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A Pegli l’arte millenaria dei “Rissêu” con Gabriele Gelatti

Associazione Pegliflora, in collaborazione con la Scuola Conte, presentano la conferenza:
“I mosaici di ciottoli a Genova, forma vivente di una tradizione millenaria” a cura del maestro Gabriele Gelatti, esperto e restauratore di Rissêu. Sabato 18 Febbraio 2023, ore 16 Sala Conte, Via Cialli 6D, Genova Pegli ingresso libero e gratuito

Gabriele Gelatti “ultimo erede degli antichi maestri

Di Antonello Rivano

Ho incontrato per la prima volta Gabriele Gelatti a settembre del 2020, quando stava restaurando il “Rissêu” del chiostro della Certosa di Genova Rivarolo, in occasione di un servizio per Polis Sa Magazine e lo intervistai.

L’incontro con Gabriele è stato “illuminante”. Quando senti parlare di “ultimo erede degli antichi maestri”, così lo ha definito anche “Il Secolo XIX”, magari ti aspetti di trovarti di fronte a una persona altera, con l’aria da saggio artista, tronfio del suo sapere. Poi lo vedi da lontano, accovacciato sul “suo” mosaico, una pila di ciottoli neri e una di bianchi al suo fianco, i famosi “Rissêu” che danno il nome a questo singolare tipo di mosaico, la mazzetta in mano, con i suoi abiti da lavoro le tracce della polvere e della malta che è stata “ricostruita” identica a quella usata in origine, e ti commuovi.  Lo vedi, dicevo, intento a “curare” un paziente che racchiude in sé storia, arte e, perché no, anche un filo di mistero, non con un bisturi ma con trapano e martello di gomma.

Rissêu è il nome genovese dell’acciottolato, cioè di una pavimentazione in mosaico di ciottoli, lasciando sottinteso il termine “astrego”, lastricato. E’ un particolare mosaico di ciottoli che si è sviluppato in Liguria a partire dal 1400 circa fino alla metà del ’900, con momenti di particolare fortuna tra il 1700 e il 1800, legato al paesaggio, agli spazi dei sagrati liguri, agli specifici materiali naturali presenti nelle spiagge, alle caratteristiche della religiosità popolare e della tradizione nobiliare.

Prende lo stesso nome del ciottolo che lo compone, il “rissêu” appunto, il sasso arrotondato trascinato dalla corrente di un ruscello oppure dalla risacca della spiaggia. Il nome è onomatopeico, potrebbe probabilmente derivare dal francese “ruisseau. Ancora oggi per fortuna sono decine e decine le testimonianze di questa tecnica, sparse per tutta la Liguria, da ponente a levante, sia sulla costa che nell’entroterra, con differenze tra zona e zona per i materiali utilizzati.

Gelatti è laureato in lettere con tesi sulla storia del cinema. Il lavoro che si è scelto è frutto di altro, non si impara sui libri, è un mix di arte e artigianato, un sapere antico tramandato da maestro ad allievo. Il nostro artista lo ha appreso dall’ultimo dei maestri liguri, Armando Porta, che ha lasciato alla Liguria un patrimonio inestimabile.

Le cose, dai tempi del suo maestro sono cambiate, allora si potevano raccogliere i ciottoli senza limiti, ora per raccogliere quelli necessari a sostituire quelli mancanti del Chiostro della Certosa occorrono permessi dalla Regione e del Demanio.

Mi viene in mente quello ho letto su un articolo de “Il Secolo XIX”, una dichiarazione di Gelatti: “Quello che mi affascina di questa tecnica è che le tessere di un mosaico le puoi fare su misura, i ciottoli no, te li regala la natura e tu li puoi solo scegliere, prendendo quello che è adatto per un particolare dettaglio”, ora, dopo averlo visto all’opera, capisco sino in fondo quelle parole.

Particolari del “Rissêu” del chiostro della Certosa di Genova Rivarolo

Mi ricordo la sensazione che provai al termine dell’intervista che conclusi così: “L’ultimo allievo degli antichi maestri” ci saluta e ritorna e inginocchiarsi sul lavoro interrotto. Lo associo agli antichi monaci che hanno calcato quei ciottoli, li immagino inginocchiati e raccolti in preghiera. In fondo sono stati loro a paragonare il lavorare al pregare, ed è un tratto comune anche ad altre religioni. Lasciamo quei luoghi con una speranza, che la parola “ultimo” sia cancellata e che l’allievo si trasformi in “maestro”, magari sostituendo “antichi” con “grandi”, perché Gabriele Gelatti “grande” lo è già.