Irene Némirovsky “Natale a Parigi ” Ed. Garzanti piccoli libri
Si può leggere un film? Sì se a scriverlo è Irène Némirovsky. L’autrice di Film parlato[1] era una grande appassionata di cinema: “I personaggi si muovono davanti ai miei occhi” diceva lei stessa. E, grazie ad una particolare tecnica narrativa, che si avvale del linguaggio cinematografico (dissolvenze incrociate, flash-back, campi e controcampi…), anche noi possiamo vederli.
I racconti contenuti in questo smilzo volumetto, Natale a Parigi e Il carnevale di Nizza, sono infatti due brevi “film scritti” che il lettore/spettatore, può proiettare sulla pagina con l’atto della lettura. Le parole diventano immagini in movimento, ma attenzione, non si tratta delle consuete descrizioni, più o meno efficaci (o noiose) presenti in ogni romanzo, e neppure di una sceneggiatura, siamo in presenza di uno stile del tutto particolare, che fonde in maniera originale e innovativa due linguaggi: quello della parola e quello delle immagini.
La storia, invece, procede per contrasto, fra l’opulenta e scintillante scenografia del Natale – neve, vetrine, ghiottonerie, luci, canti gioiosi, bambini eccitati, adulti frettolosi – e la squallida rappresentazione di una famiglia alto-borghese alle prese con le incombenze sociali, più o meno ipocrite, della festività natalizia. I genitori, astiosi, imbruttiti, moralmente e fisicamente, da una vita arida e da un matrimonio fallito; due ragazze “da marito” e due bambini, gli unici personaggi freschi e innocenti, sui quali tuttavia si intravede, nel finale, l’ombra del disincanto.
Una visione amara e impietosa della famiglia borghese, per la quale ciò che conta è soprattutto il denaro, e una parvenza di rispettabilità da conseguire ad ogni costo.
L’altro racconto, costruito con la stessa, cinematografica, tecnica narrativa, è la storia – svolta in due tempi distanti fra loro – di un amore mancato e di un rimpianto, la constatazione amara della delusione, ineluttabile, del vivere.
[1] Film parlato e altri racconti Adephi