FOGLI SPARSI
Vagabondaggi di riflessioni e ricordi, appuntati senza un ordine preciso,
su fogli sparsi
Rubrica a cura di Grazia Tanzi


https://youtu.be/guNuexjk-FQ

Questo link è l’incipit dell’articolo, pregherei i miei venticinque lettori di aprirlo e di ascoltare la canzone, famosissima, dell’indimenticabile Edith Piaf, La vie en rose.  Per i più anziani potrebbe essere un piacevole ricordo, per i più giovani, che non la conoscono, una scoperta, forse.

Si tratta di una canzone popolare, le parole del testo non hanno nulla di particolarmente originale, ma data l’interpretazione appassionata, si prestano al meglio ad introdurre l’argomento: i libri che parlano d’amore, la letteratura cosiddetta rosa, che detto per inciso si chiama così solo da noi, mentre in inglese è  detta romance.

Cito dall’introduzione del libro Breve storia della letteratura rosa di Patrizia Violi:

La letteratura rosa così bistrattata e considerata di serie B, è un’incredibile fucina di best seller. Con i romanzi d’amore sempre in vetta alle classifiche è nata una vera e propria industria del rosa: imperi editoriali internazionali hanno capitalizzato sulle storie d’amore.

Nel mondo si vendono due romanzi rosa al secondo…

L’amore si vende bene, e non solo in “quella”maniera. E già questo successo di mercato dovrebbe incuriosire.

Non è il primo caso in cui il colore viene a definire un genere letterario. I “gialli”, chiamati così solo da noi, devono il nome alla copertina dei primi polizieschi editi da Mondadori. Ci sono anche i libri noir che, senza entrare troppo nello specifico, e con buona approssimazione, possiamo definire polizieschi d’azione, americani, o ad essi ispirati, ricchi di colpi di scena e non di rado violenti. Ma il rosa, perché? (non per il colore della copertina).

Intanto perché richiama il fiore profumato, simbolo di passione; e poi perché questi romanzi sono stati pensati per le donne, e il rosa è  senza alcun dubbio un colore (quasi) esclusivamente femminile. La nascita di una bimba si annuncia col fiocco rosa; il corredino e gli abiti delle bambine e delle donne sono spesso rosa;  le quote rosa sono le percentuali di seggi riservati alle donne; un governo a conduzione femminile è detto rosa.  Le cronache rosa sono quelle che raccontano gli affari di cuore di personaggi a vario titolo famosi, e che fanno vendere bene i giornali specializzati e non solo.

Insomma l’amore è faccenda da donne (mah!), e la scelta del rosa per questa letteratura  definisce il genere e il pubblico di elezione. È un segno discriminante, e già su questo ci sarebbe da discutere come vedremo.

La letteratura, al di là dei gusti personali, si rivolge a tutti: Guerra e pace è un libro per tutti, non ha un destinatario specifico, come pure La coscienza di Zeno o Il nome della rosa per fare solo pochi esempi. L’essere pensata per lettori particolari ne determina le caratteristiche e ne stabilisce il limite, come la letteratura per ragazzi.

Il modello di base sul quale si innestano tutte le varianti – ambiente, epoca, tipologia di personaggi –  è sempre lo stesso: la nascita di un amore molto contrastato, che passa attraverso vicende tormentate, che tuttavia sfociano sempre nel lieto fine.

Mentre scrivevo queste righe, una persona di famiglia mi faceva notare che in fondo questa è anche la traccia  dei Promessi Sposi; vero, e quella delle fiabe. E allora dove sta la differenza? Per Promessi sposi nella complessità  delle situazioni e degli ambienti, nella critica storica,  e nel linguaggio, di registro elevato; per le fiabe sta  nello sfondo magico sotteso alle vicende, e nel linguaggio, semplice, ma evocativo.

Le fruitrici di questi romanzi  si aspettano che il modello compositivo venga rigorosamente rispettato, possono cambiare epoche e ambienti, tipi di personaggi, ma la traccia deve rimanere sempre la stessa. 

La protagonista, nella quale la lettrice si identifica, è spesso svantaggiata alla partenza, per condizione familiare, sociale o censo; poco fiduciosa nelle proprie capacità, ma, come il brutto anatroccolo,  dopo tante traversie, diventa uno splendido cigno, conquista l’amore di un uomo affascinante e irresistibile, e ricco naturalmente, che le offrirà insieme al suo cuore la promozione sociale. Chi ci ricorda tutto questo? Ma Cenerentola, naturalmente, e molte altre fiabe. Tutte le vicende nel romanzo rosa ruotano e sono funzionali alla realizzazione del sogno d’amore, scopo principale  e fine ultimo di questi romanzi e, delle donne che li leggono, a giudicare dalle recensioni estasiate presenti nei forum dedicati a libri e lettura.

