La voce delle Confraternite – Rubrica di storia, arte, informazioni e notizie dalle confraternite e oratori liguri a cura di Lorenzo Bisio e Antonello Rivano
Il 28 luglio 1607, festa dei SS. Nazario e Celso, la Confraternita intitolata ai due santi evangelizzatori di Genova inaugurava il suo oratorio costruito ristrutturando la vecchia chiesa parrocchiale di Multedo.
Richiamiamo alcune date significative della vita dell’antica chiesa parrocchiale e dell’Oratorio
Una tradizione fa risalire ai primi secoli della cristianizzazione della Liguria la costruzione a Multedo di una chiesa dedicata ai SS. Nazario e Celso.
La chiesa dipendeva dalla Pieve di Santa Maria Assunta di Palmaro e divenne sede della parrocchia di Multedo tra il 1100 e il 1200.
1560 Non sono stati ad oggi ritrovati documenti che attestino l’anno in cui fu istituita a Multedo la Confraternita dei SS. Nazario e Celso.
Il parroco Don Luigi Montaldo nel numero unico del bollettino parrocchiale del 1960 (pp. 11-12), richiamata tale mancanza, scriveva che “con una certa quale approssimazione possiamo però affermare che il 1560 segna l’inizio della Compagnia dei Disciplinanti” che in quell’anno si riunirono per la prima volta in una piccola Chiesa con annesso un Convento, che si trovava nella parte occidentale di una terra detta “Campora” nei terreni della villa Lomellini.
Don Montaldo, richiamandosi ad una vecchia tradizione e sulla base di alcuni “segni” ancora presenti nel 1960, individuava tale chiesa nella “casa colonica abitata dalla famiglia Chiappori Giuseppe fu Carlo”. La casa fu distrutta pochi anni dopo per la costruzione dei depositi petroliferi.
1582 La presenza a Multedo dell’oratorio (o “Casaccia”) dei SS. Nazario e Celso è attestata anche dalla citazione riportata nel libro dei decreti di Mons. Bossio, visitatore apostolico della diocesi genovese nel 1582.
Da notare che Mons. Bossio usa l’espressione “oratorio o casaccia” ad indicare che era presente più di una confraternita: nel caso di Multedo doveva esserci anche quella di Sant’Isidoro. Come noto, con il termine “casaccia si intende un aggregato di più confraternite riunite in una sede comune, l’oratorio, in uno stesso itinerario processionale e partecipanti, quasi sempre su un piano di parità, al governo e all’amministrazione della casaccia”. Nel libro sono citati come presenti nel territorio della parrocchia di Multedo anche, naturalmente, la chiesa parrocchiale dei SS. Nazario e Celso e la chiesa “regularium”, cioè del monastero carmelitano di Santa Maria di Monte Oliveto, la cui costruzione doveva essere nel più breve tempo possibile terminata.
12 Luglio 1584 Terminata la costruzione della chiesa conventuale dedicata alla Natività di Maria SS.ma, con un decreto di Mons. Clemente Polito, vicario generale dell’Arcivescovo di Genova Cipriano Pallavicino, vi veniva trasferita la titolarità della Parrocchia «coi suoi redditi, reliquie, campane e ornamenti» e la chiesa assumeva come contitolari i SS. Nazario e Celso. 18 Dicembre 1584, con atto notarile la vecchia Chiesa parrocchiale è ceduta al patrizio genovese Bartolomeo Lomellini, in segno di gratitudine, per avere contribuito alla costruzione e all’abbellimento della nuova.
La concessione aveva luogo a determinate condizioni e, precisamente, che la Chiesa continuasse ad essere totalmente dedicata al culto divino, che in nessun modo fosse adibita a usi profani e che, quando possibile, venisse ceduta alla Confraternita. Nell’Archivio parrocchiale si conservano le copie dell’atto notarile e del decreto di Mons. Polito.
4 maggio 1586 Viene steso l’atto notarile con il quale Bartolomeo Lomellini cede la vecchia chiesa alla Confraternita che dà in cambio il proprio vecchio oratorio; il successivo 7 maggio veniva approvato lo scambio con licenza del Papa Sisto V. L’atto originario della permuta vecchia chiesa – vecchio oratorio del 4 maggio 1586 fu redatto dal notaio Geronimo Narino in due momenti successivi: dapprima all’ora terza (cioè le 9) dopo la celebrazione degli “uffici divini” “in dicto Oratorio” (cioè nella vecchia sede della Confraternita) “in Rectoria Multedi Capitaniatus Vulturi”, e, poco dopo, davanti alla facciata della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria di Monte Oliveto “in dicta villa Multedi”.
Alla prima fase presenziarono per la confraternita il Priore e il Vice priore (Dominus Baptista Moneardinus Prior confratrum et Oratoriy Sanctoum Nazariy et Celsi dictae villae Multedi ac Antonius Pomarius subprior) e 10 Consiglieri (Vincentius Pomarius, Guglielmus Fassia, Stephanus Castellus, Lazarus Fassia, Dominicus Fassia, Quilicus Moneardinus, Baptista Merellus, Hieronimus Granaria, Bartolomeus Rombus ac Joannes M.a Pomarius)
e, in rappresentanza di Bartolomeo Lomellini presente solo nella fase conclusiva a Monte Oliveto, il Sig. Agostino Campora.
Steso, come per ogni altro atto ufficiale del tempo, in latino, il testo propone le espressioni e l’articolazione tipiche di un documento (“instrumentum”) notarile.
Poiché non tutti gli intervenuti alla stesura dell’atto comprendevano il latino e poiché era necessario che tutti i soggetti interessati ne comprendessero il contenuto, il notaio in due punti precisa che ne è stata data lettura traducendo in lingua volgare parola per parola. Il documento si apre con un richiamo al contenuto del precedente atto del 18 dicembre 1584 e contiene la descrizione dei due oggetti del baratto con riferimenti particolari che, per il vecchio oratorio entro la villa dei Lomellini, non sono oggi più individuabili, perché la zona a monte dell’autostrada e della villa Carmagnola è stata occupata dagli anni sessanta del Novecento dai depositi petroliferi.
1604-1606 Padre Agostino Schiaffino, che fu presente nel Convento di Monte Oliveto dal 1591 e per i primi quattro decenni del Seicento, annota nella sua “Cronaca” che nel 1606 “i Confratelli dell’Oratorio de’ SS. Nazario e Celso compiscono la fabbrica di esso Oratorio cominciata due anni prima su la fabbrica vecchia, che di prima fu la chiesa parrocchiale di detto luogo di Multedo” e precisa con “aggiunta del coro da fondamenti” (Cfr. Cronaca, f. 72 e f. 14 r. aggiunto nel 1754).
Della vecchia chiesa è dunque conservata l’abside, sono utilizzati i muri perimetrali, è demolito il campanile sino al primo piano, è costruito dalle fondamenta il coro. Sulla base della descrizione che ne fa l’atto di cessione e di quanto precisato dallo Schiaffino (“aggiunta del coro dalle fondamenta”), si può affermare che la vecchia chiesa fosse più corta di circa 6 metri e che tra la sua facciata, posta in una posizione più arretrata, e la salita ci fosse una piazzetta che fungeva da sagrato, ove la piccola comunità poteva riunirsi a “parlamento”, utilizzando quasi certamente sedili ombreggiati da qualche grande albero. Il piccolo locale quadrato (di lato m 1,50 ed alto m. 3,50), cui si accede dalla vecchia sacrestia e che è adiacente all’abside, è certamente la base del campanile della vecchia chiesa.
La possibilità di demolire il campanile sino all’altezza dei muri perimetrali della Chiesa è indicata nell’atto del 1584 di cessione al Lomellini. (Cfr. Cronaca, f. 54)
Il 28 luglio 1607, festa dei SS. Nazario e Celso, segna l’inizio Solenne dell’attività della Confraternita nell’Oratorio rinnovato.
[Continua…]
-Studio a cura del Prof. Zavattoni Silvio Storico della Confraternita di dei SS. Nazario e Celso di Multedo pubblicato nel 2011-