Nicolo e Fiorenzo che andarono via a settembre
In Punta di Penna
Rubrica di opinioni a cura di Antonello Rivano
Nicolo e Fiorenzo che andarono via a settembre
“A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo.”
(Erri de Luca)
Quella scala azzurra e quel ponte, in due diversi anni, in due diversi giorni, a settembre, li hanno percorsi anche Nicolo e Fiorenzo.
Nicolo Capriata, di Carloforte, se ne è andato il 9 settembre 2021, Fiorenzo Toso, di Arenzano, l’anno dopo, il 29 settembre.
Mi ricordo ancora l’immenso dolore di Fiorenzo quando gli comunicai la notizia della scomparsa di Nicolo, anche se naturalmente già sapeva. Ricordo anche il mio di dolore e la terribile scoperta, quando, un anno dopo, gli chiesi, via WA, un suo trafiletto per l’articolo che stavo mettendo su in ricordo di Nicolo, per il PONENTINO, Il professore mi rispose, con un messaggio, che non ce l’avrebbe fatta a scrivere, era in clinica e stava morendo.
Ma cosa ha accomunato queste due persone, oltre al fatto di essere stati ottimi amici ed essersene andati entrambi a settembre?
L’immenso amore per la cultura e la storia. La loro dedizione alla divulgazione di ciò che era il loro immenso bagaglio culturale. La passione che metteva Nicolo nello studio di tutto ciò che riguarda Carloforte e quella di Fiorenzo, eccelso linguista, per la lingua genovese e quella tabarchina. Li accomunava la grande competenza per quello che riguarda la tabarchinità. Ma soprattutto li rendeva simili il modo di porsi, di darsi, di essere sempre semplici, modesti e disponibili. Il loro essere restii a anteporre ai loro nomi la qualifica di “professore”, anche se lo erano entrambi.
Ecco, in un mondo in cui sembra sempre più impellente il voler apparire a tutti i costi, loro erano un’eccezione. Ci mancano Nicolo e Fiorenzo. Ci mancano come amici, come informatori culturali, come studiosi e preziosi relatori. Ci mancano come giornalisti e scrittori. Ma ancor di più ci mancano come possono mancare due belle persone. E non illudiamoci che questa sensazione di mancanza, di vuoto, con il passar del tempo, andrà scemando, perché invece aumenterà ancora, e la sentiremo più pressante ogni giorno di più, perché i tempi che viviamo ci stanno dando ben poca speranza che altri possano essere come loro.
Se questa mia rubrica si intitola “In punta di penna” è dovuto anche a ciò che Nicolo e Fiorenzo mi hanno insegnato, soprattutto con il loro esempio: l’informazione e la divulgazione culturale non vanno mai urlate con saccenza ma sussurrate con passione, con discrezione…in punta di penna.
A Nicolo e Fiorenzo, miei amici e maestri.
Con riconoscenza – Antonello