Piccole Storie in bianco e nero – Eva Besnyo
Eva Besnyo (1910 – 2003)
Il regime repressivo di Horthy degli anni ’30 del secolo scorso fece fuggire dall’Ungheria numerosi artisti, che in seguito divennero personalità di spicco.
Per quanto riguarda la fotografia, fu il caso di László Moholy-Nagy, Martin Munkácsi, György Kepes e Endre Friedmann, meglio conosciuto come Robert Capa. Anche Eva Besnyo, amica d’infanzia di Capa si unì al gruppo e li raggiunse a Berlino. Qui le foto realistiche della Besnyo ebbero un certo successo e vennero pubblicate da diverse riviste e giornali, anche se firmate al maschile. Era il periodo Bauhaus e l’artista aderì alle nuove sperimentazioni geometriche raggiungendo risultati molto apprezzati, tanto che nel ’31 aprì un suo studio fotografico. Ma nel ’32 fu costretta a spostarsi ad Amsterdam a causa delle persecuzioni verso gli Ebrei. Qui entrò a far parte del gruppo di intellettuali che osteggiavano il regime nazista e che davano ad ogni forma artistica un connotato di liberazione e di manifestazione del dissenso. [Il gruppo da cui fu accolta la Besnyo era guidato dalla indimenticabile Charley Toorop a cui sarà dedicata un’altra delle nostre storie. N.d.R.]. Per la resistenza olandese la Besnyo produceva fototessere per carte d’identità di persone appartenenti a gruppi clandestini. Nonostante la semiclandestinità, continuò a pubblicare le sue foto con uno pseudonimo maschile, ma dal 1942 fu costretta a nascondersi fino alla fine della guerra, quando tornò in attività fu incaricata di documentare la devastazione in cui versava il Paese. Divenne in seguito la reporter ufficiale del movimento femminista olandese e continuò il suo impegno a favore del movimento femminista marxista olandese Dolle Mina.
Eva Besnyo si è spenta nella sua casa olandese nel 2003.
Eva Besnyo fu una delle più grandi artiste della fotografia del secolo scorso. E’ estremamente difficile attribuirle una corrente o uno stile perché la sua caratteristica fu proprio quella di sperimentare metodi e visioni diverse. Di lei venne detto che non appena si pensava di essere riusciti a darle una etichetta, ogni convinzione scivolava tra le dita di chi pensava di averla conquistata.
I suoi scatti riproducono la bellezza del reale pur nella sua disperazione: sono famose le sue fotografie di Rotterdam distrutta dai bombardamenti, come la visione del vuoto e della solitudine delle stanze abbandonate o rivisitate dai sopravvissuti.
Sperimentò la ritrattistica e le scene di strada, mantenendo sempre quella sensazione di dolorosa partecipazione alla vita quotidiana delle persone, e allo stesso tempo l’interesse verso qualcosa che attirava improvvisamente la sua attenzione. La sua caratteristica principale fu infatti quella di dare alle immagini fotografiche una profondità, una tridimensionalità che sembrava raccontare una storia, cambiando improvvisamente punto di vista, come quando si viene interrotti e si rivolge lo sguardo altrove. La stessa sensazione accompagna lo spettatore quando guarda i suoi autoscatti: la fotografa è lì, ma il suo ego non è il centro dell’universo, e tutto intorno si avverte l’esistenza di un mondo pulsante. Questo è il punto centrale della sua originalità che superava la scuola di Moholy-Nagy, basata sulla centratura del soggetto.
Dal dopoguerra fino ad oggi le sue opere sono state esposte nelle sedi più prestigiose. Gran parte delle sue foto sono ora conservate al Maria Austria Instituut di Amsterdam. Invito il lettore a visitare la pagina di artblat che, anche se non in italiano, è ben corredata da bellissime foto. https://artblart.com/2012/09/21/exhibition-eva-besnyo-1910-2003-the-sensuous-image-at-jeu-de-paume-paris/
RIFERIMENTI:
https://www.imagemag.it/magazine/caffe-letterario/910-nasce-eva-besnyoe.html
https://www.unadonnalgiorno.it/eva-besnyo/
https://it.wikipedia.org/wiki/Eva_Besny%C3%B6
https://jwa.org/encyclopedia/article/besnyo-eva
FOTOGRAFIA ALLEGATA:
Eva Besnyö : Senza titolo [Ragazzo con violoncello, Balaton, Ungheria] 1931-Rijksmuseum, Amsterdam_ © Eva Besnyö / Maria Austria Instituut Amsterdam