“Son zeneize, riso ræo, strenzo i denti e parlo ciæo“: abbiamo preso spunto da questo motto, che riassume molte delle caratteristiche dei genovesi, per dare un titolo alla nostra rubrica di satira. “Sono genovese, rido di rado, stringo i denti e parlo chiaro“, questa la traduzione letterale in italiano e questo vuole essere questa rubrica che attraverso il sorriso, spesso amaro, della satira vuole parlare chiaro, magari a denti stretti
–FARE MELINA–
di Gian Paolo Sacco
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Leggo….
Genova. Palazzo Ducale pubblica il bando per la selezione del nuovo direttore che prenderà servizio a partire dal 2024, e dovrà avere specifici requisiti in termini di esperienze specifiche, capacità professionali e capacità manageriali….Occorre“comprovata esperienza di carattere manageriale con la qualifica di dirigente presso primarie società, pubbliche o private, con particolare riguardo all’organizzazione e gestione di risorse umane ed economico-finanziarie”, e ancora esperienza in marketing strategico, comunicazione e fund raising. Un manager in grado di amministrare a livello economico e finanziario Palazzo Ducale: pianificazione, gestione dello stress, problem solving operativo e innovazione organizzativa, gestione dei collaboratori, leadership e capacità relazionale sono elencati tra le “soft skill” …
Insomma è chiaro il profilo: ci vuole un dirigente scaltro e scafato, con la faccia buona ed un pelo lungo così sullo stomaco, intrallazzone e a caccia di soldi. Uno che non c’entra una cippa con la cultura insomma. Un po’ come l’ammiraglio Horthy che comandava una nazione senza il mare. E io, guarda un po che ingenuo, mi ero fatto un’idea diversa!!! Pensavo ad una figura di transizione come Melina Riccio.
Un Palazzo Ducale aperto agli artisti di strada, al popolo di Don Gallo, agli ubriachi alla Bukowsky, ai maledetti di De Andrè, ai creativi dei centri sociali. Un Luca 14,12. Un modesto budget dalle sponsorizzazioni delle birrerie cittadine con l’obbligo di sputtanarlo tutto in una kermesse artistica libera e pazza. Un lampo nel buio del triste conformismo. Un disperato golpe della fantasia contro il dogato. Uno schizzo memorabile e fluo sul dress code della banalità politico-amministrativa.
Gian Paolo Sacco