Savona, il museo che non pensavi esistesse
di Angelica Lubrano
A caccia di eccellenze sul territorio m’imbatto in questo articolo sul Secolo XIX pubblicato il 23 maggio scorso.
Il Museo All About Apple di Savona scelto per questa prestigiosa donazione. Perché?
Alessio Ferraro, fondatore e attuale curatore dell’All About Apple Museum, conferma essere stato riconosciuto dalla casa madre di Cupertino (Silicon Valley) come “il Museo Apple più grande del mondo”.
Ho avuto personalmente occasione di conoscere la storia del Museo sin dalla sua nascita.
Come per le avventure più fascinose la prima sede viene inaugurata nel 2002, l’11 maggio (giorno casualmente del mio compleanno) e i primi passi … nella mansarda di casa Ferraro, nostri vicini a Quiliano.
Nei vari link allegati Alessio Ferraro spiega come fosse riuscito ad aggiudicarsi l’assegnazione del primo consistente nucleo di apparecchi in disuso o desueti a causa della chiusura di un negozio di Savona, rivenditore in esclusiva della APPLE.
Qualche anno più tardi, l’associazione ONLUS, costituitasi già nel 2002 e riconosciuta come AMUG (Apple Macintosh User Group), trova collocazione in una prima sede pubblica presso un’ampia area dismessa nei locali sotterranei della scuola media di Quiliano, grazie all’interessamento del sindaco Nico Isetta.
Questa sede rende grande visibilità al Museo, tanto che nel 2006 viene notato direttamente da Apple Cupertino (California), che lo celebra come ‘museo ufficiale Apple’, unica realtà al mondo ad aver ottenuto questo ambito riconoscimento.
Dopo un lungo periodo di crescente celebrità e aumento esponenziale di materiale donato da parte di collezionisti privati e da varie aziende, nel 2014 arriva un’importante concessione di uno spazio espositivo pubblico presso la Darsena e il terminal crociere del Porto di Savona.
La caratteristica di questo Museo, unico al mondo ripeto, è che tutto il materiale, rappresentato da rarità e prototipi, sia quello esposto, rigorosamente “acceso e funzionante”, sia quello depositato nei magazzini ammonta a circa10000 pezzi, in costante incremento mano a mano che la notorietà si allarga, come in questo evento del lascito proveniente da Boston.
Il materiale proveniente da ogni parte del mondo è, per lo più, donato o dato in comodato d’uso.
I proprietari dei pezzi prestigiosi in mostra nel Museo considerano più gratificante vedere le proprie “creature vivere” nel museo, piuttosto che lasciarle dormire inutilmente negli scantinati di casa.
Io non sono forse la persona più titolata a presentare o, meglio, a rappresentare il valore tecnologico e scientifico di questa impresa: sono una semplice fruitrice dell’informatica dagli anni ’90, prima per necessità professionale, ora per realizzare questo articolo, o per coltivare relazioni a distanza con persone culturalmente interessanti come quelle che mi leggono in questo Magazine on line.
Mio marito mi dice sempre che io so solo usare i software, lui, invece, ripara gli hardware, molti di quegli apparecchi presenti nel Museo.
Insomma sono una che guida magari abbastanza bene o comunque con giudizio, ma ignora com’è fatto il motore dell’auto.
A proposito del marchio, controversa è l’attribuzione del simbolo della mela morsicata all’eccentrico e sfortunato padre della scienza informatica e dell’intelligenza artificiale, Alan Turing, che morì suicida morsicando una mela avvelenata con cianuro di potassio. Lo scienziato aveva contribuito alla vittoria dell’Inghilterra sui tedeschi, collaborando adecrittare Enigma, ma fu perseguitato perché omosessuale, subendo anche la castrazione chimica.
Chi volesse approfondire le notizie qui trova tutto il percorso avventuroso, spiegazioni, e immagini…
Tante incredibili e affascinanti immagini capaci di trasportarti in quel mondo che ci crea stupore per i molteplici e inediti usi in ogni campo della vita umana: per studiare, per fare e coltivare amicizie, per divertirsi, per scoprire e varcare nuove frontiere nella ricerca scientifica. Senza nascondere il disagio e i dubbi relativi ai rischi e ai pericoli suscitati dalle nuove frontiere dell’Intelligenza artificiale, delle chatgpt e simili, fino alle fobie di chi teme di essere portatore di microchip impiantati, a sua insaputa, nel cervello.
Scrivevo in un articolo del 15 gennaio del 2021, che oggi, rispetto agli ultimi progressi nel settore informatico, appare assolutamente antidiluviano, alcune riflessioni dal titolo:
La Comunicazione al tempo di FaceBook
- Il primo scotto da pagare sembra essere la perdita di ogni socialità reale. Se la già vituperata TV aveva ristretto al salotto familiare la vita sociale di ogni individuo, dall’infanzia con i cartoni animati, ai nonni con le telenovele, ora sembra apparentemente allargarsi a dismisura la platea dei contatti, attraverso un “mi piace- non mi piace” semplificato, ma la relazione fisica con “l’altro” svanisce, sostituita da un solipsismo claustrofobico che trova sfogo in una dimensione virtuale di socialità.
Al momento ignoriamo le conseguenze sociali della sbronza informatica, ma possiamo già avvertire una pericolosa diffusione di fenomeni inquietanti di deresponsabilizzazione collettiva: nascosti sotto un nickname, nel chiuso della propria camera da letto, il web è diventato per molti lo “sfogatoio” di frustrazioni, di rancori e di invidie. Con un tweet uomini e donne possono urlare tutto il livore di esistenze rancorose a chiunque rivesta un ruolo istituzionale. Spesso l’analfabetismo di ritorno, la deprivazione culturale e la povertà degli strumenti linguistici in possesso di questi individui si manifestano con un turpiloquio che nulla ha da invidiare a quello del peggiore postribolo d’angiporto.
( L’articolo si trova in rete digitando CiEsse Magazine)
Sono però consapevole che ogni strumento è di per sé innocuo o, comunque, neutrale. Assume valenza positiva o negativa in mano all’uomo.
Due rami possono diventare pericolose armi di offesa o, fregandoli l’un l’altro in modo appropriato, l’inizio, con la scoperta del fuoco, della storia evolutiva dell’umanità.
Per questo assume una grande valenza culturale conoscere in un museo il progresso scientifico e tecnologico conquistato, accompagnati dalla competenza di Alessio Ferraro che, in modo gratuito e disinteressato ha messo a disposizione del mondo i frutti della sua passione, insieme agli amici speciali che è riuscito a raccogliere intorno a questo progetto ambizioso, che ha regalato a Savona, alla Liguria, all’Italia e oltre un’eccellenza come il Museo ALLABOUTAPPLEche ha conquistato, con quest’ultima donazione gli onori della cronaca e l’orgoglio di tutti quelli che hanno contribuito all’impresa.
https://www.dropbox.com/sh/9uwpod21fvl017b/AADtnHMJyh3u_CiXA6Hkai-ua?dl=0
https://www.dropbox.com/s/k2o0up3jonuhf4k/history%20%28ita%29.pdf?dl=0