Una parola del nostro vernacolo la cui origine ha sempre suscitato curiosità è massacan (muratore). Certo che, dal termine italiano a quello nostro, c’è davvero una differenza siderale, senza nessunissimo accostamento di sorta.
“E poi perché – si domandano in molti – per fare il muratore a Genova e dintorni bisogna per forza ammazzare un cane?”
Niente di tutto ciò, state tranquilli, e vi dirò che diverse sono le ipotesi sull’origine di questo nome, dalla più strampalata a quella un po’ meno fantasiosa: io ne ho scelto due, anche se poi sarà solo una quella più attendibile.
Entrambe ci riportano al periodo delle incursioni dei pirati ora saraceni ora barbareschi, che si estesero, pensate, per ben quasi un millennio! C’è da dire che queste due categorie di predoni non si pestarono mai i piedi in quanto i primi, provenienti dalla Penisola araba, agirono sulle nostre coste sino all’anno 1.000 circa, mentre i secondi iniziarono la loro attività dopo la presa di Istambul (Costantinopoli) del 1453. In seguito occuparono quella zona del nordafrica chiamata Berberia (da cui il nome) da dove partivano per le loro scorrerie. Tutto ciò ebbe termine sul finire del XVII secolo.
Si dà il caso che un bel giorno (come si usa dire, anche se di bello poi avrà ben poco), durante una di queste loro azioni, fosse presente, sulla spiaggia dove erano sbarcati, un gruppo di muratori al lavoro che, appena videro i malintenzionati, la cui mira principale era quella di far prigionieri da vendere come schiavi sul mercato di Algeri (e allora si tratterà senz’altro di Barbareschi), furono costretti ad affrontarli, ma con le armi di cui potevano disporre ossia pale, mazze e picconi. Non si conosce l’esito di questo scontro ma si narra che si batterono mentre la gente, dalle finestre, li incoraggiava al grido: “Ammassæli i chen!” Da qui a essere identificati come massachen il passo fu breve.
Più accreditata, a mio avviso, è la versione che racconta di un impresario edile che, avendo bisogno di mano d’opera possibilmente gratuita (de badda), si presenta al campo di prigionia che si trovava nei pressi di Staglieno, per chiedere al responsabile della struttura se avesse del personale da poter utilizzare. Siamo sempre al tempo delle incursioni dei pirati che, succedeva anche questo, a volte erano loro a venire catturati. Ebbene, siccome questi predatori ci consideravano dei “cani infedeli”, da uccidere o comunque da eliminare, quell’impresario chiedeva espressamente: “Gh’éi miga di massachen?” (“Avete miga degli ammazzacani?”)
E qui, come nel caso precedente, chiamare massacan chi svolgeva opere in muratura,,, fu presto fatto.
Allegri!!
Nino Durante
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