Piccole storie in bianco e nero – Katherine Maria Pease
4.Katherine Maria Pease
(1866 -1935)
Conosciuta come Katherine Routledge dal nome del marito, William Scoresby Routledge
Sotto quella che sembrava essere la base delle loro famose teste, ora sappiamo che le sculture dell’Isola di Pasqua (Moai) hanno un corpo nascosto. Chissà quanto ne sarebbe stata entusiasta Katherine Pease Routledge, che tanto si era adoperata per studiarle e conservarle e che le aveva, di fatto, rese famose.
Laureata in Storia Moderna a Oxford nel 1895, in pieno periodo vittoriano, la Pease lasciò l’insegnamento in Patria per trasferirsi in Sud Africa dove si interessò a questioni sociali, si sposò con un avventuriero australiano, Scoresby Routledge, e cominciò ad interessarsi alle culture africane. Di questa esperienza ci rimangono il suo primo libro (“With a Prehistoric People” Vita con un popolo preistorico) e dei diari estremamente originali. Ma le avventure non erano ancora terminate.
Nel 1914 giunse con il marito a Rapa Nui, l’Isola di Pasqua, al seguito di una spedizione organizzata da lei stessa e da importanti associazioni culturali britanniche. Fu un viaggio importante per la Pease: scavò, catalogò varie Moai, ma soprattutto intervistò i pochi anziani rimasti, reduci dalle scorrerie di qualsiasi tipo di pirata e di tiranno che avevano imperversato sull’isola. Studiò le loro leggende popolari, contribuendo così alla preservazione delle culture locali. In particolare, scoprì che c’era una esatta corrispondenza tra la cultura antica e quella degli abitanti contemporanei dell’Isola, rilevando gli stessi motivi grafici nelle iscrizioni sui Moai che aveva dissotterrato e nei tatuaggi degli anziani dei diversi villaggi. Queste osservazioni sarebbero andate perdute se non fossero state registrate dalla studiosa, in quanto la tradizione dei tatuaggi era stata abolita dai missionari cattolici dopo il 1860. In pratica, i disegni della Pease sono l’unica testimonianza rimasta di quel popolo della Polinesia.
Proprio nel 1914, la popolazione, affamata e schiavizzata dalla gestione della Compagnia Williamson-Boufort e guidata dal carisma e dalle visioni di Maria Angata, insorse contro gli stranieri. La Pease e Routledge si offrirono di mediare con la Angata in un incontro di cui abbiamo la testimonianza. Le rivolte cessarono solo con l’arrivo del governatore designato dal Cile che riportò l’Isola sotto la protezione di quel Paese. L’anno successivo i Routledge partirono, portando con sé alcuni reperti (ora a Oxford e al British Museum, cosa che fa pensare che anche loro non fossero poi così disinteressati), ma il vero tesoro era rappresentato dalle carte, dai disegni e dagli studi della Pease, raccolti nel libro “Il Mistero dell’Isola di Pasqua” nel 1919.
Nel 1925 alla Pease venne diagnosticato l’avanzare di uno squilibrio mentale del quale sembra soffrisse già in precedenza, nel 1935 morì nell’ospedale psichiatrico dove era stata da poco internata dal marito.
Negli anni successivi, Routledge donò e vendette praticamente l’intera, immensa raccolta di studi e disegni della moglie, materiale che ancora oggi viene considerato la migliore fonte di dati storici su quel popolo, sulla sua organizzazione sociale e sulle sue credenze religiose.
Di Katherine Pease Routledge si è tornato a parlare nel 2003, con la pubblicazione del libro “Among Stone Giants: The Life of Katherine Routledge and Her Remarkable Expedition to Easter Island” (Tra i giganti di pietra: vita di Katherine Routledge e la sua straordinaria spedizione all’Isola di Pasqua) di Jo Anne Van Tilburg, e nel 2020, dopo il grande successo di un romanzo pubblicato a puntate via podcast e in piena pandemia: “The Mistery of Easter Island” (Il Mistero dell’Isola di Pasqua), in cui la studiosa appare come una donna indomita, ma anche preda dei suoi stessi fantasmi.
Il nostro prossimo appuntamento sarà dedicato alla controversa figura di Maria Angata.
Piccole storie in Bianco e nero già pubblicate: