di Angelica Lubrano e Marco Maltesu
Ricevo dal Direttore del PONENTINO le sue valutazioni del tutto pertinenti e condivisibili sull’ultima pelosa questione caduta sulla testa degli abitanti del Ponente savonese da Vado, Quiliano, Bergeggi alla Val Bormida: il rigassificatore che gli abitanti di Piombino non vogliono nel loro specchio di mare, a buon diritto… Questi gli appunti del Direttore Marco Maltesu:
(A.L)
Il rigassificatore di Vado ed i suoi effetti collaterali
“In Italia, in questo momento, esiste una forte attenzione nei confronti dei rigassificatori: sarebbe molto bello se questa attenzione divenisse un vero dibattito capace di far approfondire l’argomento e far crescere culturalmente la nostra società come avviene nelle società più civili e democratiche. Nella società italiana, invece, tutto si trasforma in un derby da voler vincere a tutti i costi, anche se da una parte c’è una squadra che gioca benissimo e l’altra continua solo a fare falli senza che ci sia un arbitro capace di sanzionare tali scorrettezze.
Partiamo da capo, il gas per essere trasportato necessita di grandissimo spazio, questo perché come tutte le materie aeriformi, le molecole espanse occupano un grande spazio. Vengono utilizzati due sistemi per il trasporto, il primo avviene attraverso dei gasdotti ma con il grande problema che il gasdotto deve essere costruito, ci vuole tanto tempo per portarlo a termine ed inoltre collega punti determinati sulla terra. Il secondo modo in cui può essere trasportato, ed in maniera più flessibile, avviene con l’utilizzazione di camion, treni oppure navi. Per poterlo trasportare in quest’ultimo modo, ed ovviare all’inconveniente dello spazio occupato, si usa abbassare la temperatura del gas togliendo energia, e facendolo diventare liquido. Questo semplice passaggio consente non soltanto di far entrare quantità maggiori di materia nello stesso spazio, ma anche, togliendo energia attraverso la diminuzione di temperatura, si ottiene il vantaggio di fare il viaggio con una materia più stabile durante il trasporto. È evidente che, una volta giunto a destinazione, per ottenere il ritorno alla materia prima di origine è necessario un luogo in cui, immettendo energia nel liquido trasportato e quindi aumentando la sua temperatura, esso farà al contrario quel passaggio di stato tornando da liquido ad aeriforme e quindi avremo di nuovo a disposizione il nostro gas iniziale.
Il posto in cui si effettua questa operazione finale si chiama rigassificatore.
È chiaro che, proprio per la sua funzione, essendo un luogo in cui si immette molta energia per ottenere il passaggio da liquido ad aeriforme, questo posto non sia né salubre e neppure particolarmente sicuro. Si adottano tutte le procedure per minimizzare il rischio che comunque non sarà mai pari a zero ed è quindi evidente che avere un rigassificatore nelle vicinanze o non averlo, non sarà mai la stessa cosa. Non è un caso la scelta di posizionare i rigassificatori su piattaforme o navi lontane dalla costa per ottenere il doppio vantaggio, da una parte, di allontanare l’operazione dai centri abitati e dall’altra di sfruttare al meglio il fatto che il trasporto del gas allo stato liquido avvenga prevalentemente con delle navi che cosi possono accostare direttamente vicino all’impianto.
Detto questo, quello che stupisce è perché si arriva alla scelta di creare un’infrastruttura che niente ha a che fare con la transizione ecologica, si continua anzi, attraverso nuovi investimenti, a puntare sull’energia fossile e quindi su un’energia che contribuisce sempre più a generare inquinamento e a favorire i cambiamenti climatici e, inoltre, a rafforzare la nostra dipendenza energetica da paesi stranieri: quanto capitato con la Russia sembra non avere insegnato niente ai nostri amministratori e governanti…
Mentre altre nazioni, ad esempio la Spagna, puntano sulle energie rinnovabili, installando in un anno impianti eolici capaci di produrre il corrispettivo dell’energia di una centrale nucleare. Mentre in altre nazioni si punta sulla creazione di comunità energetiche, capaci attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili di essere completamente autonome dal punto di vista energetico (in Italia sono pochissime nonostante le richieste siano molte ed aumentino sempre di più ma li nostro Stato continua a negare i necessari permessi).
