Nuccio ordine “L’inutilità dell’inutile” Ed. bompiani
L’essere umano è diventato tale nel momento in cui, libero dalle strette necessità della mera sopravvivenza, si è dedicato all’inutile, e ha cominciato a farlo già da quando ancora viveva nelle caverne. L’arte, in tutte le sue manifestazioni, in senso lato, è “inutile” in quanto non necessaria alla sussistenza fisica, eppure anche in condizioni estreme essa è stata praticata: prigionieri dei campi di sterminio hanno dipinto con materiali improbabili ed hanno scritto poesie col proprio sangue, letteralmente. Primo Levi in pagine memorabili ha raccontato come i versi di Dante lo abbiano salvato dalla disumanizzazione. La bellezza, la conoscenza anche fine a se stessa, sono quel che ci rende umani. Ecco il senso di questo bellissimo libro che risponde a chi dice che i saperi senza profitto sono inutili o, come aveva detto un illuminato ministro, che con la cultura non si mangia.
Questo saggio è un accorato appello in favore del sapere e della cultura disinteressata e formativa soprattutto per le generazioni future; contro l’aziendalizzazione della scuola e dell’università, che mirano ad addestrare i giovani ai fini del profitto invece di fornire loro gli strumenti per esercitare la capacità critica.
Una citazione:
Ai membri dei governi europei bisognerebbe imporre la lettura di un appassionato discorso tenuto da Victor Hugo nell’Assemblea costituente. Pronunciato il 10 novembre del 1848, sembra formulato ieri. […] Di fronte alla proposta dei ministri di tagliare i finanziamenti alla cultura, il romanziere mostra con grande persuasività che si tratta di una scelta dannosa e del tutto inefficace:
“Io dico, signori, che le riduzioni proposte sul bilancio speciale delle scienze, delle lettere e delle arti sono negative per due motivi. Sono insignificanti dal punto di vista finanziario e dannose da tutti gli altri punti di vista.
[…] Un ridicolo risparmio per lo Stato che però si rivela letale per la vita di biblioteche, musei, archivi nazionali, conservatori, scuole e tante altre importanti istituzioni. E tra queste, Hugo cita il Collège de France, il Museo di Storia Nazionale, la Scuola di Paleografia e numerosi centri culturali di cui la Francia avrebbe dovuto essere fiera. Con un solo colpo di penna sui bilanci, quei tagli avrebbero finito per umiliare l’intera nazione […]
Ma se io voglio ardentemente, appassionatamente, il pane per l’operaio, il pane per il lavoratore, che è mio fratello, a fianco del pane per la vita, voglio il pane del pensiero, che è anche il pane della vita. Voglio moltiplicare il pane dello spirito come il pane del corpo.”