Alberto Piancastelli “Pignolerie” Ed. Quodlibet
Ogni tanto un libro birichino ci vuole, uno sberleffo rivolto ai mostri sacri che ci hanno intimorito negli anni di scuola e segnato magari con qualche brutto voto. Alberto Piancastelli, con notevole faccia tosta e saccenteria si, e ci, vendica, prendendo di mira illustri poeti, che a suo dire hanno fatto affermazioni assurde e impossibili.
Ma diciamolo, l’autore un po’ “c’è”, ma molto “ci fa” come si dice; infatti è ben consapevole di star tirando la corda al massimo (al punto che qualche pagina risulta un po’ eccessiva), tuttavia è altrettanto chiaro che si rende conto che fra il linguaggio della scienza – al quale si appella ad ogni piè sospinto – e quello poetico, c’è una bella differenza. Se il primo fa dell’esattezza e della precisione i suoi punti di forza, il secondo è caratterizzato dall’esatto contrario: l’uso metaforico dei termini, le diverse figure retoriche gli conferiscono quella fluidità di significato che è in grado di evocare emozioni, turbamenti, commozioni, nel lettore.
Si tratta in questo caso di un esercizio di iper razionalità, quale si verifica spesso nei bambini verso gli 11, 12 anni, quando il loro pensiero comincia a strutturarsi secondo modalità logiche. Capita allora che diventino molto critici nei confronti delle fiabe, che fino a poco prima li avevano incantati, e comincino a decostruire tutte le parti magiche della storia con la pignoleria che che contraddistingue chi si ritrova per le mani uno strumento di precisione, un coltello dalla lama affilata. Ben nota è anche l’esasperante iper razionalità degli adolescenti quando fanno polemica.
Il testo alla fine potrebbe essere considerato come una divertente e, paradossalmente, non pedante dissertazione sui diversi registri linguistici di cui si è detto, perché colti nel vivo del loro manifestarsi.