Stefano Tonietto “Il divino intreccio” Ed. In riga
L’omaggio più fantasioso, singolare e bizzarro che il Sommo Poeta ha ricevuto per la celebrazione del 700° anniversario della morte è questo libro di Stefano Tonietto, intitolato Il divino intreccio. Si tratta di una metàfrasi, ovvero di una riscrittura dell’Inferno dantesco (tutti i 4720 versi, più il commento) in forma di lipogramma, che altro non è che una regola compositiva che impone l’esclusione di una determinata lettera. Un celebre lipogramma è quello composto da Georges Perec che nel romanzo La scomparsa (La disparition) omise completamente l’uso della vocale “E”. Tonietto ha compiuto un’operazione analoga riscrivendo l’ Inferno dantesco astenendosi dall’uso della “A”. Un’impresa non facile, se si tiene conto che metrica e significato sono stati rispettati. Qualche esempio, intanto il titolo: La Divina Commedia che contiene tre “A” è diventata Il Divino Intreccio, e fin qui nulla di eclatante, ma guardate che succede.
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Nel mezzo giusto del ’esister nostro
mi colsi perso dentr’ un bosco oscuro,
ché il diritto sentier più non fu mostro.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Ohi come l’esser d’esso è dire duro,
d’esto bosco sì fitto e folto e forte
che nel pensier tutt’oggi mi torturo!
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte.
È indigesto, che poco è meno morte;
eppur per dir del ben ch’i’ vi scopersi,
v’esporrò queli cose ch’i’ v’ ho scorte.
Buona lettura!
NOTA Dell’autore v. anche Altri dodici cesari recensito in questa rubrica.