Mentre in altre nazioni ci si smarca sempre di più dall’utilizzazione delle materie prime di origine fossile per la produzione di energia, in Italia si va in una direzione completamente opposta, firmando contratti ventennali per l’importazione di gas, costruendo infrastrutture invasive e pericolose a danno dell’ambiente e della popolazione, distruggendo intere economie locali.
Soprattutto quello che si nota è che non c’è alcuna intenzione di voler permettere agli italiani un viaggio verso un’autosufficienza energetica con energia autoprodotta attraverso l’utilizzazione da fonti rinnovabili ma piuttosto si mira alla creazione di un mondo che a prescindere da qualsiasi cosa possa succedere mantenga il potere economico sull’energia sempre nelle mani di chi lo detiene attualmente negando a tutti noi la possibilità di emancipazione.
(Vedi La Lanterna 30 settembre 2022 – Sono proprio uno scemo)
Interessante quanto successo a Quiliano con la Dirigente scolastica, Angela Cascio, e l’intero collegio dei docenti che hanno approvato appunto all’unanimità una delibera che prende una posizione contraria al progetto di installazione del rigassificatore a Vado, fra l’altro a una distanza minima dalla costa a causa della conformazione geografica della piattaforma continentale e del fondale della Liguria.
La posizione della scuola ha destato, come al solito, lo sdegno della Regione Liguria, artefice della scelta di installare il rigassificatore e depositaria delle scelte di politica energetica a livello regionale con in più l’ormai solito “peccatuccio” della nomina del Presidente della Regione Liguria Toti a commissario al rigassificatore, anche questa una nomina completamente impropria come spiegato nell’articolo che riguarda questi argomenti: La Lanterna 4 settembre 2023 – L’arte del fare solo i propri interessi
Ma la scuola è responsabile dal punto di vista educativo che negli studenti possa crescere quella famosa coscienza della “transizione energetica” nelle menti e nei cuori delle nuove generazioni e si trasformi al più presto anche in atti assennati nella realtà di tutti i giorni. “
Marco Maltesu
La precisa puntualizzazione del Direttore del Ponentino in risposta a una mia segnalazione di qualche settimana fa alla notizia del probabile trasferimento dell’impianto di rigassificazione da Piombino allo specchio d’acqua di Vado Ligure.
Il tema aveva già attirato la mia attenzione alla fine di gennaio del 2022, quando, in presenza degli sbalzi del prezzo del gas, avevo chiarito in un articolo: ALLA CANNA DEL GAS su CiEsse Magazine, lo stato delle cose.
Alle proteste degli abitanti di Piombino il governo risponde scegliendo il Presidente della regione Liguria come Commissario straordinario; Toti si affretta a indicare Vado Ligure quale probabile sede dell’impianto necessario per trattare il gas liquefatto, in alternativa al gas russo, sotto sanzioni per l’aggressione all’Ucraina.
(Vedi Governo: “Rigassificatore nel Mar Ligure”. Toti nominato commissario)
Un nuovo capitolo di sofferenza, un altro modo per ricordarci che anche noi siamo in guerra, per le sanzioni, non solo per l’invio di armi.
Il rigassificatore di Piombino immette nella rete nazionale solo il 6,5% del gas che importavamo dalla Russia, ma crea disagi e si decide di spostarlo per le proteste locali.
MA PERCHÉ A PIOMBINO NO E A VADO E DINTORNI SI?
