Con la rubrica “il mondo in città” si vogliono raccontare i fatti dalle varie regioni del nostro pianeta che sono rilevanti per noi genovesi, italiani. Sia che ci troviamo sotto la lanterna o altrove, come nel mio caso che scrivo da Bruxelles.
Alberto Spatola
Africa
Sant’Egidio in Mozambico
Recentemente ci sono state elezioni locali in Mozambico che hanno riportato in superficie tensioni storiche tra i due Partiti principali del paese: FreLiMo (Fronte di Liberazione del Mozambico) e ReNaMo (Resistenza Nazionale Mozambicana).
Però il rischio è che nel fare la cronaca elettorale di un paese si colga l’albero che cade, e non la foresta che cresce.
Il Mozambico è da più di trent’anni che vive in un contesto di relativa pace poiché, nel 1992, si è stati in grado di trasformare una guerra civile in competizione elettorale. E alla base di tale trasformazione c’è una “soluzione, una formula italiana”.
Gli accordi che misero fine alla guerra civile del Mozambico si firmarono in Italia, grazie al lavoro di mediazione della Comunità di Sant’Egidio e in parte del governo italiano di allora. Un percorso lungo: più di due anni, dal 1990 al 1992.
La Comunità di Sant’Egidio è un’organizzazione cristiana fondata nel 1968 a Roma, ormai capillare essendo presente in oltre 70 paesi, che promuove la cooperazione internazionale. Insomma, una realtà con le carte in regola per occuparsi di risoluzioni dei conflitti, ma non una tradizionale fondazione di diplomatici, o un vero e proprio Stato con posizioni super partes.
Eppure, fu proprio l’essere insolito della Comunità di Sant’Egidio che permise di raggiungere un accordo per il Mozambico 31 anni fa. Il 4 Ottobre 1992, giornata che è ancor oggi celebrata in Mozambico come giornata della pace.
L’allora Segretario Generale dell’ONU descrisse quel passo verso la pace come un fatto “unico nel suo genere” che si raggiunse anche grazie ad un certo grado “d’informalità”.
Quel che fa degli accordi di pace del 4 Ottobre, festa di S.Francesco, una storia di successo non è solo il contributo di mediazione della Comunità di Sant’Egidio, ma la capacità di tutte le parti di capire che la pace è il punto di partenza per obiettivi piu’ grandi, per costruire società piú libere e prospere. Ma la pace va costruita, mantenuta ed esercitata giorno per giorno.
In questa prospettiva si capisce meglio il ruolo di una Comunità che si basa su preghiera e solidarietà. L’azione di Sant’Egidio non si fermò ad assistere alla firma di un accordo di pace, ma porta ancora oggi avanti progetti nel campo sanitario e nella registrazione dei bambini che nascono nei contesti piú svantaggiati, per evitare che, senza documenti, diventino facile preda del traffico di persone.
Anche dal punto di vista democratico, le elezioni portano sempre tensioni e a volte riconteggi. Eppure il Mozambico, nonostante decenni di guerra anticoloniale e guerra civile, e forte divisione ideologica tra maggioranza e opposizione, è ben lontana dallo stereotipo del paese Africano governo sempre dallo stesso anziano leader (stereotipo che è assai più l’eccezione che la regola). A livello locale c’è alternanza, e a livello statale i Presidenti non hanno mai governato per più di due o tre mandati.
Nella sede di Sant’Egidio per ricordare il raggiungimento di tale risultato c’è un grande quadro dell’artista Stefano Di Stasio che si è ispirato da un passaggio del vangelo che recita: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme…”
Insomma quando gruppi, persone si organizzano, e si lavora seguendo piccoli passi concreti, con pazienza, verso un orizzonte di pace e giustizia, si possono raggiungere grandi risultati. Ed è persino possibile leggere “soluzione italiana” in un sol fiato, cosa che capita assai raramente.
Foto © Tutti i diritti riservati alla Comunitá di Sant’Egidio
Alberto Spatola
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