Storia ed antropologia del territorio a cura di G.Walter Cavallo
Ottenute le autorizzazioni necessarie dall’Archivio DURAZZO-GIUSTINIANI alla pubblicazione di alcune immagini relative alla ricerca da me effettuata, in quest’articolo introduttivo, è mia intenzione far conoscere che cosa rappresentano questi “registri” e quale era la procedura da seguire per visitare il parco privato Pallavicini, denominato in seguito Durazzo-Pallavicini.
Nei primi anni Cinquanta dell’Ottocento, Pegli diventa una località balneare molto nota e tutte le guide italiane ed estere dell’epoca consigliano la visita del parco di villa Pallavicini. Il parco assurge così a importante polo di richiamo in grado di attirare persone provenienti da vari Stati della penisola e da diversi Paesi europei (Francia, Germania, Svizzera, Inghilterra e Russia), e anche dalle Americhe.
L’accesso al parco viene organizzato e gestito secondo criteri propri del turismo moderno. Per essere ammessi è necessario richiedere apposita autorizzazione; durante la visita è prevista l’assistenza di un accompagnatore in grado di fornire le necessarie delucidazioni e soddisfare le curiosità del visitatore, a cui viene proposto l’acquisto di eleganti souvenirs.
Nel 1856 viene ultimata la ferrovia Genova – Voltri e Pegli diventa comodamente raggiungibile da Genova in soli venti minuti (contro i novanta con l’omnibus) e la presenza stessa della ferrovia costituisce un ulteriore elemento di richiamo per i forestieri, tanto da farla diventare la prima località ligure di fama internazionale. Inizialmente la visita al parco e all’orto botanico assume il carattere di una escursione giornaliera, anche a causa della mancanza di un’adeguata offerta ricettiva, poi la sola presenza di tali attrazioni concorre ad attirare su questo piccolo centro l’attenzione delle élite forestiere, ponendo così le premesse per lo sviluppo di ulteriori forme di valorizzazione del territorio.
In breve tempo Pegli viene scelta da aristocratici e alto borghesi stranieri per trascorrervi i mesi invernali, mentre le ricche famiglie liguri, piemontesi e lombarde vi giungono nella stagione estiva per i bagni di mare. Prende così avvio un periodo di sviluppo turistico che si protrae sino alla vigilia della grande Guerra.
Circa il cosiddetto “registro dei visitatori”, così come appare scritto in carattere gotico nel frontespizio di uno dei primi libri consultati, cominciamo col dire che in realtà si tratta di fogli in bianco, spesso rigati, rilegati e messi a disposizione dei visitatori, i quali hanno apposto la propria firma, espresso un pensiero circa la visita appena effettuata, oppure sul mecenate che ha fatto costruire un vero “Paradiso in Terra”, poesie ed altro ancora. Di tutto questo vi darò conto.
Nei prossimi articoli scriverò sul numero dei libri, darò informazioni sulle rilegature e le variazioni avvenute nel tempo, esaminerò gli eventi annotati, trascrivendo alcune frasi e citando visitatori illustri.
Le immagini relative al “Registro dei visitatori della Villa Pallavicini” sono pubblicate su autorizzazione dell’ Archivio DURAZZO-GIUSTINIANI all’autore Dott. G.Walter Cavallo e a “il PONENTINO” per la serie di articoli relativi alla storia della villa e della sua fruizione turistica – Sono vietati ogni altro uso e riproduzione World Copyright-
Giacomo Walter Cavallo
Dopo 35 anni di lavoro bancario. a sessant’anni, ha conseguito la Laurea in Storia Moderna e contemporanea e di seguito la Laurea Magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia all’Università degli Studi di Genova. Svolge attività di volontariato in ambito educativo e formativo come socio presidente dell’Organizzazione di Volontariato “Seniores Liguria”. E’ membro del direttivo dell’Associazione di Promozione Sociale “Amici di Villa Durazzo Pallavicini”
(la foto del tondino è tratta da uno scatto di Angelo Lavizzari)
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