Con la rubrica “il mondo in città” si vogliono raccontare i fatti dalle varie regioni del nostro pianeta che sono rilevanti per noi genovesi, italiani. Sia che ci troviamo sotto la lanterna o altrove, come nel mio caso che scrivo da Bruxelles.
Alberto Spatola
Africa – la lotta contro la malaria
50 anni fa fu effettuata la prima telefonata da un telefono cellulare, 30 anni fa fu inviato il primo SMS. E se oggi è indubbio che quella prima chiamata e quel primo messaggio abbiano cambiato le nostre vite radicalmente, quel 3 Aprile 1973 e quel 3 Dicembre 1992 difficilmente avremmo trovato titoloni e articoli a raccontare l’avvento della comunicazione mobile.
Troppo spesso le notizie guardano al giorno per giorno e non si rendono conto del cambiamento che sembra così arrivare di botto, imprevedibile; in realtà era lì, da tempo.
Dell’Africa perciò non si possono solo raccontare i problemi, le tensioni e le contraddizioni, perché altrimenti quando il continente più giovane, per età della sua popolazione, stupisce il mondo con nuove idee non capiremo come ciò possa essere accaduto.
Pensiamo all’Africa come un continente con famiglie numerosissime e un’aspettativa di vita relativamente bassa. Le cose stanno già cambiando in molti paesi soprattutto in virtù della crescente urbanizzazione e la maggiore educazione femminile.
Un altro aspetto che sta cambiando la demografia del continente è l’evoluzione della sanità pubblica. E presto ci sarà un nuovo strumento in grado di prevenire innumerevoli morti infantili: il vaccino contro la malaria.
Troppo spesso siamo vittime del luogo comune per cui rispetto alle generazioni precedenti “viviamo più a lungo”. In realtà “vivere più a lungo” è solo una faccia della medaglia che ha permesso a un paese come l’Italia di passare da un’aspettativa di vita di poco più di 30 anni nel 1861 agli oltre 80 di oggi, passando per i 65 del 1961. L’altro elemento fondamentale è la mortalità infantile. Per troppi secoli in quel numerino, l’aspettativa di vita, sono stati contati i tanti, troppi, bambini morti nei primi 5 anni di vita. Cosa ormai, per fortuna, assai rara; lo è meno rara in Africa, anche perché la malaria è mortale soprattutto nei primi anni di vita.
Per trent’anni l’Università di Oxford, con partner indiani e ricerche sul campo in molti paesi africani, si è avvicinata, anno dopo anno, a ciò quest’anno è stato approvato in Ghana e in Nigeria come il primo vaccino antimalarico[1].
Prima è stato il Ghana, poi la Nigeria ad approvare il vaccino, entrambi ad Aprile di quest’anno, e la speranza è che altri paesi inizino a utilizzarlo con successo, soprattutto altri paesi come la Repubblica Democratica del Congo, la Tanzania, e il Niger che assieme alla Nigeria costituiscono la metà dei casi di morti per malaria.
Ma cifra ancora più importante è che su 10 morti per malaria 8 sono bambini sotto i cinque anni.
Non a caso sia Ghana[2] che Nigeria[3] hanno approvato l’uso del vaccino antimalarico (R21/Matrix-M) mirato ai bambini tra i 5 mesi e i 3 anni, visto che nella fase finale di sperimentazione il vaccino ha protetto efficacemente il 77% dei bambini.
Le sperimentazioni sono avvenute in numerosi stati dell’Africa sub sahariana, come per esempio il Burkina Faso in Africa occidentale, e il Kenya in Africa orientale. Perciò presto potremmo vedere altri paesi seguire l’esempio di Ghana e Nigeria, anche se l’approvazione del vaccino al momento non prevede un piano di distribuzione: una campagna vaccinale con date precise.
Presto però potremmo sentire velocemente o leggere in un boxino che i primi vaccini antimalarici sono stati somministrati.
Allora è il caso di non fare come chi nel 1973 e nel 1992 non si accorse che il mondo della telefonia, dell’informazione e molto altro stesse cambiando, e invece dobbiamo saper cogliere una buona notizia che ci farà cambiare il modo a cui guardiamo a un continente e al mondo intero.
Alberto Spatola
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