1

In punta di penna – La “Regola del brutto”


La “Regola del brutto”

Da un po’ di tempo a questa parte sembra che il Comune di Genova, in questo ben supportato da Municipio e Regione, stia applicando la “Regola del brutto”. In cosa consiste tale regola? Nel posizionare oggetti e strutture, spesso inutili, senza considerare il contesto nelle quali queste vanno ad essere inserite.

In base a questa regola abbiamo recentemente assistito all’installazione di un pannello grande a led in prossimità della statua di Garibaldi in piazza Porticciolo.

Una zona di Pegli che andrebbe rivalutata, e maggiormente curata, perché testimonianza storica del passato splendore del borgo marinaro, viene invece deturpata da una installazione tecnologica senza alcuna considerazione dell’impatto visivo di quest’ultima sul contesto. Ma del resto già si era iniziato con il tecnologico rosso “Totem informativo” posto nelle vicinanze dell’ingresso del Parco di Villa Pallavicini. Di fatto in quel caso è stata messa una bruttissima barriera architettonica in una zona in cui, probabilmente, sarebbe stato meglio fare una corretta valutazione anche sulla ormai poco utile cabina telefonica del medesimo colore e del medesimo impatto. Probabilmente a chi ha deciso di mettere lì il totem è piaciuto l’accostamento cromatico. A proposito avete mai visto nessuno armeggiare con il touch screen del “totem”, o anche solo soffermarsi a leggerlo?

Foto da Google Earth

E’ mai possibile che chi progetta questo genere di “opere” non si ponga minimamente la questione se queste siano in sintonia con il luogo dove dovranno essere installate? Perché a me viene difficile pensare che siano i luoghi a doversi adattare a esse e non viceversa. Al bello dovrebbe essere accostato il bello e dove c’è il brutto andrebbero sempre cercate soluzioni per migliorare lo stato delle cose, questo si dovrebbe fare per creare quel “decoro urbano” che va di pari passo con la qualità della vita. Evidentemente è più facile applicare la “regola del brutto” e fare lo cose con quel pressapochismo e incuria in cui chi ci amministra sembra essersi ben specializzato

Il bello consiste in una disposizione provvidenziale grazie alla quale la verità e la giustizia, non ancora riconosciute, richiamano in silenzio la nostra attenzione” scriveva la filosofa francese Simone Weil, forse è per questo che il bello continua a dare cosi fastidio.