Scrive Patrizia Violi:

Il rosa piace perché è analgesico: rassicura, semplifica la realtà, fa sognare e sperare che i problemi alla fine si aggiusteranno.

A tal proposito ricordiamo il libro di Colette Dowling intitolato appunto Il complesso di Cenerentola, cioè il timore inconsapevole di essere indipendenti e il desiderio di essere accudita e protetta da un uomo. I libri rosa potrebbero assecondare queste paure e questi desideri inconsci, ma non solo: ciascuna lettrice trova l’appagamento nella lettura per motivazioni diverse, relative alla propria condizione e personalità, che tuttavia riconducono tutte alla speranza di un riscatto e di  una vita più felice.

 Nel saggio della Violi il prototipo del romanzo rosa viene identificato in Pamela  (1740), ponderoso romanzo epistolare inglese, di Samuel Richardson. La protagonista è una giovane servetta impiegata presso una ricca famiglia: attraverso le lettere inviate ai genitori veniamo a conoscenza delle sua vita e dei suoi problemi. Sgobba tutto il giorno e deve anche subire le  insidie del datore di lavoro ma, astutamente e con coraggio, riesce a serbare onore e virtù riuscendo alla fine a farsi sposare dal gentiluomo: una perfetta Cenerentola. Questo è il primo romanzo specificamente rivolto alle donne; non è una storia di emancipazione, perché il riscatto sentimentale e sociale avviene attraverso il matrimonio, è l’uomo l’artefice del lieto fine, la donna ha solo saputo manovrare bene per accalappiarlo. Il sottotitolo, La virtù premiata, la dice lunga: ragazze la vostra virtù è preziosa, è il solo bene che avete fatelo fruttare al meglio. Un utile insegnamento per le donne che non avevano nessuna possibilità di ottenere l’indipendenza economica, ed infatti il successo fu enorme, e nei decenni successivi si ebbe una incredibile fioritura di romanzi simili, ogni donna sognava di diventare una Pamela.

 La diffusione di questo tipo di letteratura, e i relativi, ricchi, profitti per  gli editori, furono possibili perché, in conseguenza della rivoluzione industriale, molte donne avevano preso a lavorare in fabbrica e, se pur pagate molto meno rispetto agli uomini, avevano cominciato a intravedere la possibilità dell’indipendenza. Inoltre le donne della classe media, liberate dal gravoso impegno della filatura e della tessitura, che veniva fatta nelle fabbriche, avevano più tempo, e la lettura era lo svago perfetto. Pubblico e proventi erano assicurati.

Il mondo dei romanzi sentimentali, sulle donne e per le donne, è complesso e variegato, galassia rosa è stato chiamato in un libro di ricerca di qualche anno fa; indagandone lo sviluppo  storico, si riescono ad analizzare i mutamenti  sociali di un determinato periodo e della condizione femminile. Ovviamente questi non sono romanzi di denuncia o di lotta ma, fra le donne che sognano amore e riscatto sociale, la riflessione sul proprio stato di inferiorità porta alla maturazione dell’idea di giustizia.

In casa nostra, nell’800, la risposta  consolatoria a questa esigenza avviene attraverso i romanzi di Carolina Invernizio  (Voghera 1858-Cuneo 1916).

In quarant’anni la scrittrice produce ben centoventitré libri, storie cupe, intricate, fitte di mistero, ma nelle quali i delitti sono sempre scoperti e il malvagio punito.  Scrive la Violi:

Nei temi di questa autrice c’è sempre una contrapposizione molto forte fra il bene e il male: eroine positive, catapultate in situazioni di pericolo e disagio. Costrette loro malgrado a vedersela con personaggi diabolici al confine dell’horror. Le donne per non soccombere imparano a usare tutti i loro atout, senza remore e al limite dell’improbabile.

 Segreti familiari, vicende cosparse di veleno, intrecci ingegnosi ma scarsamente credibili sono materia dei suoi romanzi, con eroine sempre al femminile. Orfane, bastarde, cieche, pazze o apparentemente morte, le protagoniste non sono mai passive e prendono sempre l’iniziativa per scampare al peggio e naturalmente trovare l’amore. La regola del lieto fine, del bene che vince sempre sul male viene rispettata. Il pubblico, rassicurato, diventa sempre più numeroso.

