I Giardini John Lennon di Multedo, ovvero l’unico e vitale punto di aggregazione del quartiere, saranno distrutti tra qualche mese
Di Alberto Bruzzone
È la storia che nessuna istituzione, nessun addetto ai lavori, nessuno di nessuno, a parte un manipolo di persone che hanno ancora voglia di combattere per queste strade, vi racconta.
Tra qualche mese, presumibilmente all’inizio del 2024, i Giardini John Lennon, ovvero l’unico e vitale punto di aggregazione del quartiere (concetto che va ribadito), saranno distrutti per far posto al nuovo tracciato del casello autostradale di Genova Pegli. Distrutti e mai più ricostruiti come prima, per un’opera che Autostrade per l’Italia definisce “di interesse pubblico”, al punto da passare senza porsi alcun problema sopra a qualsiasi testa, sopra a qualsiasi logica, sopra a qualsiasi proprietà, sia privata che pubblica.
Sopra e pure sotto, visto che ai Giardini John Lennon, proprio nello spiazzo principale, verrà scavato un tunnel che poi uscirà direttamente sull’Aurelia, attraverso le aree ex Eni. È vero: l’attuale casello di Genova Pegli è provvisorio da oltre cinquant’anni e la popolazione a gran voce ha sempre chiesto una soluzione dell’atavico problema. “Il nuovo casello ce lo chiede la popolazione”, hanno ripetuto i tecnici di Aspi negli incontri che hanno tenuto sinora.
Benissimo: ma la popolazione non vi ha chiesto di distruggere l’unico spazio di socialità del quartiere, l’unico dove i bambini giocano, dove ci sono scivoli e altalene, dove c’è un gioco di recente collocazione e dove c’è una panchina rossa in memoria delle donne vittime di violenza.
La violenza è quella che si fa ai cittadini imponendo un progetto che non è mai stato condiviso sul territorio, e che mentre prosegue il suo inesorabile iter continua a stare nel chiuso di qualche cassetto. Che cosa aspettano Aspi, il Comune di Genova e il Municipio VII Ponente a organizzare un incontro pubblico per estendere queste decisioni anche alla cittadinanza? Perché si lascia alla pubblica opinione solo e soltanto la narrazione che il nuovo casello è cosa buona e giusta, propagandata dai soliti e sempre più sparuti, isolati e macchiettistici amici degli amici?
No, il casello così com’è fatto non è cosa buona e giusta. E lo sapete perché? Perché sarà l’ennesima servitù per il quartiere e perché la vecchia viabilità attraverso via dei Reggio non verrà soppressa e continuerà a essere quella a disposizione dei mezzi pesanti in entrata a Carmagnani. Via dei Reggio vedrà forse alleggerito ma non eliminato il problema dei mezzi pesanti, la curva stretta a gomito rimarrà, l’inquinamento rimarrà, il disagio rimarrà.
Quel che non rimarrà sono i Giardini John Lennon, quel che non rimarrà sono quelle strutture sportive che stavano per rinascere sotto una nuova gestione, quelle stesse strutture sportive che erano fondamentali anche per la vicina scuola elementare Alfieri, un altro fronte di criticità non da poco in questo martoriato quartiere.
Pensavate che il nuovo casello fosse una cosa ben fatta? A ben vedere non lo è, a meno che gli addetti ai lavori non verranno in breve tempo a spiegare il contrario. E lo dovranno fare con motivazioni serie e concrete, che vadano al di là dei soliti render e delle tante chiacchiere.
Multedo chiedeva opere di compensazione. Che cosa ha ottenuto? Un palazzetto dello sport al posto di una piscina che era un fiore all’occhiello (e chissà se sarà omologato per le competizioni agonistiche, è una partita tutta da comprendere), un semaforo completamente inutile (anzi pericoloso), uno spostamento dei depositi costieri sempre più improbabile (alla luce dei recenti avvenimenti), l’arrivo delle riparazioni navali al porto petroli e un nuovo casello che si mangerà quel poco di buono che era stato conquistato dai suoi cittadini: dei giardini con panchine, giochi e alberi.
C’è una vecchia canzone degli anni Settanta che a un certo punto fa così: “You can wear a mask and paint your face, You can call yourself the human race, You can wear a collar and a tie, One thing you can’t hide, Is when you’re crippled inside”, puoi indossare una maschera e dipingere il tuo viso, puoi definirti la razza umana, puoi indossare un colletto e una cravatta, ma una cosa non puoi nascondere, è quando sei marcio dentro.
Sembra la miglior colonna sonora di questa paradossale situazione.
Sapete chi l’ha scritta? John Lennon.
Ps. Se qualche consigliere municipale o comunale volesse interessarsi di questa vicenda, l’Associazione Comitato Quartiere di Multedo sarà ben lieta di ricevere aiuto e assistenza.
Alberto Bruzzone
Giornalista professionista dal 2007. Prima ancora, giornalista pubblicista dal 2002. Svariate esperienze nel campo giornalistico, in molteplici settori: spettacoli e cultura, cronaca di quartiere, cronaca politica, economia. E’ stato Capocronista del Corriere Mercantile. Attualmente giornalista presso: “La Repubblica“, “Tuttosport” e “La voce di Genova“