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Il cavaliere dalla Ridente Figura. Angelo Fortunato Formíggini (3)

Il cavaliere dalla Ridente Figura
Angelo Fortunato Formíggini (3)

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La vita di Angelo Fortunato Formíggini, cominciata come una commedia, giocosa e arguta, a causa di sciagurati avvenimenti, muta di tono, trovando al terzo atto un  tragico epilogo.

Nel 1938 entrano in vigore le leggi razziali fasciste, un insieme di norme e provvedimenti, inumani, contro gli ebrei.

Il primo annuncio viene dato il 18 settembre a Trieste, da Mussolini stesso, in piazza Unità d’Italia, gremita di folla, in occasione di una sua visita.

  Due targhe ricordano questo ignobile evento, che avrà tragiche e dolorosissime conseguenze.

Formiggíni, uomo di antica, illustre casata, intellettuale di grande profondità, che tanto si è speso per la diffusione della cultura nel suo Paese, non è più un italiano.  In nome di una mistificazione  ascientifica quale quella di razza, è un ebreo che contamina la purezza italica. In quanto tale gli saranno preclusi i più elementari diritti di pensiero e di sopravvivenza.

La sua reazione è quella che era stata dei grandi personaggi dell’antichità perseguitati dal potere: il suicidio. Angelo Fortunato Formíggini leva la mano su di sé non per sottrarsi ad una realtà senza speranze, il suo non è un gesto di resa, rappresenta piuttosto, come avveniva nell’Antica Roma, la massima espressione di libertà personale. Ma anche qualcosa di più. Questa la sua “sentenza” di condanna.

Formaggino da Modena

editore in Roma

sopportò sorridendo

XV anni di dominazione fascista

che lo aveva raso al suolo

Ma quando ignobili penne,

per atavico odio plebeo,

o per turpe mercede

o per puro contagio tedesco

iniziarono una campagna razzista,

sdegnato

si condannò a morte per alto tradimento,

sostituendosi al vero colpevole

per stornare dalla sua Patria

amorosamente diletta

il danno e la vergogna.

(27 giugno 1938)

Scrive Antonio Castronovo in Libri da ridere 

La diagnosi di quel che succede in quel fatidico 1938 della storia italiana stilata con poche parole e massima lucidità: la campagna razzista debutta “per puro contagio tedesco” ma procede “per atavico odio plebeo”. Siamo italiani, ma non facciamoci illusioni di soverchia bontà: il germe antisemita ha attecchito qui da noi per germanico contagio, ma è l’oscuro odio che attraversa gli uomini, plebeo nella sua

natura, a compiere infine l’ultima mossa. Davanti al tribunale della storia ci sono i grandi rei, ma siamo tutti un po’ colpevoli…

[…] Quando emette la sentenza, infligge infatti la condanna a se stesso: morte “per alto tradimento”, mediante suicidio, in sostituzione del vero colpevole. In altre parole: un suicidio doloso, un magnifico gesto per protestare contro una solenne forma di idiozia, contro l’intollerabilità della persecuzione razziale e di quelle passioni di eccessiva intensità che cominciano a circolare quando il razzismo si fa legge di Stato, a dimostrazione di quanto l’uomo possa essere molto nobile o molto plebeo.

Non un gesto disperato dunque, ma una eroica, ulteriore, dimostrazione di amore per quella Patria che lo esilia dai diritti umani fondamentali, che lo priva di ogni mezzo di sussistenza: si uccide per sollevarla  dalla responsabilità di una legge assassina e infamante.

La promulgazione definitiva dei provvedimenti antisemiti era stata preceduta da una capillare e martellante azione di propaganda, attuata con ogni mezzo. Si sapeva da tempo quel che sarebbe accaduto.

 Quello di Formiggini non fu un suicidio compiuto d’impulso, sotto la spinta della disperazione, ma lucidamente progettato. La “sentenza” sopra riportata, come indicato, risale al 27 giugno, mentre la Dichiarazione sulla Razza viene approvata dal Gran Consiglio del Fascismo il 6 ottobre.