(Vedi Perché a Piombino NO e nel Savonese Sì? IL RIGASSIFICATORE)
Non essendo una tecnica mi sono affidata a un ineccepibile divulgatore di cui sentiamo tutti la mancanza, ma che ci ha lasciato un patrimonio smisurato a cui si può accedere con facilità:
COSA DICEVA PIERO ANGELA SUI RIGASSIFICATORI:
“Una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura, contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici. Il gas freddissimo, a contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria. Una miscela fra il 5% e il 15% di metano con l’aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall’esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in “piccole dosi”, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell’arco di 80 anni. Si tratta di uno scenario assolutamente improbabile, ma non impossibile’ – e aggiungeva Piero Angela – Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche“.
Le varie risposte pervenute al mio articolo toccano varie questioni tra cui quella che attribuisce al governo l’intento di favorire gli amministratori locali amici di partito e di penalizzare gli altri.
Alcuni più critici mi accusano di nimby, non nel mio giardino:
Non sono mancate accuse ai politici di maggioranza di privilegiare interessi economici di pochi a discapito di quelli ambientali di tutti.
Piano piano, accanto alle opinioni più “sentimentali”, arrivano informazioni utili e scientificamente documentate.
Per esempio Alessandro si chiede:
Al largo di Livorno vi è un altro rigassificatore posto a 22 km dalla costa; perché a Vado sono previsti solamente 4 km?
C’è poi chi sostiene che:
In tutto il mondo l’area di esclusione è 30 km per incidenti pregressi. Ora porre un vincolo di 5 km dalla costa è un suicidio…
Arriva intanto notizia che un fulmine ha colpito un impianto sito in provincia di La Spezia:
“Fiamme dal rigassificatore di Panigaglia: fulmine incendia gas di scarico dopo guasto alla rete elettrica. IVG.it”
C’è chi denuncia che: “A monte della decisione di Toti e della Meloni vi sia l’accettazione di un ricatto, quello di fare l’esecutore della scelta di energia fossile imposto dalla Nato e dalla EU.”
E aggiunge che:
“Mi pare con grave deficit di argomenti la posizione di chi sostiene l’opera essere strategica e quindi necessaria. Contesto questa visione miope, che in pratica accetta il concetto di emergenza in cui da decenni ci fanno vivere per giustificare continuamente di NON modificare nulla del piano energetico nazionale.
Se tutta l’opposizione serve solo a far mettere il rigassificatore un po’ più in là o per avere più compensazioni mi pare da Tafazzi.
È chiaro che ogni costo aggiuntivo ce lo troveremo rigirato nelle future bollette pesanti alla voce
“oneri di commercializzazione e trasporto” e non sarà la vittoria di nessuno. La sicurezza delle persone e delle attività turistiche sono importanti, e non vanno barattate con un’ulteriore concentrazione di potere energetico in mano a Grandi Imprese finanziarie che per vent’anni succhieranno sangue e faranno crollare l’economia territoriale.
Umberto Buelli precisa (con dovizia di particolari che qui riassumo) che i punti da discutere sono:
1) interferisce con l’attività portuale in atto a Vado.
2) Il porto di Vado è il punto del litorale Ligure/tirrenico dove le due linee batimetriche 50 e 100 m sono più vicine a riva. qui il fondale sprofonda rapidamente in uno dei canyon tipici del mar ligure occidentale, protendendosi proprio in direzione del porto di Vado… Questo determina misure di interdizione totale per qualsiasi attività pericolosa, a meno di non mettere a rischio direttamente strade e abitazioni, non solo il mare e le attività portuali.
3)La SNAM, per sostenere la posizione all’interno del porto di Piombino della Golar Tundra, ha dichiarato che non può operare in mare aperto, in quanto le operazioni di rigassificazione (come ben chiarito da Piero Angela sopra) hanno bisogno di ancoraggi stabili e fermi, non soggetti a sciabordio da movimento ondoso.
Perché ora dice che invece a Vado si può fare?
