Gatti e Misfatti – 14) L’onorevole
-GATTI E MISFATTI-
Racconto a puntate di Pier Guido Quartero
CAP 14: L’ONOREVOLE
Trascorsi dieci minuti la porta dello studio si riaprì.
-Telefoni che arivo co’n quarto d’ora de ritardo- disse l’Onorevole a Miss Gambalunga, poi, rivolto a Peo: -Famo presto- e lo precedette oltre la porta.
Lo seguì con un po’ di apprensione: la gentilezza che gli aveva dimostrato, rinviando l’altro appuntamento per potergli concedere il colloquio promesso, poteva diventare un boomerang, se non avesse trovato le parole giuste per convincerlo.
Il padrone di casa si era già seduto alla scrivania, nella penombra della stanza. Le persiane erano abbassate, come se la luce infastidisse i suoi occhi. Entrando Peo vide, inizialmente, solo una grossa mano pallida su cui poggiava la grossa testa e che nascondeva la parte superiore della grossa faccia cerea. Una scatola di corrispondenza era aperta sulla scrivania vicino a pochi fogli rettangolari e a una manciata sparsa di penne biro. Non c’era assolutamente nient’altro sulla superficie di quel piano, eccetto un piccolo busto in bronzo che, arcigno e immobile, sembrava controllare ogni cosa.
Peo, invitato a sedere, si accomodò. L’atteggiamento dell’Onorevole sembrava di meditazione profonda, ma il tono della voce non aveva nulla di sognante.
-Bene! Dimme che tte serve. Sii conciso, pe’ ffavore.
-Sono venuto per un poveraccio che rischia di rimanere senza lavoro per una stupidaggine…
L’uomo fece un leggero movimento.
-Sii chiaro, pe’ ffavore- mormorò la testa orgogliosa dell’Onorevole dalla sua sdegnosa altezza.
-Va bene. C’è un tizio che ha investito un bel po’ di soldi in un camion e vuol fare l’autotrasportatore. Gli ho già risolto un po’ di noie burocratiche, ma ora c’è capitata una mazzata tra capo e collo…
-Va’ avanti- lo sollecitò il personaggio da dietro lo schermo della grossa mano. Subito dopo volse la grossa testa lentamente e, da sopra la spalla, gettò uno sguardo obliquo a un pesante orologio antico dal debole ticchettio furtivo. Le lancette dorate alle sue spalle avevano colto l’occasione per sottrargli altri tre minuti…
-Sai che ci sono quei controlli per la guida in stato di alterazione alcolica. Questo qua è uno praticamente astemio. Te lo posso garantire perché sono stato a cena con lui da suo cognato; noi due ci siamo presi una sbronza colossale e lui avrà bevuto si e no due bicchieri di vino: sembrava un baccalà… Insomma: lo hanno beccato di ritorno un giorno che era andato a mangiare fuori con la famiglia. E’ risultato positivo al test. Probabilmente aveva bevuto tre bicchieri anziché due per riuscire a sopportare la compagnia di sua moglie che, per quanto posso capire, deve avvelenargli la vita niente male…
Peo stava usando un linguaggio colloquiale e poco formale, ma l’altro non sembrava risentirsene. Un leggero scuotersi del gran corpo seduto oltre la scrivania, quasi immerso nella penombra, della gran testa appoggiata sulla grande mano, si accompagnò a un suono intermittente e soffocato, e tuttavia autorevole. L’Onorevole aveva riso.
-Così ora voresti che je sarvassi a patente eh? Ma nun je l’hanno già llevata ar momento de la rilevazzione de l’infrazzione?
-Per fortuna l’aveva dimenticata a casa. Se puoi intervenire…
-Lascia ‘r nome der tizzio a la mia segretaria. Vedrò che pozzo fa’.
Si levò pesantemente, grande ombra imponente nella semioscurità della stanza.
-Ce sta quarcos’artro che mme devi dì?
-Non mi sembra, a meno che tu non voglia che io entri nei dettagli…
-No, gnente dettagli, pe’ ppiacere.
La grande ombra imponente sembrò restringersi tutta come se dei dettagli avesse davvero una paura fisica: poi si fece avanti, di nuovo espansa, enorme e poderosa, porgendo la manona. Sorprendendo l’interlocutore, ritrovò perfino quasi il linguaggio di quando erano giovani e compagni di liceo.
-Ciao Traverso, m’ha fatto piacere rivederti. Chissà se una volta o l’altra avremo tempo per stare insieme per davvero. Intanto venimo vecchi…
Peo non seppe cosa dire. Sorrise scioccamente e precedette l’Onorevole alla porta dello studio.
Fuori, nell’ingresso illuminato dal sole, la luce gli fece quasi male agli occhi. Si appoggiò alla scrivania della segretaria.
L’Onorevole stava dando istruzioni alla ragazza.
-Il Dott. Traverso le darà il nome de la perzona, poi me ricordi de chiamà a psspsspss.-Poi, rivolto a Peo: -Ora vado, ciao Traverso, fatti vivo…
Peo ricambiò il saluto. Poi si voltò verso la segretaria.
-Sempre di corsa eh…?
-Fa una vita che uno normale sarebbe già morto… Lei lo conosce da tanto tempo?- Miss Gambalunga sembrava essersi un po’ sciolta….
-Eravamo compagni di liceo. Era un bel po’ che non lo vedevo. Sembra stanchissimo, ma è stato molto gentile. Più di quanto mi aspettassi…
-Anche i politici hanno un’anima…- concluse lei con un sorrisetto… -Mi dia quei dati, che vediamo di sistemare questa cosa.
Peo le passò un foglio di appunti che aveva diligentemente portato con sé.
-Bene, è ora che me ne vada. Quando potrò sapere qualcosa?
-Magari già domani, comunque tempo due giorni spero di poterLe dire che la cosa è sistemata. Se non la richiamo entro fine settimana, mi richiami Lei. Sa, con tutto questo casino…
Uscì nelle scale con l’animo leggero. Per una volta sembrava che avesse avuto fortuna.
[Continua…]