-GATTI E MISFATTI-
Racconto a puntate di Pier Guido Quartero
CAP 16: PIOVE SUL BAGNATO
Lo squillo del telefono lo colse mentre stava tirando i piccioni fuori dal congelatore. Peo si precipitò a rispondere con il pacco ghiacciato in mano.
-Pronto, Dottor Traverso?- La voce gli suonava sconosciuta.
-In persona. Con chi ho il piacere…
-Sono la moglie di Franco Passalà.
-Oh, buongiorno Signora. C’è qualche novità?
-Cioeuve in sc’o bagnou. Ci hanno rubato il camion…
-Santo cielo!! Non sarà mica il caso che vi facciate benedire? Ogni giorno ve ne capita una nuova…
-Non me lo dica… Franco è a letto che sta male, così ho chiamato io. Non è che può fare un passo su? Sa, qui ormai sembra che se non c’è Lei non si cava un ragno dal buco… Con questa storia del fermo amministrativo chi è che glielo va a dire a quelli dell’esattoria che il camion ce l’hanno rubato? Magari ci sono delle conseguenze…
Peo si accorse che la destra gli doleva. Aveva tenuto in mano il pacco con gli uccelli congelati e il freddo gliela aveva intorpidita. Posò l’involto sul tavolo.
Non aveva una gran voglia di tornare di nuovo a Granarolo, ma c’era poco da fare…
-Va bene. Tra un’oretta sarò lì. Avete chiamato la polizia?
-Non ancora. Pensavamo di farlo quando c’era Lei…
-D’accordo. Ci vediamo tra un’ora.
Portò i piccioni in cucina e li lasciò a scongelare sull’acquaio. Poi si infilò un paio di pantaloni e una camicia, infilò le scarpe e uscì di casa.
Erano le dieci e l’aria era ancora quasi respirabile. Si mise all’ombra di un palo per aspettare l’autobus. Venti minuti dopo era ai piedi della funicolare.
-Belin! Non l’ho presa per vent’anni e ora sono tutti i giorni qui- pensò.
Arrivò alla casa di Passalà proprio mentre la porta si stava aprendo. La moglie del Belinone era stata ad aspettarlo alla finestra.
-Buongiorno. Tra cinque minuti arriva anche mio cognato. Intanto vuole un caffè?
Peo accettò volentieri. La biondina, con l’eterna sigaretta in bocca, lo guidò in cucina.
Mentre armeggiava con la caffettiera, Peo ebbe occasione di guardarla meglio. Tutto sommato non era male, un po’ tanto magra, forse, ma insomma…
-Ci vuole lo zucchero?
-Solo una punta, grazie…
Mentre rimescolava il contenuto della tazzina suonò il campanello.
-Ecco, è Clemente- disse la donna andando ad aprire.
Scognamiglio entrò in casa con aria preoccupata. Il suo faccione, naturalmente portato al sorriso, era pallido e contratto. Peo cercò di tirarlo un po’ su.
-Coraggio, giovanotto! Non può mica andare sempre storta… vedrai che sistemiamo anche questa…
-Dici bene, tu. Ma intanto qui noi non sappiamo più cosa fare. Franco ci ha investito un sacco di soldi su quel camion…
-Beh, sarà pure assicurato, no?
-E’ vero, ma chissà quanto ci vuole per recuperare i quattrini… E poi c’è quell’altra storia del fermo…
-Va bé dai… Ora andiamo a dare un’occhiata al garage. Come sono entrati?
-Mah, c’è appena qualche segno…
Così dicendo si diresse verso la scala interna che portava al garage. Peo e la biondina lo seguirono. La porta era già aperta. Scognamiglio alzò gli occhi al cielo.
-Vi dico sempre di tenerla chiusa per non far entrare delle bestie. E voi duri. Per via di quel belin di gatto. E dagli il salmone, e lasciagli la porta aperta che così va dove gli piace… E così magari stanotte quelli, se gli girava il belino, se ne venivano anche su a rubare qualcos’altro e poi magari scoppiava anche il patatrac!!
La cognata annuì, mentre accendeva la luce.
-Tra l’altro stamattina il gatto non l’ho più visto. Eppure la porta di casa non l’ho lasciata aperta. Poi lui non è un animale tanto girovago… Lo abbiamo castrato…
Il garage era vuoto. La saracinesca era stata riabbassata. Peo si avvicinò per controllare i segni di effrazione. Non ne capiva nulla, ma gli parve che i ladri non avessero dovuto fare un grande sforzo.
-Beh, qui mi sembra che ci sia poco da vedere. Chiamiamo la polizia?
-Non sarebbe maglio aspettare domani?
La proposta di Scognamiglio colse Peo di sorpresa.
-Perché aspettare?
-Mah, non so, magari facciamo un giro e lo ritroviamo… Io ho anche un po’ paura per quella cosa del fermo…
L’uomo si molleggiava sui piedi con tanto slancio che sembrava voler fare un salto sulla luna…
Peo la mise giù dura: -Mi avete fatto venire fin qui per darvi una mano. Volevate che ci fossi io per chiamare la polizia. Bene: ora sono qua. E dico che bisogna procedere.
Scognamiglio agitò le mani, saltellò ancora un po’ sulle punte dei piedi, poi si arrese.
-Va bene. Andiamo a chiamarli.
[Continua…]
Pier Guido Quartero
Opere dell’autore pubblicate da Liberodiscrivere
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