Ha dichiarato di aver commissionato lavori di adeguamento come per la Golar Frost di Livorno (che, però, è una metaniera “adattata” e non un rigassificatore ex progetto) di cui non risulta abbia mai mostrato dettagli. La Golar Frost, in verità, ha serbatoi più spessi e sagomati per minimizzare l’evaporazione del gas per sciabordio contro le pareti. La Golar Tundra ha serbatoi con pareti decisamente più sottili e può operare adeguatamente solo a pieno carico o a vuoto. Presenta tecnicamente due livelli di guardia in mezzo ai quali il rischio di andare in pressione è maggiore.
4) La fascia interessata da un eventuale incidente di livello catastrofico ha a Livorno un raggio di 60Km. Forse la CdP di Livorno ricorda meglio di quella di Savona la collisione tra la Moby Prince e la petroliera Amoco Cadiz?
5) Nell’ordinanza della CdP di Livorno sono riportati anche i limiti delle condizioni meteo per l’esercizio. Ma non risulta sia stato fatto uno studio statistico su quanti giorni di inattività coatta per vento o per altezza d’onda nel mar ligure occidentale. Che fare in caso di tempesta tropicale sempre più frequente?
6) Nel progetto pensano di affondare il gasdotto lungo il torrente Quiliano che, casualmente, passa a fianco dei serbatoi della Sarpom pieni di combustibile?
7) Per concludere viene citata l’Area Marina Protetta dell’isola di Bergeggi e il Santuario Pelagos, insieme alle altre questioni ambientali che non sono proprio marginali
8) Per finire Umberto ricorda la costosa ristrutturazione che ha impegnato la stessa Regione Liguria su Villa Zanelli messa ora a gara come possibile funzione ricettiva in una zona che a seguito della presenza del rigassificatore diventerebbe di interdizione totale.
(Vedi ilsecoloxix – Delfini e capodogli nel Mar Ligure, nuovi avvistamenti anche nel Savonese – Video)
In sintesi la zona scelta da Toti è quanto di più lontano e inappropriato da ciò che serve per garantire sicurezza per le persone e buon funzionamento delle strutture.
Il rigassificatore va ancorarlo saldamente alla piattaforma continentale la cui conformazione a Vado risulta praticamente assente, con fondali che toccano profondità fra le più grandi di tutto il Mediterraneo. Fu proprio tale caratteristica a far cadere la scelta su Vado per ospitare le navi mercantili super portacontainer, quelle lunghe 400m. e larghe 61,5, in grado di trasportare fino a 24.346 teu. I primi cargo ne trasportavano 100 teu, ora in media 15 mila teu.
https://www.oltoffshore.it/wp-content/uploads/2021/05/ordinanza-n-62014-del-29012014-regolamento.pdf
Per concludere, siccome adesso il rigassificatore è a Piombino, se non ci sono rischi di nessun tipo per le persone o per l’ambiente che senso ha allungare il viaggio di trasporto fino al mar Ligure con aggravio di costi anche per riorganizzare le strutture ricettive, senza parlare delle trasferte del personale impiegato e già addestrato?
NOTA BENE Se invece Piombino chiede il trasferimento per alti rischi dimostrabili, allora ha assolutamente ragione: aiutiamo Piombino e cerchiamo altre fonti, visto che il gas, anche se un po’ meglio del carbone, è pur sempre una fonte fossile che emette CO2, con buona pace delle transizioni ecologiche “salmodiate in ogni messa”.
In chiusura aggiungo solo alcune considerazioni del tutto personali: ogni fatto, ogni evento, ogni scelta rivela sempre una connessione molto ampia e, a volte, inusitata. Fattori complessi e, apparentemente lontani gli uni dagli altri: cosa c’entra il rigassificatore con la guerra in Ucraina? Con la transizione ecologica? Con gli equilibri precari che reggono il governo attuale e, verosimilmente, ormai tutti i governi? Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza?
E molto altro ancora.
Bisogna attrezzarci per uno sguardo lungo e alto, animati dal desiderio del BENE COMUNE.