Adolfo Bioy Casares “L’invenzione di Morel” Ed. Bompiani
Per qualcuno, legittimamente, questo è un libro di fantascienza, infatti che tratti di un’invenzione straordinaria (e avveniristica) è annunciato dal titolo. E qui si incontra un’altra difficoltà, se la descrivo rischio di fare anticipazioni che guasterebbero il piacere della lettura a chi non conosce il testo. Cercherò tuttavia di dire qualche parola sulla trama senza svelare troppo. Un uomo disperato, per sfuggire ad una condanna, approda su una strana isola deserta e selvaggia, sulla quale però si ergono eleganti e lussuose costruzioni, in abbandono, ma anche locali di servizio che ospitano macchine sofisticate: alcune forniscono l’energia elettrica sfruttando la forza della marea; di altre l’uomo non comprende subito la funzione, e che naturalmente ha a che fare con la misteriosa e inquietante invenzione.
Poco dopo sull’isola cominciano ad apparire dei turisti, dallo strano comportamento, il fuggiasco cerca di nascondersi, ma essi paiono non vederlo. E qui mi fermo, per non rivelare il mistero.
Ciò che posso dire è che le implicazioni di questa invenzione stimolano riflessioni sulla caducità umana e sulla nostra permanenza nella memoria o in qualche altra forma. Un racconto che incuriosisce per il suo mistero, ma fa anche pensare.