Di Antonello Rivano

Carloforte nasce nel 1738 e, per una sorta di convenzione, la data del “compleanno” è quella del 17 aprile, anche se si dovrebbe retrodatare intorno al mese febbraio, mese durante il quale nell’Isola di San Pietro sbarcarono i primi coloni e si iniziarono i lavori per la fondazione.

Di solito vengono ricordati come fondatori i discendenti dei liguri che nel ‘500 partirono dalla zona Porticciolo di Pegli per pescare corallo a Tabarca, in Tunisia. Dimenticando spesso le famiglie che partirono direttamente da Pegli nel 1738 per fondare quella che a tutti gli effetti può ancora considerassi un lembo di Liguria, ancor meglio di “Ponente Genovese” in terra sarda.

Quella dei Tabarchini è una storia che a volte abbiamo sentito raccontare come se fosse una favola ma che in effetti è stata una dura avventura vissuta da gente di una tempra straordinaria, che ha patito la fatica al servizio di nobili genovesi, i Lomellini. Nobili, che non hanno esitato a lavarsene le mani quando i banchi di corallo tunisini iniziarono a d esaurirsi e i rapporti tra l’impero ottomano e la Serenissima andarono a incrinarsi. Persone che vivevano su quello che era poco più di uno scoglio, dove avrebbero potuto essere ospitate al massimo mille di loro, mentre nei primi anni del settecento se ne contavano già duemila.

Gente che non ha esitato ad accogliere l’invito del Re di Sardegna Carlo Emanuele III che donava loro un’isola, un luogo disabitato ma che per la sua conformazione ricordava tanto la terra ligure.

A Genova, anche se pure questo non viene spesso raccontato, resta un simbolo di quel lavoro, di quei sacrifici, di quel sudore, ma soprattutto di chi tutto questo ha sfruttato per ancor più arricchirsi, una chiesa: La Basilica della Santissima Annunziata del Vastato, che i Lomellini resero grandiosa nel seicento con il tre per cento dei proventi del commercio del Corallo.

1Nel 1783 Agostino Lomellini, ultimo esponente della famiglia, già doge della Repubblica di Genova dal 1760 al 1762, ottenne dal papa Pio VI che la chiesa fosse dichiarata parrocchia gentilizia dei Lomellini, ma fu solo per pochi anni: con la sua morte nel 1794 il casato si estinse.
(1)Fonte Wikipedia

Liguri, pegliesi, gente che che in seguito hanno patito la schiavitù in terra africana, quando Tabarca fu invasa nel 1741, e tutti quelli che non erano partiti per la Sardegna presi in cattività. O quando Carloforte venne depredata e messa a ferro e fuoco nel 1798, più di mille persone messe in catene e caricate sulle imbarcazioni dei pirati barbareschi, altre uccise. Vicissitudini che probabilmente poco interessarono quelli per cui quella gente aveva lavorato.

Cosi come racconta padre Stefano Vallacca, nelle sue “Memorie“, lui stesso protagonista della lunga e non facile operazione di riscatto degli schiavi . Indubbiamente è questo l’argomento che campeggia nelle Memorie: Vallacca vuole anzitutto raccontare le tribolazioni di una piccola comunità vittima innocente e al tempo stesso delle ambizioni dispotiche del bey e della gretta indifferenza del Lomellini . “Ambizioni e grettezza– non manca di sottolineare il religioso- punite: il risparmiare denari fa perdere ai Lomellini l’intera posta“.

Liguri, molti del Ponente genovese, che fondarono una cittadina su un’isola disabitata della Sardegna sud occidentale, un porto che nell’ottocento diventa una quasi piccola repubblica marinara, con depositi minerari, consolati, officine meccaniche e cantieri navali.
Gente che sapeva far valere i propri diritti e che aveva il primato di corporazioni di mutua assistenza (retaggio di quelle antiche confraternite liguri che ancora oggi sopravvivono e hanno questo nei loro statuti) , alcune formate da sole donne, in Sardegna e non solo. I primi scioperi e le prime lotte operarie in Italia vedono Carloforte tra quei luoghi in cui germogliarono.

Pegli oggi

Dicevamo appunto che da Pegli partirono in cento per fondare Carloforte. Probabilmente alcuni per raggiungere parenti che stavano a Tabarca, ricordiamo infatti che i rapporti con la terra di partenza non furono mai interrotti, come testimoniano anche le lettere conservate dall’Arciconfraternita dei Santi Nazario e Celso nell’Oratorio di Multedo. Le ultime corrispondenze con i confratelli di Tabarca risalgono appunto agli inizi del settecento . Altri probabilmente cercavano un nuovo inizio, una terra in cui portare la loro voglia di emanciparsi, le loro tradizioni e il loro modo di vivere. Tutte cose che sono sopravvissute anche nella lingua parlata a Carloforte: il tabarchino.

Non abbiamo voluto fare un racconto storico della nascita di Carloforte, con il PONENTINO e il Circolo Culturale Norberto Sopranzi lo si è fatto più volte in passato, e se i rapporti tra Pegli e Carloforte, ma anche tra Pegli e Calasetta, si sono mantenuti cosi “Vivi” nel tempo molto lo si deve anche alle azioni culturali e sociali che il Circolo ha messo in atto negli anni, come ad esempio essere tra i promotori della Richiesta presso l’UNESCO del riconoscimento dell’epopea Tabarchina come “Bene Immateriale dell’Umanità”, altre cose di cui avremo ancora modo di parlare. Il PONENTINO ha sin dalle sue origini, nel 1987, seguito ogni evento e scritto su quella straordinaria storia che è l’Epopea tabarchina.


Vogliamo invece semplicemente ricordare quelle persone che hanno fatto in modo che oggi siamo qua a festeggiare un compleanno: il duecentoottantacinquesimo di Carloforte.

Carloforte oggi


Vogliamo omaggiare quelli partiti da Pegli e quelli provenienti da Tabarca riportando i loro nomi.

Ci corre l’obbligo di precisare che non tutti gli studiosi della storia di Carloforte sono d’accordo sulla completezza e precisione degli elenchi che pubblichiamo e che hanno come fonte lavori di altri storici, come ad esempio “Storia di una colonizzazione” di Giuseppe Vallebona. Spesso si è fatto confusione tra quelli che erano arrivati per primi e quelli presenti al momento di un primo censimento. Si tratta però di possibili inesattezze che nulla tolgono alla effettiva importanza e veridicità di ogni singolo nome presente.

Giunsero da Pegli

Giunsero da Tabarca

Lasciamo alla vostra fantasia immaginare chi fosse questa gente, cosa lasciavano, cosa speravano di trovare. I loro sogni, le speranze e le paure. Tanti di quei cognomi portano con loro la chiara provenienza territoriale del Ponente Genovese. Vi potranno anche apparire famigliari e probabilmente lo sono.

Buon Compleanno Carloforte, da parte del PONENTINO e del CIRCOLO CULTURALE NORBERTO SOPRANZI DI GENOVA PEGLI

Antonello Rivano – Caporedattore il PONENTINO
(Vedi informazioni sull’autore)

Il video realizzato da Associazione Culturale Saphyrina di Carloforte in occasione del compleanno di Carloforte del 2012
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