La cultura ufficiale non fu indulgente con lei, Gramsci la definì “onesta gallina della letteratura popolare”; né in tempi più recenti Umberto Eco fu più tenero. Tuttavia, nonostante  l’innegabile scarsa qualità di stile e contenuto, i romanzi della Invernizio hanno il pregio di mettere in scena in scena la forza e la determinazione delle donne che, di fronte alle situazioni più terribili riescono sempre a trionfare anche grazie alla solidarietà che riescono ad instaurare fra loro. Un conforto a donne dalla vita dura e prive di diritti;  la scrittrice considerava il suo lavoro una missione educativa.

In Francia nella prima metà del ‘900 furoreggiano i romanzi di Delly, pseudonimo collettivo dei fratelli Jeanne-Marie Petitjean (Avignone 1875-Versailles 1947) e  Frédéric Petitjean (Vannes 1876-Versailles 1949). Snobbati dalla critica e amatissimi dal pubblico, anche italiano, produssero un centinaio di romanzi ambientati in località fiabesche, nelle quali le eroine, belle, ingenue e virtuose, entrano a far parte del milieu aristocratico conquistando l’amore del maschio: ancora il sogno di Cenerentola.

Il romanzo rosa prosegue la sua marcia trionfale fra gli entusiasmi del pubblico e il disprezzo della critica (alla quale tuttavia  non mi sento di dare tutti i torti). Intorno agli anni Venti il genere è ormai ben stabilizzato e  i benpensanti temono la sua cattiva influenza sull’educazione delle donne. Il fascismo non vede di  buon occhio la celebrazione dell’eroina  in preda al desiderio amoroso, completamente opposta all’ideale della madre prolifica e virtuosa, custode del focolare domestico.

Si sviluppano così due tendenze: quella pedagogica, moraleggiante, di minor successo,  e quella  trasgressiva, osée. A questo gruppo appartengono i romanzi di Mura, pseudonimo di Maria Assunta Giulia Volpi Nannipieri (Bologna 1892-Stromboli 1940)

  Questa autrice compie una rivoluzione: rovescia con malizia la morale della fiaba. Infatti, le eroine delle sue storie trionfano, la sfangano, senza sacrificarsi. Soprattutto senza essere brave ragazze.  […]  Infatti, legge la fiaba di Cenerentola da un’angolazione diversa e si chiede: a cosa serve essere buone e gentili? Il principe non è folgorato dalla bontà d’animo, ma colpito dalla bellezza e dal mistero.

[…] l’ingrediente principale per catturare l’uomo è provocarne il desiderio rendendolo insicuro (ricordiamo che il principe di Cenerentola friggeva, disperato: per ritrovarla ha dovuto cercare in ogni dove e vedere tanti brutti piedi). Bisogna saper giocare sull’incertezza, sull’assenza e ovviamente essere molto, molto seducenti. Il segreto è nel rovesciamento delle aspettative amorose: mai mettersi nelle mani dell’amato, dipendere emotivamente da lui. L’unico potere che una donna può esercitare nel mondo dell’amore è condurre le regole del gioco, negandosi per farsi rincorrere, suscitando gelosie ed equivoci.

Decisamente più divertente.

Mura in un ritratto degli anni ‘20

Mura fa veramente scandalo, arriva perfino a parlare di amori fra donne, ma sarà Sambadù, amore negro a  fare infuriare Mussolini:  la storia d’amore fra un ingegnere di colore, laureato in Italia, e una ricca borghese fiorentina, con tanto di matrimonio e nascita di un figlio,

Il romanzo viene sequestrato  e la scrittrice posta sotto sorveglianza dalla polizia politica.   Mura è la prima a fare di sé stessa un personaggio dei suoi romanzi trasferendo nella vita privata le stesse passioni e trasgressioni delle sue eroine, la stessa cosa farà Liala, forse la più nota delle scrittrici en rose, sua grande rivale.

Liala, pseudonimo di Amalia Liana Negretti Odescalchi (Carate Lario 1897-Varese 1995), moglie del marchese Cambiasi, sembra davvero uscita dalle pagine di un romanzo rosa: bella, nobile, affascinante, ricca, trasgressiva, farà di tutto per sbarrare la strada a Mura che non possiede ascendenze aristocratiche, e che pare tuttavia scrivere meglio di lei.

