Alberto Vigevani “La reputazione” Ed.Feltrinelli
La reputazione, di Alberto Vigevani, scrittore elegante e ingiustamente dimenticato, di cui ho recensito qui altri due libri, L’invenzione e Lettera al signor Alzheryan, e del quale mi sto procurando il possibile nell’usato, vista la colpevole, scarsa quantità dei suoi lavori presenti sul mercato. C’è da sperare che la benemerita Sellerio, che li ha in catalogo, ne voglia ristampare altri.
Ma veniamo al testo.
Se volessimo inquadrarlo in un genere potrebbe essere un romanzo di formazione, o meglio di doloroso disincanto, visto che il protagonista, debole e irresoluto, non approda a nulla. Non si tratta di un’anticipazione sulla trama, che è di una esilità sconcertante, a petto della grande densità di contenuto e di pensiero, che sta nelle poco più di cento pagine di cui si compone il volume.
La data di stampa è il 1961 e la storia, che da alcuni indizi si presuppone coeva, è molto semplice: un giovane, Ennio, lascia il suo paese in Emilia, e il suo destino di contadino, per cercar fortuna e migliore avvenire in Svizzera. Qui farà il cameriere in vari ristoranti e alberghi, un lavoro duro, ma che non gli sporcherà di terra le mani. Avrà una storia d’amore con una ragazza svizzera, Cècile, che non andrà a buon fine. Il miglioramento della sua vita non si realizzerà, e sarà costretto a tornare al suo luogo d’origine, incatenato al suo destino.
Molte cose ci sono in questo libro, accennate, ma vivide: un’Italia ancora arretrata i cui giovani sono costretti a cercar lavoro in un paese straniero. La vita degli emigranti nella ricca e avida Svizzera che li disprezza, pur servendosi della loro fatica. Fatica del lavoro e dello sforzo per mantenere una dignità morale, la reputazione del titolo.
E poi la storia d’amore, che amore ne ha ben poco, fugaci piaceri senza gioia e nessuna comunione di anime. Ennio, in costante senso di inadeguatezza nei confronti del mondo intero, lo è anche con Cécile, determinata e pratica, che progetta per sé un avvenire in cui Ennio non è previsto. L’illusione, breve, di un destino comune, si presenterà, ma sarà spezzata da un banale incidente.
Un libro che, anche chiuso, resta presente nei pensieri del lettore, rivelando la sua profondità. Ultima annotazione: un linguaggio denso e attento, preciso come un cesello nel descrivere moti e stati d’animo.