 Il 31 agosto Formiggíni acquista un biglietto d’ingresso per la Torre Ghirlandina, una perlustrazione: l’esecuzione avverrà qui nel luogo simbolo della città di Modena.

Leggiamo da Suicidi d’autore di Antonio Castronuovo:

Opera dell’architetto Lanfranco e dello scultore Wiligelmo, graziosa si eleva – in impercettibile pendenza sull’abside del Duomo di Modena – la torre campanaria Ghirlandina. Così la chiamarono i Modenesi per quel portichetto di colonne che, là in alto, ricorda tanto una ghirlanda che incorona il cielo e fa da regina ai tetti di città. Ottantotto metri, dal selciato fino alla punta della cuspide gotica. Ma non tutti e ottantotto ne volò Angelo Fortunato Formíggini quando un giorno del 1938 si gettò da una delle finestre della torre. Più che sufficienti, comunque, a portare a compimento un premeditato suicidio.

Neppure in questo momento estremo, il Cavaliere dalla ridente figura rinuncia a uno sguardo ironico.

 Ghirlandéina!

Ghirlandéina dam un cócc

 Pr’ajutèrm’ a fèr al bócc!

 I diran: cus’é ‘st fagôt?

 To! L’é al pover Furmajôt.

 Un mudnes ed quî de ‘d via

 che, oramai, a – n va pió via!

 Ghirlandina!

 Ghirlandina dammi una spinta

 Per aiutarmi a fare il botto!

 Diranno: cos’è questo fagotto?

 Toh, è il povero Formiggini

 Un modenese, di quelli di via

 Che, ormai, non va più via!

Questo modenese “di via”, che in varie città aveva portato il suo ridente messaggio di pace e di cultura, torna per  completare la sua missione ai piedi della torre che sovrasta Modena e i suoi dintorni; la stessa che era ben visibile dalla villa di Collegara dove era nato. Il fagôt sarà raccolto il 29 novembre nel ristretto spazio tra la torre e il monumento al Tassoni, che in una lettera chiamerà “al tvajol ed Furmajin”, il tovagliolo di Formaggino.

Il 28 novembre parte da Roma, dove risiede da tempo, per Modena; in tasca un biglietto di sola andata; pretesto della partenza una riunione di tipografi. Cena in un ristorante: cotoletta ai tartufi e lambrusco, poi a teatro; la platea  è affollatissima, si sente poco, e dopo il primo atto Formíggini va via. Trascorre una tranquilla notte di buon sonno. La mattina del 29 scrive alla moglie, Emilia Santamaria.

Nelle ore di veglia una calma ed una serenità assolute; non lo avrei mai pensato nè potuto sperare. Finora è stato proprio come bere un uovo e spero ormai che sarà così sino alla fine imminentissima. Ecco: me ne vado. Sta’ certa che l’ultimo mio pensiero sarà per la mia famiglioletta. Grazie per la vostra devozione e per la vostra fedeltà. Estrema raccomandazione: siate rassegnati alla mia sorte, non fate recriminazioni. Non guastatemi le uova nel paniere, per sempre vostro A.F.

Un amico lo invita a colazione, rifiuta col pretesto di “dover andare molto in alto”; mentre è diretto verso il Duomo, ne  incontra un altro al quale spiega che salirà per la scala, ma scenderà dall’esterno, tragitto meno gravoso; il tono è allegro e costui pensa ad una delle sue solite celie. Quel giorno la torre è chiusa per lavori, allontana con un pretesto il guardiano che lo conosce e sale trafelato per le scale. Giunto all’ultimo piano, sotto la cella campanaria, si arrampica sul davanzale di una trifora e si lancia nel vuoto al grido di «Italia! Italia! Italia!»

