Una gita in Antola (m. 1597), la montagna più cara ai genovesi, è un classico da più di un secolo, quando la montagna si presentava molto meno boscosa e veniva utilizzata per il pascolo d’estate e addirittura per sciare d’inverno. Oggi i boschi dominano le vallate che fanno capo alla montagna dalla Liguria e dal Piemonte, ma contendono spazio anche alle praterie dei crinali più alti. Oggi abbiamo scelto di partire da Piancassina (m. 1030), frazione di Valbrevenna, la più alta e lontana che si possa raggiungere con la strada asfaltata. Una ripida mulattiera organizzata a scalini di pietra porta a Lavazzuoli (m. 1140), altro paese molto popolato un tempo, oggi diviso fra molti ruderi e qualche recupero, come quello di un grande edificio a tre piani usato come agriturismo (La Casa del Sole). Al di sopra di Lavazzuoli, la mulattiera continua a salire, più dolcemente di prima, fra boschi e radure di pascolo, fino a guadagnare la cresta in una sella con un prato in mezzo ai faggi, dove una vecchia cascina è stata riadattata ad area picnic con tavoli (m. 1350 circa), al coperto di una tettoia. Il sentiero, segnato da 3 pallini gialli e da una croce gialla (due segnavia relativi alle salite da Valbrevenna e da Torriglia), resta largo e si avvicina all’Antola alternando tratti pianeggianti e tratti di salita, fino ad un bivio che segnala, a destra salendo, un sentiero alternativo per il Rifugio Antola, mentre a sinistra si prosegue sul sentiero principale. Abbiamo seguito la variante per il rifugio, che si affaccia sul versante del Brugneto, abbastanza pieno. La variante risparmia di dover salire fino al bivio più alto e poi ridiscendere, ma non la consiglio perché tracciata un pò male, con passaggi a mezza costa su terreno obliquo, che diventano scivolosi in caso di umidità e pioggia. Bello il rifugio, ma era chiuso per commissioni a valle dei gestori. Ripreso il sentiero principale, si arriva in pochi minuti alla casa Musante (ancora bene in piedi, non si capisce se usata o meno) ed alla chiesetta, inaugurata nel 1997 da mons. Canessa, allora vescovo di Tortona. Da qui alla vetta si tratta solo di montare la piramide erbosa finale, che si presenta tale anche da altri punti di salita. Per essere fine maggio, ho notato che non ci sono fioriture particolari, mancando tra gli altri i maggioncondoli ed i narcisi. In compenso ci sono nugoli di insetti, tali da far ridurre anche il tempo trascorso in vetta. Durante la discesa, poi, un forte temporale ci ha bagnato completamente: occorre sempre tenere conto del fatto che l’Antola è un importante nodo orografico e fucina di temporali! Ma questo non ha rovinato la bellezza della gita. Visto il bagnato dappertutto e il livello piuttosto pieno del Brugneto, direi che da queste parti non dovrebbero esserci crisi idriche.

Enrico Appiani
Ingegnere in pensione e musicista, direttore del coro Monti Liguri, pratica il ciclismo e l’escursionismo, anche per valorizzare i pregi del territorio. Abita a Pegli ed è appassionato alla storia ed epopea tabarchina.
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