo soprattutto un ruolo importante di mediazione con i mercanti europei. Molti di questi ultimi erano a loro volta genovesi, che avevano costituito una importante lobby economica.
Nel mio libro (https://www.ediorso.it/il-mondo-grande.html/) parlo a lungo dell’uso del genovese come lingua commerciale in uso a Tunisi, dove secondo diverse testimonianze si era esteso anche a membri della comunità mercantile europea di altre origini. Fu proprio sotto il governo illuminato di Ahmad I, il cui principale consigliere era un tunisino di origine chiavarese, Giuseppe Raffo (1795-1865), che il genovese di Tunisi conobbe la sua maggiore diffusione: Raffo, concessionario delle tonnare tunisine, si circondò soprattutto di tabarchini e genovesi sia nelle sue attività imprenditoriali che in ambito politico. Il genovese di Tunisi iniziò a conoscere una lenta decadenza a partire dall’istituzione del protettorato francese (1881-1883), che comportò la “naturalizzazione” dei tabarchini e dei genovesi di Tunisi, e la conseguente adozione da parte loro della lingua francese anche nelle relazioni familiari e interne al loro gruppo. Contemporaneamente, l’immigrazione dalla Sicilia introdusse nel paese una nuova, importante comunità che parlava un’altra delle lingue d’Italia, che si affiancò a un’altra componente, quella degli ebrei di provenienza livornese. Le ultime testimonianze che sono riuscito a trovare del genovese di Tunisi risalgono comunque ai primi del Novecento e forse ancora ai decenni immediatamente successivi. Dopo il recupero dell’indipendenza della Tunisia, nel 1957, i tabarchino-genovesi furono “rimpatriati” in Francia, dove vivono tuttora i loro discendenti, che mi hanno raccontato storie di grande interesse sulle vicende di questa comunità.
Nelle immagini, Ahmed I bey, Giuseppe Raffo, la fortezza di Tabarca in una rappresentazione del sec. XVII, una testimonianza ottocentesca sull’uso della lingua tabarchina a Tunisi e un momento della mattanza a Sidi Daud, la più importante tonnara tunisina, in concessione fino ai primi del Novecento alla famiglia Raffo.
Fiorenzo Toso
FINE
Si ringrazia Salvatore Borghero per la consulenza riguardo i dati storico anagrafici
Già pubblicati:
- Parte prima. Ahmad Mustafa Husayn, il bey di Tunisi, figlio di una schiava carlofortina, che abolì la schiavitù (parte prima)/Francesca Rosso: da schiava a sposa e madre del bey
- Parte seconda. Francesca Rosso: Lalla Jannati Beya, la storia vera, il giallo delle due Jennet e l’eredità contesa
- Parte terza. Ahmad il “Bey carlofortino”: un sovrano illuminato
Letture Consigliate:
“Gli schiavi carolini catturati nel 1798” di Daniele Agus e Salvatore Borghero (L.Editrice, 2010)
“Il Bey Carlofortino” Romanzo storico di Salvatore Ventura (Blurb editore, 2017)
“Storia di Carloforte-Documenti e appunti” di Enrico Maurandi – Associazione Culturale Saphyrina Carloforte (Fausto Lupetti editore, 2013)