Irène Némirovsky “Il ballo” ed. Adelphi
Un autentico piccolo gioiello. La vera letteratura sa dire molto con poco, parole precise e affilate per descrivere ambienti e personaggi ed evocarli agli occhi del lettore. In pochissime pagine, con scrittura elegante ed incisiva, vengono tracciati il profilo di un’adolescente sofferente e inquieta; quello di una madre egoista e vanesia, una squallida Bovary dalle smanie di scalata sociale; la meschina figura dell’ebreo abile speculatore di borsa che ha raggiunto successo e ricchezza; il mondo fatuo della cosiddetta società elegante. Il tutto inserito in un racconto dal meccanismo narrativo di precisione che si conclude con un affondo ineluttabile.
Una piccola storia terribile, un esempio perfetto di ciò che Umberto Eco chiama “effetto cric”: un minimo uso di mezzi narrativi per ottenere un massimo rendimento. Questo libro di modeste proporzioni, in senso fisico, vale molto di più dei tanti romanzetti, pretenziosi e dilettanteschi, oggi così di moda, che pretendono di raccontare la crisi dei rapporti familiari. Senza moralismi, con un racconto impietoso e scarno, invita il lettore a riflettere.