Sul corpo sfracellato al suolo, una guardia fruga le tasche per capire di chi si tratta. Trova alcune banconote da centomila lire – una somma favolosa per l’epoca – e si chiede perché mai un uomo ricco si uccida. Alcuni Passanti Si raccolgono in quella grigia mattina di novembre intorno al corpo, ma non fanno in tempo a chiedersi chi sia che già la notizia sull’accaduto viene soffocata. Il nullaosta per la rimozione del cadavere indica “uno sconosciuto” mentre Formíggini aveva nel portafogli, oltre  che danaro, anche il documento d’identità. Non si doveva sapere che era morto perché le leggi razziali proibivano di dare notizia della morte di un ebreo, figuriamoci di un ebreo suicida. E neppure si poteva dare notizia mediante un necrologio. I giornali ricevettero una disposizione tassativa: ignorare l’evento e rifiutare anche necrologi a pagamento. Fu ignorato anche quello della vedova, infine spedito per posta agli amici.”Angelo Fortunato Formiggini, editore-maestro, abbandona la terra lasciando ricordo imperituro di spirito libero, profondamente italiano, di dedizione assoluta alla cultura patria”. (Antonio Castronuovo Libri da ridere)

I giornali  di regime, obbedienti, tacciono, la notizia in Italia potrà essere data solo a Liberazione avvenuta. La BBC  dà la comunicazione il giorno stesso; la stampa estera e quella antifascista, in Europa e in America, ne danno ampia diffusione. Alla moglie giungono attestazioni di solidarietà da anonimi e da intellettuali.Tutta questa documentazione oggi è conservata presso la Biblioteca Estense di Modena. Persino sui funerali si vuole esercitare censura: devono essere celebrati di notte! La moglie protesta energicamente, il corteo funebre ha luogo nella prima mattina del 30 novembre: quattro, cinque parenti e amici, ai lati una trentina di poliziotti in divisa, altri in borghese che fotografano e annotano i nomi dei presenti.

In vita, Formiggini aveva espresso il desiderio di essere cremato e che le sue ceneri, raccolte in un fagotto, fossero disperse nel fiume Panaro, affinché l’acqua le disciogliesse e se le portasse via. Più tardi aveva perfezionato quest’idea lasciando scritto: «Fatemi abbrustolire il più rapidamente possibile, il più clandestinamente e

consegnate le ceneri al mio figliolo il quale sa che cosa dovrà fare.»

Così fu fatto e le ceneri furono raccolte in urna. Al primo piano del Cinerario, nel vano numero 30 chiuso da un cristallo c’è una cassetta di legno chiaro con inciso lo stemma della casa editrice. Al centro le iniziali A. F.F. e attorno, in corona, l’amato motto Risus quoque vitast,  Anche il riso è vita. Dalla nicchia, nel silenzio del luogo, sembra provenire una soave risata. E il modo usato da Formíggini per far capire di essere vivo, e di avere ancora molte cose da dire. (Antonio Castronovo

Bibliografia

Antonio Castronuovo Libri da ridere Ed. Stampa Alternativa

Alessandro Tassoni  La secchia rapita Varie edizioni

Marco Ventura Il fuoruscito Ed. Piemme

Vittorio Ponzani Dalla “filosofia del ridere” alla promozione del libro Settegiorni editore

Antonio Castronuovo Suicidi d’autore Stampa alternativa

A.F. Formiggini Parole in libertà   Edizioni Artestampa

A.F. Formiggini La ficozza filosofica del fascismo e La marcia sulla Leonardo

La cronaca della festa Omaggio ad Angelo Fortunato Formiggini

Sitografia

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Angelo_Fortunato_Formiggini

https://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/cronologia-di-bologna/1908/la_festa_mutino_bononiense

https://www.treccani.it/enciclopedia/angelo-fortunato-formiggini_(Dizionario-Biografico)/

https://www.movio.beniculturali.it/beu/lagrandeguerranellarchiviodicasaridereformiggini/it/5/la-vita-di-a-f-formiggini

http://storiaminuta.altervista.org/al-tvajol-ed-furmajin/

https://www.anpimodena.it/al-tvajol-ed-furmajin/

https://moked.it/blog/2018/11/29/80-anni-dal-gesto-estremo-modena-si-inchina-formi

ggini/

https://www.unacitta.it/it/articolo/1891-la-visita-angelo-fortunato-formggini