Liala esordisce con il romanzo Signorsì (1931), che conosce un immediato successo, esaurito dopo pochi giorni dall’uscita. Questo non è altro che la sua storia.  Sposa ventiduenne del più anziano, ma affascinante marchese Cambiasi, presto si innamora di un altro, marchese pure lui, giovane pilota di idrovolanti. Vorrebbe abbandonare marito e figlia, ma il destino ha deciso diversamente: il suo amante incontra la morte durante un allenamento. Il romanzo è un tentativo di elaborare il lutto. Cosa che pare esserle riuscita perfettamente, perché tornerà col marito e scriverà numerosissimi romanzi, tutti di grande successo, e tutti ispirati alla stessa convinzione: l’amore e la passione vincono sempre, e giustificano ogni azione, quel che si fa per amore è sempre giusto.  Un ideale ben lontano da quello della madre virtuosa e sottomessa che il regime celebrava. La sua storia personale raccontata più e più volte, sarà oggetto di commozione e farà sognare le lettrici, solo sognare però, perché nessuna di loro avrebbe mai  potuto godere della stessa libertà di amare. Il rosa assolve ad una funzione quasi terapeutica, aiuta a sopportare la dura realtà. Se mi è consentito un parere personale, capisco ma non condivido.

Altra indiscussa regina del rosa, entrata nel Guiness dei primati per  un miliardo di copie vendute, è l’inglese Barbara Cartland, che all’età di 75 anni, nel 1976 pubblica ben ventitré romanzi. Scrive la Violi:

[…] anche lei, al pari di Liala, propone la sua stessa vita come un romanzo in cui ovviamente trionfa il sentimento. La scrittrice si immerge in un mondo zuccheroso di emozione e passione, predilige il rosa nell’abbigliamento e anche nell’arredamento della sua dimora. Una perfetta identificazione tra arte e vita, per cui il romanzo migliore appare quello della propria esistenza.

Il segreto del grande successo dei romanzi rosa secondo la Cartland: tutti vogliono il vero amore, chi non lo ha lo sogna, fra queste pagine. Quella che lei racconta in fondo è sempre la stessa storia, quella di Cenerentola, in mille variazioni sul tema, che resta sempre lo stesso, e non delude mai le aspettative delle lettrici.

I personaggi ricalcano sempre lo stesso cliché. Lei: bella, ingenua, dall’ovale perfetto e la pelle di porcellana; i capelli, sempre di serica consistenza, variano per il colore e determinano il carattere, fierezza per la rossa, dolcezza per la bionda, passionalità per la mora. Lui: bel tenebroso, forte e prestante, mascella dura e volitiva; le doti fisiche in primo piano, quelle intellettuali non pervenute, sia per la Cartland, che per Liala.

La bellezza e l’eleganza, il buon gusto caratterizzano i personaggi positivi,  maschili e femminili; i “cattivi” sono brutti e volgari; anche l’abbigliamento serve a denotarli.

Le descrizioni degli ambienti, interni ed esterni, sono minuziose e dettagliate, fotografiche.

Barbara Cartland

Ma scrive la Violi:

  Il realismo narrativo invece sfuma quando si allude al sesso. Ci sono miriadi di mani che palpitano, si intrecciano, labbra tremule, occhiate che mandano lampi, abbracci possenti e languidi abbandoni ma mai, e poi mai, si può descrivere qualche emozione o accadimento erotico senza complicate parafrasi.

Liala […]  descrive narcisistiche vestizioni, immagini provocanti rimandate da specchi complici, corpi che si attraggono irresistibilmente, membra abbronzate.

Indugia sul preludio di incontri molto ravvicinati. Poi, maliziosamente tra le righe, consiglia alle lettrici di vivere la propria sessualità solo all’interno del matrimonio, così da poter godere di tutti i vantaggi economici e sociali che esso offre. E lo stesso fa Barbara Cartland nelle sue pagine, perché il rosa scintilla di più quando si tinge anche di comodità.

Be’ nel pacchetto di Cenerentola c’è la realizzazione del sogno d’amore, ma anche quello di un rispettabile avanzamento sociale.

Per ora ci fermiamo, il racconto dell’amore proseguirà nella prossima puntata.

BIBLIOGRAFIA

Patrizia Violi Breve storia della letteratura rosa  GRAPHE.IT

Samuel Richardson Pamela Mondadori

Colette Dowling Il complesso di Cenerentola Mondadori

AA.VV. Una galassia rosa Franco Angeli

Marcello Sorgi Mura La scrittrice che sfidò Mussolini  Marsilio

Liala Signorsì Sonzogno

SITOGRAFIA

https://it.wikipedia.org/wiki/Carolina_Invernizio

https://it.wikipedia.org/wiki/Liala

https://pociopocio.altervista.org/2022/01/29/liala-romanzi-rosa/

https://it.wikipedia.org/wiki/Mura_(scrittrice)

https://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/maria-assunta-giulia-volpi-nannipieri/

https://it.wikipedia.org/wiki/Barbara_Cartland

Grazia Tanzi

(Informazioni sull’autore)

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