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Libri alla Ponentina – Il mangiatore di carta

Edgardo Franzosini “Il mangiatore di carta” Ed. Sellerio

A scanso di equivoci diciamo subito che il titolo è da intendersi in senso letterale, il protagonista della storia è davvero vittima di questa insolita perversione, e come se non bastasse è realmente esistito, si chiamava Johann Ernst Biren o Biron (1690/1772). https://it.wikipedia.org/wiki/Ernst_Johann_Biron Ebbe vita intensa e avventurosa. Come riportato dal risvolto di copertina “questo avventuriero settecentesco […] di natali oscuri finì con il diventare signore di Curlandia ed eminenza grigia dell’Impero russo; bellissimo di aspetto, capace di una grafia meravigliosamente elegante (risorsa preziosa in un’epoca di manoscritti), soccombeva a un vizio ossessionante: mangiare carta vergata di inchiostro, fino a divorare trattati internazionali e documenti preziosissimi dei sovrani cui prestava la sua opera di scrivano. Un gusto travolgente per la carta e l’inchiostro che lo portò sull’orlo del patibolo, da cui lo salvò, come un più modesto Casanova, l’avvenenza e la fuga.” Balzac nel suo romanzo Le illusioni perdute ne fa un breve cenno; il giovane protagonista Lucien Rubempré, in procinto di suicidarsi, viene salvato da un personaggio del quale ora non ci importa, il quale lo salva proprio raccontandogli la storia del mangiatore di carta. Balzac dedica poco spazio al singolare personaggio benché lo incuriosisse molto. Questo gioco di specchi, di storia nella storia, continua perché Edgardo Franzosini, affascinato da questa figura, vuole saperne di più e si reca a trovare Balzac, sì avete capito bene: il romanzo comincia proprio così “ Parigi, Place de la Concorde. È il primo mattino, l’aria è umida, le vie deserte. Un uomo si aggira pallido, stremato, per la piazza. Più corto che piccolo, le gambe da bassotto e il profilo ad asso di picche, indossa un saio di cachemire di tinta chiara e calza pantofole di marocchino rosso fiorite di ricami. Una catena d’oro a maglia veneziana alla quale sono sospesi come ciondoli un paio di forbici e un tagliacarte, gli corre lungo tutta la circonferenza della vita. Il suo nome è Honoré de Balzac, e si tratta proprio del grande romanziere […]   Ma per quale ragione ho intrapreso un viaggio tanto lungo, tanto impegnativo, nel tempo e nello spazio, al fine di arrivare a Parigi e in questa città incontrare il grande scrittore francese?..” poi la storia ha inizio. Cosa si può dire? Solo una cosa, benché l’insolita perversione del protagonista sia reale, mi piace sottolinearne la valenza metaforica. Dei grandi lettori si dice che siano divoratori di libri.  Questo è un libro molto particolare, curioso, affascinante.