E parolle do Messiavo – Alle origini della parata e delle tradizioni genovesi – Rubrica a cura di Nino Durante

PAROLE TERMINANTI IN “E

Questa volta ci occupiamo di quelle parole (“parolle”, così come succede per altri termini, in genovese si può anche scrivere diversamente e cioè “pòule”) che non sono arcaiche o quantomeno in disuso ma hanno una particolarità che va rispettata, cosa che il messiavo naturalmente fa con regolarità. La regola aurea, in questo caso specifico, recita: tutte le parole che al singolare terminano con la lettera E, al plurale mantengono la E. Quindi avremo

1) una noce = ‘na noxe / due noci = due noxe (infatti si dice fighe e noxe e non fighe e noxi.)

2) una valigia = ‘na valixe / tre valigie = træ valixe

3) una notte = ‘na neutte / sei notti = sei neutte

4) una luce = ‘na luxe / tante luci = tante luxe

5) una chiave = ‘na ciave / dammi le chiavi = damme e ciave

6) una lepre = ‘na levre / due lepri = due levre

7) una pernice = ‘na pernixe / tre pernici = træ pernixe.

Infatti, se parlate con un cacciatore, naturalmente nostrano, non vi dirà mai ho ammassòu due levri e træ pernixi, ma dirà due levre e træ pernixe. Questo non per rispettare la regola, di cui non conosce neppure l’esistenza, ma perché la regola i cacciatori ce l’hanno nel loro DNA. Ma continuiamo nella nostra carrellata.

8) una volpe = ‘na vorpe / tante volpi = tante vorpe

9) un cinghiale = un cinghiale / sei cinghiali = sei cinghiale. ALT!!! Sei cinghiale proprio non mi convince. Infatti al plurale fa come in italiano cinghiali.  E allora la regola non vale sempre, e se non vale sempre che regola è? Tranquilli, tutto a posto! La regola è, come già detto, aurea cioè indiscutibile, solo che non vi ho detto (e l’ho fatto di proposito) che si applica solo con le parole di genere femminile. Quindi potremo andare tranquillamente a caccia de cinghiali, parlare con tréi prævi (singolare præve), farsi rancâ duî denti (singolare dente) E così via.

Allegri!!

Nino Durante
(Informazioni sull’autore)
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